Trascrizione anagrafe, diritti e benessere dei minori prima di tutto

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Contraria alla battaglia ideologica delle destre sulla trascrizione all’anagrafe dei bambini e bambine, figli delle coppie omogenitoriali, ricordo al governo che i minori vanno sempre tutelati. Lo stop della Commissione Politiche Europee del Senato al certificato europeo di filiazione ha generato un dibattito, a mio avviso, surreale.

La decisione del governo Meloni mette in difficoltà i sindaci ma soprattutto avvicina l’Italia all’Ungheria e alla Polonia dove i diritti LGTB + non vengono assicurati e le discriminazioni nei confronti delle coppie dello stesso sesso sono oramai palesi e sistematiche. Anche se va detto che anche le coppie eterosessuali possono concepire all’estero tramite gestazione per altri.

Sono convinta che impedire l’iscrizione automatica all’anagrafe di centinaia di minori – sto parlando di stime – rappresenti una violazione grave del diritto di non discriminazione sancito dall’Unione europea, della Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo e del principio di uguaglianza riconosciuto dalla nostra Costituzione.

Le bambine e i bambini delle coppie omogenitoriali non sono di serie ‘B’. Punto. Questa è la nostra priorità. Ringrazio i sindaci che si sono opposti al governo. Che stanno spiegando nel merito le conseguenze negative di questo divieto. Infine, le difficoltà insite nell’assenza di una legge ad hoc a tutela dei figli delle coppie omogenitoriali e non.

Inoltre, ritengo inaccettabili le dichiarazioni del ministro Roccella e del senatore Rampelli che sviliscono e avvelenano il dibattito.

SI ALLA TRASCRIZIONE ANAGRAFE PER GARANTIRE I DIRITTI CIVILI E SOCIALI DEI BAMBINI

Il via alla lunga serie di frasi volgari e offensive, che calpestano i diritti e l’interesse superiore della tutela dei minori è iniziata quando la Commissione del Senato ha votato una mozione in cui si è espressa negativamente sulla proposta di regolamento europeo che punta a uniformare le procedure di riconoscimento dei figli in tutti gli Stati dell’Unione.

Il voto espresso dalla Commissione del Senato non ha in realtà valore legislativo ma ha una grande importanza politica. Ha permesso infatti alla maggioranza che sostiene il governo di prendere posizione su uno dei temi più discussi e problematici tra quelli che riguardano i diritti civili e all’origine di varie discriminazioni.

In più occasioni in queste settimane mi sono chiesta come si possa sfruttare una questione tanto delicata e complessa come la maternità surrogata o la fecondazione assistita per intavolare un dibattito puramente ideologico.

Secondo le destre, l’approvazione della proposta europea si traduce in un riconoscimento implicito della legittimità delle forme di procreazione assistita, quali la GPA e la maternità surrogata vietate per le legge. Si è parlato di “spaccio”, di “compravendita” di bambini e dell’esistenza di un solo possibile modello familiare che prevede la presenza di una mamma e un papà. Tutto il resto viene schiacciato ai margini, privato di ogni diritto, reso sostanzialmente invisibile per lo Stato. Proprio quello Stato che invece dovrebbe essere garante dei diritti civili e sociali di tutti.

COSA PREVEDE LA PROPOSTA EUROPEA

La proposta di regolamento europeo rientra nel “pacchetto uguaglianza” promosso dalla Commissione. Il testo darebbe la possibilità a coloro che hanno avuto figli in qualsiasi Stato europeo diverso dal proprio di essere automaticamente riconosciuti come genitori nel comune di residenza, attraverso un “certificato europeo di filiazione”.

In Italia sarebbe una misura fondamentale per centinaia di famiglie omogenitoriali, cioè formate da coppie di donne o di uomini, ma anche per coppie eterosessuali che abbiano avuto figli ricorrendo alla gestazione per altri, ossia la tecnica di procreazione assistita con cui la gestazione viene portata avanti da una persona esterna alla coppia.

Nel nostro Paese infatti la procreazione assistita è vietata sia per le coppie gay sia per quelle etero. Chi vuole avere figli in questo modo deve quindi concepirli all’estero, dopodiché il genitore non biologico deve chiedere il riconoscimento del proprio legame di parentela in Italia.

DAL GOVERNO STOP ALLE TRASCRIZIONI ANAGRAFE

Ma non essendoci una legge sulla trascrizione nei registri di stato civile, il riconoscimento era fino a poco tempo fa a discrezione delle amministrazioni locali. Ho detto “era” non a caso. In definitiva, oggi, le coppie interessate sono obbligate a recarsi in Tribunale per ottenere l’adozione.

Negli stessi giorni in cui si votava la proposta di regolamento europeo, infatti, il governo ha adottato un’ulteriore misura molto restrittiva sulle famiglie “non tradizionali”. Il ministero dell’Interno ha inviato una circolare a tutte le prefetture obbligando i sindaci a non trascrivere i certificati di nascita esteri, in virtù di una sentenza della Cassazione che ne esclude la automatica trascrivibilità. Ma proprio su questo tema la Corte Costituzionale ha chiesto da tempo al Legislatore di intervenire con una legge.

Intanto, però, impedire ai comuni di trascrivere all’anagrafe i figli delle coppie gay o concepiti comunque all’estero alimenta le discriminazioni. In questo modo, infatti, ai bambini e alle bambine viene negato l’accesso a tutta una serie di diritti sociali, tra cui gli asili nido e il Servizio Sanitario Nazionale. Una violazione inaccettabile che impedisce di tutelare il benessere superiore del minore.

TRASCRIZIONE ANAGRAFE, L’ITALIA NON SEGUA MODELLI SBAGLIATI

Molti sindaci italiani si stanno già opponendo alla circolare che impedisce la trascrizione all’anagrafe. Milano, Roma, Padova, Verona hanno dichiarato apertamente che continueranno con i riconoscimenti. E la lista si allunga giorno dopo giorno.

Proprio perché sono a rischio i diritti di circa 100mila bambini! Utilizzare il certificato europeo di filiazione è importante per evitare discriminazioni ingiustificate. Il Parlamento europeo ha condannato l’Italia dando un pesante segnale politico che ci avvicina al modello di società propagandato da Viktor Orbàn.