Ungheria, no alla presidenza di turno di Viktor Orbàn!

Ungheria

La Plenaria di Bruxelles, che si è svolta dal 31 maggio al primo giugno, è stata politicamente ricca. Abbiamo votato anche una risoluzione per evitare che l’Ungheria assuma la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea il primo luglio 2024, dopo le prossime elezioni che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024.

La risoluzione non chiede in modo esplicito che Budapest venga estromessa dalla presidenza di turno dell’UE. Ma esprime dubbi, preoccupazioni e perplessità sull’opportunità politica di affidare un ruolo così importante all’Ungheria; sottoposta a procedura d’infrazione per violazione dello Stato di diritto.

Paese europeo che al momento non potrà ricevere le risorse del Next Generation Eu e il cui primo ministro, Viktor Orbàn, non ha mai fatto mistero di non condividere pienamente i valori europei. E infine nonostante l’aggressione dell’Ucraina, di essere un alleato del presidente russo Vladimir Putin.

Insomma, può l’Unione europea essere credibile agli occhi della comunità internazionale guidata da Orbàn? Io non credo. Per questo ho votato la risoluzione, convinta che l’Ungheria non sia pronta a ricoprire la presidenza di turno dell’Unione europea.

Come forse saprete, la presidenza dell’Unione europea viene assegnata a turno a tutti gli Stati membri per fare in modo che ciascuno sia convolto, più o meno una volta ogni 15 anni, nella gestione diretta del governo delle istituzioni europee. In pratica, il Paese europeo che detiene la presidenza dirige i lavori preliminari delle riunioni dei cd triloghi e del Consiglio dettando l’agenda politica dell’Unione europea.

ORBAN E LA DEMOCRAZIA ILLIBERALE

Ma estromettere l’Ungheria dalla presidenza di turno dell’Unione europea è tutt’altro che facile, anche a causa del voto all’unanimità. Comunque, la risoluzione del Parlamento europeo manda un segnale politico chiaro e netto all’Ungheria che da mesi promette riforme, mai attuate, e sul conflitto russo-ucraino ha sempre fatto il doppio gioco, con un piede nell’Unione europea e un piede nella Federazione russa.

TUTTE LE AMBIGUITA’ DELL’UNGHERIA

L’Ungheria infatti si è puntualmente opposta alle sanzioni europee contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. Sanzioni che ha definito una “bomba pronta a esplodere sull’economia del paese”. Recentemente abbiamo assistito a un atteggiamento analogo, con la decisione a sorpresa e unilaterale di bloccare l’importazione del grano ucraino perché – il presunto movente politico – l’Unione europea vuole danneggiare agricoltori e allevatori ungheresi.

Le cose non stanno così. Primo: la Commissione europea aveva già stanziato circa 100 milioni di euro per compensare gli agricoltori e gli allevatori dei paesi dell’Est, Ungheria compresa, data la sospensione dei dazi all’importazione sui prodotti agricoli ucraini. La libera circolazione del grano, dei cereali e dei semi oleosi prodotti in Ucraina ha permesso di mantenere i prezzi di queste materie prime alimentari bassi, nonostante il conflitto. E di aiutare gli agricoltori e gli allevatori ucraini a fare fronte alla guerra.

All’indomani dello stop unilaterale alle importazioni di grano ucraino e di altri prodotti alimentari da parte della Polonia e dell’Ungheria, seguite poi da tutti i Paesi del blocco di Visegrad, la Commissione europea ha deciso di stanziare ed erogare altri 56 milioni di euro di ristori e di prorogare il blocco per motivi legati al transito fino al 15 settembre prossimo solo per i paesi del blocco.  Le accuse di Orbàn sono sempre strumentali. E denotano un atteggiamento ambiguo nei confronti dell’Unione europea. 

LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI FONDAMENTALI

In generale, quindi, c’è da dire che l’Ungheria di Orban, alleata delle destre italiane in Europa, ha assunto i connotati di un’autocrazia elettorale nella quale sta venendo progressivamente meno il rispetto dei valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea. Orbàn infatti mette in discussione i diritti e le libertà fondamentali e la separazione dei poteri – giudiziario, legislativo ed esecutivo – alla base dello Stato di diritto e della democrazia liberale. Propagandando non a caso un modello di democrazia illiberale.

Dal 2018, l’Ungheria è sottoposta alla procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea che prevede, in ultima istanza, la sospensione dei diritti/poteri in seno alle istituzioni europee e ha già subito il congelamento di oltre la metà dei fondi europei che le spettano fino al 2027: parliamo di circa 6,3 miliardi di euro.

Lo scorso 15 settembre il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con cui condanna duramente la condotta del Paese magiaro nell’ambito del rispetto dei diritti, soprattutto quelli delle minoranze. Anche in quella occasione ho dato il mio pieno appoggio al testo. Tra i punti principali della relazione vi sono infatti la mancanza del pluralismo, l’approvazione di leggi che violano la libertà di espressione e i diritti fondamentali delle persone LGBTQIA+, ma anche un enorme minaccia per il diritto alla privacy e il rispetto dei dati personali dei cittadini.

MA…LA DESTRA ITALIANA STRIZZA ANCORA L’OCCHIO ALL’UNGHERIA

Ancora una volta trovo quindi insensato il sostegno dato dagli eurodeputati di Fratelli d’Italia e Lega al “sistema Orban” che hanno votato contro la risoluzione del primo giugno scorso (e non solo). In un momento storico così delicato, come quello che stiamo vivendo, continuare ad avere atteggiamenti ambigui verso una “democrazia illiberale”, come lo stesso Orbàn ha definito quella ungherese, è controproducente per l’Europa e l’Italia stessa.

Ma la destra continua a non volerlo capire e si schiera al fianco di chi nei fatti viola persino lo spirito di cooperazione e solidarietà europei tanto invocati da questo governo, ad esempio, sui temi dell’immigrazione e del bilancio.

Dunque, la presidenza di turno dell’Unione europea dovrebbe passare all’Ungheria nel primo semestre 2024, dopo le elezioni per il nuovo Parlamento europeo: un periodo particolarmente importante e delicato. Quando si definiranno le leadership delle altre Istituzioni europee, a cominciare da quella della Commissione.

Tra l’altro, se l’esito del voto dovesse decretare una vittoria delle destre europee, o nel peggiore dei casi un asse tra i Popolari e i conservatori, la presidenza ungherese consoliderebbe ulteriormente determinate posizioni di fatto anti-europeiste e/o euroscettiche che minerebbero del tutto la credibilità dell’Unione europea a livello internazionale.

INTERVENIRE IL PIÙ PRESTO POSSIBILE

Per questo ritengo necessario prendere adesso dei provvedimenti e fare in modo che la presidenza del Consiglio non arrivi nelle mani di un Paese come l’Ungheria, del tutto inadatto ad adempiere in modo credibile a questo ruolo così importante.

Come chiesto dal testo della risoluzione, infatti, il Parlamento europeo si aspetta che siano prese delle misure adeguate. La risoluzione infatti prevede che «il Parlamento potrebbe adottare opportune misure» qualora non venisse trovata una soluzione.

Contromisure che potrebbero andare dal blocco dei triloghi per l’approvazione dei processi legislativi durante i sei mesi ungheresi, ad atti puramente simbolici come evitare ogni momento di incontro pubblico con i rappresentanti del governo ungherese. Con la conseguenza di una lunga e pericolosa empasse politico-istituzionale per l’Unione europea alle prese con sfide epocali: Pnrr, migrazioni, crisi climatica, inflazione, conflitto…Per questo è fondamentale che l’Unione europea resti forte, resiliente e credibile nel rispetto dei suoi valori e dello Stato di diritto. Ma l’Ungheria ha ampiamente dimostrato di non essere all’altezza.