Salario minimo, dal governo Meloni zero assoluto su lavoro povero

salario minimo

Il 30 novembre scorso la Camera dei Deputati ha approvato con 163 sì la mozione contro l’introduzione del salario minimo in Italia. La mozione è stata presentata e votata dalla maggioranza di centro-destra, e supportata con l’astensione di Azione e Italia Viva. Con questa mozione, è stato definito l’indirizzo del Parlamento sulla questione del salario minimo, anche se l’atto non ha una natura vincolante, è chiara la posizione del governo Meloni che non crede sia necessario né alzare i salari da fame percepiti da milioni di lavoratori e lavoratrici italiani né di adeguare quelli al di sotto della media europea e stagnanti da oltre 30 anni.

Credo che questa mozione sia una mancanza di responsabilità e di coraggio e che metta nero su bianco la reale volontà del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del suo governo di non attuare la direttiva europea ‘salari minimi adeguati’, in vigore, e che il nostro Paese ha l’obbligo di recepire entro due anni. La maggioranza di centro-destra volta così le spalle al lavoro dignitoso, alzando un muro contro una misura sociale urgente e necessaria per l’Italia anche per tutelare le imprese contro la concorrenza sleale alimentata dal taglio del costo del lavoro.

Salario minimo, il no del governo allontana l’Italia dall’Ue. Rischio infrazione

Sono convinta che questa scelta sia sbagliata, anche perché ci allontana dall’Unione europea e dagli obblighi che il nostro Paese è tenuto a rispettare, e derivanti dalla direttiva ‘salari minimi adeguati’ su cui ho lavorato con convinzione al Parlamento europeo. Come stabilito dai Trattati, infatti, le direttive europee sono vincolanti per gli Stati membri che devono recepirle entro il tempo limite di due anni per non incorrere nel procedimento d’infrazione. Ho spiegato già tante volte in passato che non è vero che l’Italia non ha nessun obbligo rispetto alla direttiva in questione. Tanto è vero che proprio la destra ha utilizzato la tesi del carattere non vincolante della legge europea per diffondere tutta una serie di fake news contro il salario minimo, tacciato di essere una misura inutile, persino dannosa o uno specchietto per le allodole.

Tante, troppe, fake news

Ma questa non è la sola fake news. Nel corso di questi mesi molti esponenti dell’attuale maggioranza di Governo si sono spesi in una fortissima propaganda contro il salario minimo. La peggiore è quella secondo cui l’Italia non avrebbe bisogno del salario minimo, perché esiste già! Non solo: che la contrattazione collettiva copre già la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro e che il salario minimo abbasserà i salari più elevati. Tutto falso. Tutte queste affermazioni dimostrano una cosa soltanto: la totale mancanza di conoscenza del reale contenuto del testo della direttiva.

Salario minimo, sale il rischio di povertà lavorativa

La mozione della maggioranza di centro-destra quindi mi amareggia ma non mi sorprende. Non mi aspettavo infatti una posizione diversa o quantomeno ragionevole sul salario minimo. Sono convinta che questo indirizzo sia una cattiva notizia per il Paese, che non tiene conto del fatto che l’assenza di minimi salariali dignitosi alimenta la povertà lavorativa.

Povertà lavorativa che costituisce un problema crescente in tutta l’Unione europea, dopo la pandemia, la guerra russo-ucraina e le crisi che ha provocato. Dal 2021 a oggi, quasi un decimo dei lavoratori europei è a rischio povertà. La Romania riporta il dato più alto con il 15,2%. Seguono il Lussemburgo (13,5%), la Spagna (12,7%) e l’Italia che con l’11,7% è al quarto posto in Europa per numero di lavoratori poveri.

Tra le categorie più esposte ci sono i giovani, in particolare quelli che appartengono alla fascia d’età 18-24 anni. Si tratta di tutti quei ragazzi e ragazze che si affacciano al mondo del lavoro e si ritrovano a fare i conti con stage e tirocini pagati pochissimo o non pagati affatto.

Per proteggere soprattutto i più giovani, la questione del salario minimo s’intreccia con lo stop agli stage e ai tirocini gratuiti o pagati con rimborsi spese ridicoli. Un altro fenomeno questo con cui l’Italia dovrà fare i conti prima o poi, dopo l’approvazione del divieto da parte dell’Unione europea. Aggiungo anche che lavorando alla direttiva ‘salari minimi adeguati’, sono stata io a chiedere e a ottenere che il testo finale prevedesse il salario minimo anche per stagisti e tirocinanti.

Salario minimo, misure palliative non restituiranno dignità al lavoro

Con questa mozione, si chiude qualsiasi possibilità di riaprire il tavolo con i sindacati, il governo e le associazioni datoriali per affrontare finalmente il tema del lavoro povero. Tavolo voluto dall’Esecutivo Draghi. Sono convinta quindi che la maggioranza di centro-destra non voglia affrontare in modo strutturale, come invece dovrebbe fare, il problema dei salari bassi e stagnanti se non attraverso misure palliativo, quali il taglio del cuneo fiscale o la decontribuzione per l’assunzione dei giovani under 36, misure utili ma che di certo non bastano a risolvere l’emergenza del lavoro povero in Italia.

Secondo un recente studio dell’Ilo, l’organizzazione internazionale del lavoro, quasi tutti i Paesi europei hanno visto calare i salari reali nell’anno in corso: in Italia, però, il calo è stato peggiore pari al 5,9% rispetto al 2021, mentre in Spagna del 3,5%, in Germania e Francia dell’1,7% Sempre l’Ilo racconta l’andamento dei salari reali nei Paesi del G7 negli ultimi 15 anni: se tedeschi e francesi, a parità di potere d’acquisto, hanno oggi buste paga più alte del 2008, quelle degli italiani sono più basse del 12%.

Rdc e salario minimo sono fondamentali

Già con la manovra economica, s’intuisce che la ricetta del governo Meloni per rilanciare il lavoro è tutt’altro che convincente. Anzi, ritengo che sui salari la maggioranza di centro-destra abbia fatto una precisa scelta politica che va nella direzione opposta all’urgenza di rispondere a 30 anni di ritardi, errori e rinvii sul lavoro. Meloni crede forse di potersi sottrarre dalla necessità di alzare i salari e di adeguare le buste paga di centinaia di migliaia di lavoratori iper-qualificati: bene, si sbaglia di grosso.

Non solo perché c’è oggi una direttiva europea sul salario minimo ma anche perché continuare a fare finta di nulla renderà ancora meno attrattivo il nostro Paese, nonostante il Piano nazionale di ripresa e resilienza da mettere a terra. I bassi salari infatti spingono centinaia di migliaia di giovani italiani a emigrare all’estero mentre si moltiplicano i casi di di rifiuto di offerte di lavoro, comprese quelle in bianco, dietro cui si nascondono retribuzioni indecenti al limite della sopravvivenza in diversi settori economici del nostro Paese.

La povertà non è in cima alle priorità di questo governo, sbagliato!

E qui una riflessione sul reddito di cittadinanza, che il governo Meloni intende depotenziare e poi abrogare nel 2024 è d’obbligo. Credo che sia folle e sbagliato tagliare il sussidio che se è vero che si è rivelato fallimentare sul lato delle politiche attive per il lavoro è indubbio che è servito ad arginare la povertà relativa e assoluta aiutando milioni di famiglie durante la pandemia e nel post Covid.

Anche sul reddito di cittadinanza, la maggioranza di centro-destra è stata intransigente ma non vedo come possa il governo scongiurare una crisi sociale abrogandolo e andando ancora una volta contro l’Unione europea che ha raccomandato oggi più che mai con la crisi inflazionistica di potenziare e migliorare il reddito di cittadinanza e non di sfasciarlo e toglierlo di mezzo. Insomma, mi pare che il governo Meloni non crede che la povertà e la povertà lavorativa siano una priorità.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.