Patto di Stabilità, va riformato per chiudere fase buia della nostra storia

Patto di Stabilità

Ieri sono intervenuta su un altro testo Occupazione e Affari Sociali nell’area euro 2021 in discussione alla Plenaria del Parlamento europeo. Nel mio discorso ho ribadito, ancora una volta, l’urgenza di procedere a una revisione del Patto di Stabilità in tempi utili per evitare conseguenze negative per l’Italia e l’Unione europea.

Due anni fa il Movimento 5 Stelle con il suo voto favorevole alla Presidenza von der Leyen salvò l’Unione da un possibile vuoto istituzionale e questa fiducia poggiava su due impegni politici: una nuova strategia verso il 2050 fondata su transizione verde e giustizia sociale e una revisione della governance per porre fine alla cieca austerità che aveva frustrato ogni tentativo di sviluppo e benessere.

Con la relazione Galvez Muñoz, la nostra visione diventa patrimonio dell’intero Parlamento Europeo. Perché nessun obiettivo ambizioso può essere raggiunto senza una modifica del Patto di Stabilità e crescita e del Semestre europeo, che metta in condizione di pari dignità gli indicatori sociali e ambientali rispetto a quelli economici.

Tengo particolarmente a due nostre proposte, che sono state accolte:

  • la partecipazione dei Ministri del Lavoro nel semestre Europeo – al pari di quelli dell’Economia;
  • la valutazione d’impatto delle nostre scelte politiche sui lavoratori, sui soggetti fragili e sulle piccole e micro imprese.

Ma questo non basta. Il cambio di paradigma dovrà avvenire prima della disattivazione della clausola di salvaguardia. Questo per evitare nuovi squilibri economici e sociali. Solo a quel punto, potremo dire di aver chiuso definitivamente una fase buia della nostra storia e di aver avviato davvero il rilancio dell’integrazione europea.