Artisti e creativi, sempre più precari e poveri. Le mie proposte

Artisti e creativi

Arte, cultura e spettacolo sono settori importanti per il nostro Paese. Lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del tradizionale appuntamento con la premiazione del David di Donatello. Arte, cultura e spettacolo sono fondamentali per lo sviluppo e il progresso sociale. Eppure i lavoratori e le lavoratrici – artisti e creativi – non godono di tutele adeguate: sempre più spesso sono poveri e precari. Il nuovo decreto Lavoro, varato da un Consiglio dei ministri sui generis convocato il Primo Maggio, sta facendo discutere. Diversi passaggi del decreto mi lasciano davvero perplessa. 

IL DECRETO LAVORO NON CONVINCE

Al di là della riforma del Reddito di cittadinanza, che come ho già scritto, è in aperto contrasto con le raccomandazione dell’Unione europea sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale, è pericoloso liberalizzare i contratti a tempo determinato e rafforzare i voucher. Ad esempio, proprio nel caso del settore dell’arte, della cultura e dello spettacolo, il decreto Lavoro non aiuta. Nella maggior parte dei casi, i lavoratori sono assunti con contratti interinali o a P.Iva.

Ma tornerò a parlare presto del decreto Lavoro nel prossimo numero. 

Sono state molto gravi invece le parole del vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, che non conoscendo le difficoltà che gli artisti e i creativi affrontano ogni giorno, ha pensato bene di sparare a zero, in modo demagogico, definendo questi lavoratori e lavoratrici dei “musici”. Un atteggiamento semplicemente  ridicolo e irrispettoso.

L’ECONOMIA DEL SETTORE ARTE E CULTURA IN ITALIA

A proposito di vuota e inutile propaganda, il governo Meloni non dice che i lavoratori e le lavoratrici del settore della cultura, dello spettacolo e dell’arte sono almeno 400mila in Italia. Sto parlando, quindi, di un settore con un peso economico e occupazionale rilevante.

I 400mila appena citati sono quelli censiti. Tra P.Iva, contratti interinali, intermittenti e a termine infatti la realtà è che non sappiamo quanti siano gli addetti nei teatri, nei cinema, nella musica, nell’arte, nella cultura e più in generale quante siano le nuove figure professionali, nate con l’avvento delle nuove tecnologie e Internet (i cosiddetti creativi).

Complessivamente però sappiamo che l’industria culturale e creativa italiana dà lavoro a 1,5 milioni di persone che producono ricchezza per 88,6 miliardi di euro, di cui 48,6 miliardi (il 54,9%) generati dai settori culturali e creativi (attività core) e altri 40 miliardi (il 45,1%) dai professionisti culturali e creativi attivi. Un sistema formato da 270.318 imprese e 40.100 realtà del Terzo Settore (11,1% del totale delle organizzazioni attive nel non profit).

SI ALLA DEFINIZIONE EUROPEA DI “ARTISTA”

Altro che “musici” quindi! Il settore si regge su tecnici specializzati, artisti, creativi, micro-imprese, piccole e medie imprese che affrontano tante difficoltà. La pandemia Covid 19 ha cancellato ricavi e fatturati. Secondo gli ultimi dati disponibili, il settore culturale e creativo dell’Unione europea ha subìto perdite pari al 31% nel 2020 rispetto al 2019, una perdita cumulativa di 199 miliardi di euro – con i settori della musica e delle arti dello spettacolo che hanno subito perdite rispettivamente del 75% e del 90% sempre rispetto al 2019.

Nel contesto di ripresa post pandemica, costellata di problemi e rischi, artisti, tecnici specializzati, addetti ai musei, ai teatri e ai cinema stanno tentando di riprendersi, consci della crisi economica che serpeggia in Europa alle prese con la guerra e la inflazione e ulteriori minacce. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ad esempio si teme possa creare una concorrenza senza precedenti, cancellando centinaia di migliaia di posti di lavoro.

PAROLA D’ORDINE: SOSTENERE ARTISTI E CREATIVI

Questo insieme di difficoltà, ha portato il Legislatore europeo a intervenire per definire e migliorare condizioni di protezione sociale e salariale degli artisti e dei creativi. In Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo, abbiamo iniziato la discussione sul provvedimento Quadro dell’Unione europea per conoscere la situazione sociale e professionale degli artisti e dei lavoratori e lavoratrici dei settori culturali e creativi.

In tutti i paesi europei abbiamo constatato la totale mancanza di un sistema chiaro di tutele e garanzie che riconosca diritti fondamentali e valorizzi le produzioni artistiche: dalla scrittura alla opera d’arte.

Tra i punti critici rilevati c’è sicuramente la molteplicità delle definizioni di “artista”. L’assenza di una definizione uniforme sotto un unico status occupazionale, unita all’imprevedibilità dei modelli occupazionali degli artisti, si traduce in un accesso al sistema di sicurezza sociale, soprattutto in una prospettiva transfrontaliera, meno garantito.

Da qui deriva sostanzialmente l’alto tasso di precarietà e di atipicità. Per affrontarlo c’è bisogno di un approccio europeo al “lavoro artistico” e al “lavoro culturale”, partendo dalla definizione della figura di artista comune e olistica che naturalmente ricomprenda tutte le figure professionali. Occorrerà poi favorire una contrattazione collettiva europea.

LO STATUTO EUROPEO DELL’ARTISTA

Una delle prime richieste avanzate dal Legislatore europeo con un’apposita risoluzione ha riguardato l’introduzione di uno Statuto sociale degli artisti per cercare di spingere gli Stati membri ad attivare misure a garanzia della vita professionale degli artisti e dei lavoratori creativi. A cominciare dalla creazione del  “registro professionale europeo” per raccogliere le eterogenee esperienze di questi lavoratori e lavoratrici.

Purtroppo, a giudicare dalla situazione attuale poco o niente è stato fatto. Negli anni passati, infatti, l’Italia, si è mossa con grande ritardo, istituendo alcuni strumenti di sostegno (l’Art Bonus e l’Italian Council) che però risultano di fatto insufficienti. Occorre invece determinare con chiarezza i requisiti comuni del professionista rispetto all’amatoriale e al volontario e definire le condizioni contrattuali, le protezioni previdenziali e assistenziali, il diritto alla sicurezza, le norme fiscali, i diritti d’autore, la formazione e le forme di associazionismo. Queste le mie e le nostre proposte: con l’invito al governo Meloni di prendere sul serio le difficili condizioni di vita e di lavoro in cui versano artisti e creativi invece di ignorarle.