Destra al governo, Italia alla prova: rapporti con l’UE, crisi e guerra

Destra

La destra vince le elezioni politiche in Italia in un contesto molto delicato. Domina la scena la crisi energetica, mentre l’inflazione a settembre si conferma la più elevata dal lontano 1983.

Destra al governo

Le sfide che attendono il nuovo governo italiano, che nascerà dalla maggioranza di centro destra guidata dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, da Berlusconi e da Salvini, sono davvero tante. Il nuovo governo dovrà dimostrarsi capace di mantenere fede alle promesse fatte agli italiani. Consci però che l’Italia e l’Unione europea rischiano di scivolare nella terza recessione economica nell’arco di poco più di un decennio. Il programma elettorale del centro destra è stato sin dal principio un programma ricco di promesse fiscali ed economiche di difficile realizzazione perché pesanti per un bilancio pubblico in deficit da molti anni.

Tra i nodi da affrontare c’è sicuramente l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma anche la capacità di gestire al meglio tutte le risorse pubbliche per continuare a sostenere imprese e famiglie, oggi più che mai in affanno. Infine, l’urgenza di chiarire la posizione del Paese a livello comunitario e a livello internazionale, dopo gli atteggiamenti piuttosto ambigui adottati dal leader della Lega sulle sanzioni contro la Russia o l’uscita mediatica di Berlusconi sulla guerra russo-ucraina.

…temi nazionali e rapporti con l’UE

Credo anche che la destra guidata da Meloni abbia sempre cavalcato le divisioni interne all’Unione europea ammiccando al gruppo di Visegrad, stringendo saldi rapporti con le altre destre europee e portando avanti una distorta narrazione della necessità di far prevalere su tutto e tutti l’interesse nazionale a quello europeo. Persino proponendo una riforma costituzionale che non si limiterebbe al solo presidenzialismo ma alla revisione dell’articolo 11 della Costituzione.

La Carta oggi riconosce il diritto dei trattati europei quale fonte del nostro ordinamento, sovraordinata alle altre fonti. Su questo punto, l’orizzonte al quale punta la destra sembra essere quello di un profondo cambiamento dell’Unione europea. Un cambiamento distante da quello che abbiamo visto durante la pandemia Covid 19 o nella condanna unanime e rapida contro l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina.

Con la destra al governo, la nostra democrazia è a rischio?

Insomma, le questioni da affrontare per il nuovo governo non mancano. A cominciare da quale tipo di politica economica intende adottare entro la fine del 2022 con l’approvazione della legge di Bilancio. L’appello al senso di responsabilità e all’unità da parte di Giorgia Meloni farebbero ben sperare. Come deputata al Parlamento europeo rappresento gli italiani in Europa, e sono convinta che nessuno possa dubitare della solidità delle nostre istituzioni. Cosa intendo?

Intendo dire che la nostra Costituzione è solida e forte. La nostra Repubblica Parlamentare è dotata di organi di garanzia. Il Presidente della Repubblica ha garantito l’equilibrio politico-istituzionale necessario a traghettare il Paese, nonostante una legislatura tormentata. Sergio Mattarella, infatti, non ha mai mancato di compiere scelte nell’interesse dell’Italia. Confermandone la collocazione europeista e atlantista.

Ovviamente è molto importante che l’Italia non ripeta gli stessi errori del passato. Ritengo però inopportuna e controproducente la dichiarazione della presidente della Commissione europea, von der Leyen, o quella del primo ministro francese Elisabeth Borne sul nostro Paese alla vigilia del voto in caso di vittoria della destra. La destra ha vinto queste elezioni, ed è necessario prenderne atto. Rispettando la scelta degli elettori.

Saranno le decisioni e le azioni politiche a dimostrare se il nuovo governo sarà all’altezza non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale, sui temi del lavoro e della difesa dell’ambiente. Infine, sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, consolidati e perciò inviolabili. C’è sicuramente un dato politico preoccupante e riguarda l’alto astensionismo. Uno degli elementi a mio avviso più importanti su cui riflettere. Una riflessione che sono convinta debba essere trasversale da destra a sinistra. Il 25 settembre è andato a votare poco più della metà degli aventi diritto, segno che c’è una sfiducia diffusa e sempre più forte in Italia che la politica deve combattere.

Personalmente continuerò a lavorare per l’Italia e per l’Europa al Parlamento Ue, con l’obiettivo di vincere vecchie e nuove battaglie. Quelle da sempre a me più care. Continuerò a lavorare per un’Unione europea più sociale, sempre più capace di dare risposte efficaci e necessarie ai cittadini europei, con una visione del presente e del futuro in cui prevalgano i principi dell’inclusione, dell’equità e del benessere per tutti.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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