COMMISSIONE OCCUPAZIONE E AFFARI SOCIALI (2019-2024)

Nei cinque anni di mandato al Parlamento europeo, mi sono sempre battuta per la giustizia sociale e per costruire l’Europa delle opportunità, dei diritti, delle tutele e del benessere per tutti e per tutte. Il mio lavoro, in qualità di componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo, ha dato i suoi frutti, con numerosi provvedimenti legislativi decisivi approvati. 

Questa è la mia base solida per rilanciare un’azione politica a livello europeo ancora più forte e più incisiva che non può prescindere dal dialogo strutturato con i territori, le organizzazioni della società civile, le imprese e i cittadini e le cittadine. 

SALARI MINIMI ADEGUATI

La Direttiva salari minimi adeguati è una delle mie storiche battaglie al Parlamento europeo. Approvata a giugno 2022, i 27 Stati membri dell’Unione europea devono recepirla negli ordinamenti nazionali entro novembre 2024.

Nell’Unione europea 22 i paesi attualmente hanno adottato da tempo il salario minimo. Mancano all’appello solo pochi Stati membri, tra cui l’Italia. Negli ultimi 30 anni, il livello dei salari reali nel nostro Paese è diminuito del 2,9 per cento, mentre nel resto dell’Unione europea cresceva a ritmi molto sostenuti, anche oltre il 30 per cento. 

Nel 2023 l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) ha certificato oltre 3,5 milioni di lavoratori e lavoratrici esposti al rischio povertà a causa di salari inadeguati a vivere dignitosamente. La mia battaglia sul salario minimo europeo è nata per arginare la povertà lavorativa in Italia e in Europa e sancire il diritto al salario equo e giusto. La direttiva europea salari minimi adeguati è fondamentale, non solo, per stabilire una soglia al di sotto della quale non il lavoro non è dignitoso ma è sfruttamento, ma anche, per rafforzare la contrattazione collettiva nazionale e il ruolo delle parti sociali. 

Se, oggi, in Italia e in Europa parliamo di salari dignitosi, equi e giusti è grazie all’approvazione di questa storica Direttiva. Il salario minimo è una misura di giustizia sociale che consente di redistribuire in maniera equa la ricchezza prodotta e contrastare il dumping salariale e sociale nel mercato interno, la concorrenza sleale e le delocalizzazioni di tipo predatorio basate esclusivamente sul taglio del costo del lavoro.  

OCCUPAZIONE GIOVANILE

La mia battaglia sui salari minimi ha riguardato anche i giovani. Dare voce ai loro bisogni è sempre stata una delle mie priorità al Parlamento europeo. Ho lavorato a lungo alla richieste di una Direttiva sui tirocini di qualità, affinché i meccanismi che regolano l’ingresso dei ragazzi e delle ragazze nel mercato del lavoro siano armonizzati nei 27 Stati membri.

L’obiettivo è garantire salari minimi ai tirocinanti in tutti i paesi europei, vietare i tirocini gratuiti o pagati con rimborsi spese insufficienti a coprire i costi che i giovani non possono sostenere da soli, garantire una formazione professionale reale ed adeguata alle esigenze del mercato del lavoro. 

Stando ai dati più aggiornati al 2021, solo in Italia il numero dei tirocinanti si aggira attorno alle 400mila; anche se probabilmente è sottostimato. Nel nostro Paese, i tirocini gratuiti sono una delle principali forma di iniquità e di ingiustizia sociale. Pensate che i costi medi per chi è in stage gratuito – minimo sei mesi – si aggirano sui 6.500 euro. Naturalmente sono le famiglie a dover sostenere economicamente i figli o le figlie in stage o in tirocinio ma non tutte sono in grado di farlo. 

DIRITTI SOCIALI E CONCORRENZA LEALE

Per un mercato interno più equo e più giusto, le imprese – dalle multinazionali alle PMI – devono contribuire alle azioni di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico e al rispetto dei diritti umani. 

In qualità di componente della Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo, in questi cinque anni ho contribuito a migliorare la Direttiva sulla responsabilità sociale d’impresa o anche nota come Direttiva Due Diligence.

Il provvedimento legislativo stabilisce che le imprese europee o extra europee di grandi e di medie dimensioni che operano dentro e fuori al mercato interno devono rispettare gli standard ambientali e sociali imposti dall’Unione europea: dal divieto del lavoro minorile alla riduzione delle emissioni climalteranti. 

Non basta solo definire la responsabilità sociale delle imprese per garantire la giustizia sociale nel mercato interno, occorre applicare il principio della condizionalità sociale per combattere il caporalato, il lavoro nero e lo sfruttamento in tutti i settori produttivi. Un’azienda non può accedere ai fondi europei nel caso in cui non rispetti i diritti fondamentali del lavoro, le norme della salute e della sicurezza e infine i contratti collettivi nazionali. 

Tale principio è uno degli strumenti per i quali mi sono molto battuta al Parlamento europeo. Dapprima per il settore agricolo, in occasione della discussione sulla nuova Politica Agricola Comune 2023 – 2027, successivamente, nell’ambito della riforma della Direttiva sugli appalti pubblici al fine di mettere un freno ai subappalti a cascata in cui si annidano il lavoro sommerso, irregolare e il caporalato.

PARITA’ DI GENERE

Una delle priorità del mio mandato parlamentare è stata il consolidamento del principio “uguale salario per uguale lavoro” che ha trovato sua piena declinazione nella Direttiva sulla trasparenza salariale. Grazie a questa legge europea è stato stabilito il divieto del “segreto salariale” e la trasparenza degli annunci di lavoro: le informazioni come la tipologia contrattuale, l’orario di lavoro e la retribuzione devono essere note fin dal primo momento a tutti i candidati e candidate

DIGITALIZZAZIONE

Alla luce del rapporto sempre più stringente tra digitalizzazione, intelligenza artificiale e mercato del lavoro, ho sostenuto la necessità di governare questa rivoluzione con lo scopo di tutelare i lavoratori e le lavoratrici dallo sviluppo incontrollato delle nuove tecnologie e dal loro uso pervasivo e senza regole. La battaglia per l’affermazione di nuovi diritti digitali è alla base di un approccio che mette al centro la Persona. 

Il diritto alla disconnessione deve essere la pietra angolare di questo nuovo modello. Con la pandemia, il numero di smart worker in Italia è passato da 2 milioni a 7,2 milioni. In Europa la percentuale è passata dal 5 per cento del periodo pre pandemia all’attuale 12,3 per cento.

Sono riuscita a ottenere il sì della Commissione europea alla Direttiva sul diritto alla disconnessione affinché si possano prevenire ricadute gravi sulla salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici digitali, quali il burn out, i disturbi d’ansia, la depressione e altre patologie.

Ho quindi promosso anche la necessità di introdurre una Direttiva che tuteli la salute mentale dei lavoratori e delle lavoratrici affinché i disturbi della psiche correlati al lavoro siano riconosciuti come malattie professionali. 

Ho contribuito a migliorare il testo della Direttiva sui lavoratori delle piattaforme per garantire finalmente una giusta ed adeguata protezione sociale a circa 35 milioni di lavoratori e lavoratrici europee attraverso una chiara definizione dello status occupazionale (quando è lavoro dipendente e quando lavoro autonomo) e norme chiare e stringenti sull’utilizzo e la gestione degli algoritmi.

Sono stata relatrice di una risoluzione vincolante del Parlamento con la quale è stata chiesta alla Commissione europea di presentare una Direttiva sulle condizioni di lavoro e professionali per tutelare le lavoratrici e i lavoratori culturali, gli artisti e i creativi, ponendo le basi per la prima legge europea su uno specifico settore, salvaguardando i diritti dall’uso distorto ed incontrollato dell’intelligenza artificiale, capace ormai di creare forme di arte a seguito di un’appropriazione indebita di testi, immagini e suoni.

DISABILITA’

Il Pacchetto europeo sull’occupazione delle persone con disabilità ha rappresentato una delle mie priorità in questa legislatura. Ho contribuito a dare corpo alla Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, garantendo pari accesso e opportunità nel mercato del lavoro, soprattutto, per una piena autonomia economica nel lungo periodo. Questo pacchetto è stato poi accompagnato e sostenuto da altre iniziative più concrete, come la Direttiva sulla tessera europea della disabilità, per garantire il rispetto dei bisogni individuali dei disabili e il pieno riconoscimento ed esigibilità a livello europeo dei loro diritti.

SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

La Strategia europea “Zero morti sul lavoro” si pone obiettivi ambiziosi e vincolanti per gli Stati. La Direttiva amianto, ad esempio, fissa obblighi rigidi e misure specifiche per tutelare le categorie di lavoratori maggiormente esposte.

Il mio impegno su questo fronte deriva dall’ascolto delle istanze dei Vigili del Fuoco, categoria professionale particolarmente esposta alle sostanze cancerogene. I Vigili del Fuoco hanno il 300% delle probabilità di ammalarsi di cancro rispetto al resto della popolazione, a causa delle attività che svolgono, anche e soprattutto, per via dell’esposizione alle fibre di amianto ad esempio durante un terremoto, un crollo o un incendio.

In questa legislatura ho chiesto una Direttiva sulla condizione professionale dei Vigili del Fuoco, affinché possano godere del riconoscimento automatico della malattia professionale in caso di gravi patologie legate all’esposizione di agenti patogeni nell’esercizio della attività professionale.

Nel 2022 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto come “cancerogena” l’attività professionale svolta dai Vigili del Fuoco. Da allora però, nonostante numerosi studi scientifici, il legislatore europeo non è intervenuto per colmare un insostenibile vuoto legislativo.  

La stabilità politica ed economica dell’UE sono strettamente legate alla tenuta sociale e alla capacità di creare una rete di protezione in grado di accompagnare famiglie, lavoratori, lavoratrici e imprese nelle transizioni verde e digitale.

L’EUROPA SOCIALE

Per questo ho dato il mio sostegno a tutti quegli strumenti che possono essere di supporto alla tutela e valorizzazione delle realtà produttive che rendono unico il modello produttivo del nostro Paese: medie, piccole e micro-imprese, cooperative e terzo settore.

  • SURE è stato lo strumento finanziario con cui l’Unione europea ha sostenuto e protetto 31,5 milioni di lavoratori e 2,5 milioni di imprese. L’Italia, prima beneficiaria del provvedimento con 27,4 miliardi, ha finanziato la cassa integrazione dei lavoratori ed i ristori alle micro-imprese. Il mio impegno è quello di favorirne la trasformazione in strumento permanente per tutelare lavoratori e imprese in qualsiasi contesto emergenziale che possa realizzarsi in futuro.
  • Fondo europeo per la Globalizzazione (FEG). Mi sono impegnata affinché venisse esteso per l’intero periodo 2021-2026, per una maggiore dotazione finanziaria (+200 milioni EUR) e per l’abbassamento della soglia di accesso al fondo, passato da 500 a 200 dipendenti, per andare incontro al modello imprenditoriale italiano.
  • Fondo sociale per il clima. Grazie ai miei emendamenti ho difeso il modello imprenditoriale italiano, consentendo l’accesso al fondo alle imprese con massimo 10 dipendenti, rispetto alle richieste di Francia e Germania che proponevano la soglia di 50 dipendenti.
  • Piano d’Azione per l’Economia Sociale. Ha permesso di equiparare le cooperative alle altre imprese semplificando l’accesso ai fondi comunitari.
  • Direttiva sulle associazioni transfrontaliere europee. Per facilitare le relazioni tra le associazioni nazionali.