Comunità energetiche, a Gubbio per visitare la turbina più grande d’Italia

comunità energetiche

Le comunità energetiche possono essere un grande modello di contrasto alla povertà energetica, un metodo efficiente per affrontare dal basso crisi come quella causata dal conflitto russo-ucraino, che non ha solo portato alle stelle il prezzo dei beni energetici ma rischia anche di frenare la transizione ecologica alla quale l’Unione europea non deve e non può rinunciare.

Lo scorso 25 marzo ho visitato, insieme al consigliere regionale Thomas De Luca e alla senatrice Emma Pavanelli, la turbina eolica più potente d’Italia. Sorge a pochi chilometri da Gubbio ed è gestita dalla cooperativa “Ènostra”. L’impianto è in grado di produrre energia per circa 1.000 famiglie, un quinto della produzione di energia eolica della Regione Umbria. E impedisce l’immissione in atmosfera di quasi 900 tonnellate di CO2 all’anno.

Quello che ho potuto osservare da vicino è un modello positivo che mostra chiaramente i grandi vantaggi che derivano dalle comunità energetiche e dalle fonti rinnovabili. E penso che, laddove possibile, sia necessario cercare di incentivare queste realtà.

Cosa sono le comunità energetiche

Dal punto di vista giuridico, la definizione delle comunità energetiche è piuttosto recente. Nel 2019, con il Decreto Milleproroghe (162/2019-art.42 bis) è stato recepito quanto previsto dalla direttiva europea sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

In Italia le comunità energetiche attive o in corso di attivazione sono circa 30. Si tratta nella maggior parte dei casi di cooperative di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che uniscono le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti pulite.

Vantaggi economici, ambientali e sociali

I benefici che derivano da questo sistema di energia a Km0 sono molteplici.

  • Risparmio economico. L’energia elettrica prodotta da un impianto di prossimità costa meno, perché si abbattono i costi delle componenti variabili della bolletta: quota energia, oneri di rete e relative imposte. Inoltre vi è un guadagno, grazie agli incentivi sull’energia prodotta e alle agevolazioni fiscali.
  • Riduzione della Co2. Considerando che, in Italia, una famiglia tipo consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, con la rinnovabile si eviterebbero le emissioni di circa 950 chili di anidride carbonica all’anno, corrispondenti all’attività di assorbimento di circa 95 alberi.
  • La povertà energetica. Negli ultimi anni la povertà energetica ha travolto un numero sempre maggiore di persone, che vedono lo stipendio eroso in percentuale sempre maggiore dal crescente costo delle bollette. L’Italia è tra i paesi europei dove le famiglie hanno più difficoltà a pagare le utenze di luce e gas. Il 14,6% non riesce a mantenere la propria casa riscaldata in modo adeguato. La creazione di una comunità energetica è una delle soluzioni per contrastare la povertà energetica. Sensibilizzando i consumatori e consentendo di monitorare e ottimizzare i consumi energetici individuali, permette di ridurre la spesa delle famiglie.

Sovranità energetica e sostegno ai cittadini

L’esempio della comunità energetica di Gubbio mi ha convinto una volta di più della necessità che i territori e l’Europa dialoghino costantemente sulle politiche energetiche, soprattutto oggi che l’autosufficienza energetica è una necessità e un dovere.

Dobbiamo agire in fretta per tagliare il prima possibile le forniture di gas e petrolio russo dalle quale siamo dipendenti. Allo stesso tempo, la transizione energetica ed ecologica deve restare una priorità. Dobbiamo quindi rafforzare la nostra posizione sul fronte delle energie rinnovabili. Abbiamo bisogno di più investimenti e di diversificare il più possibile il mix di approvvigionamento energetico.

Servono poi misure di sostegno per i cittadini. Le doverose sanzioni imposte alla Russia hanno già provocato aumenti record sul costo dell’energia. E pesano enormemente sui bilanci delle famiglie, specie di quelle già messe a dura prova dalla pandemia.

Rivedere il Fondo sociale per il clima

Per questo motivo, al Parlamento europeo non ho perso tempo e ho presentato una interrogazione alla Commissione per rivedere il Fondo sociale per il clima e aumentarne la dotazione finanziaria. Al fine di prevenire la povertà energetica che in Europa riguarda già 34 milioni di persone.

Ridurre gli sprechi e utilizzare l’energia in modo più consapevole è poi un’altra possibile via da seguire per raggiungere una sovranità energetica sostenibile e giusta.

Il Fondo sociale per il clima potrebbe quindi essere utilizzato per azioni concrete che vanno in questa direzione. Penso ad esempio alla possibilità per l’Italia di supportare il Superbonus 110 che ha permesso al nostro Paese di dare impulso al processo di efficientamento energetico degli edifici.

Noi del Movimento 5 Stelle siamo sempre stati convinti che esso possa rappresentare al tempo stesso un importante volano di crescita economica, dando impulso al settore dell’edilizia, e un utile strumento per accelerare sulla strada sulla transizione energetica. Per ridurre le diseguaglianze e per non lasciare indietro nessuno.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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