DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE. BENE VOTO DEL PARLAMENTO UE. ADESSO ASPETTIAMO DIRETTIVA

Diritto alla disconnessione

Il Parlamento europeo riconosce il diritto alla disconnessione a tutti i lavoratori europei. Questo voto rappresenta un primo, fondamentale, passo in avanti verso una tutela reale del lavoro da remoto che, dall’inizio della pandemia, si è trasformato dall’essere una possibilità per pochi a una necessità per molti. I lavoratori a distanza sono passati infatti da un giorno all’altro dal 5% al 30% del totale e ciò è avvenuto in una condizione di completo vuoto legislativo a livello europeo e nazionale.

Siamo orgogliosi dunque del voto del Parlamento europeo che chiede di riconoscere il diritto alla disconnessione attraverso una direttiva europea. Il Movimento 5 Stelle auspica che questa venga prevista e inserita nel Piano di azione sul pilastro europeo dei diritti sociali che verrà presentato nel mese di Marzo dal Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.

Solo accelerando su questo provvedimento potremo scongiurare la diffusione di nuove forme di sfruttamento ed evitare che gli Stati membri procedano in modo sparso e parcellizzato nel riconoscimento di questo diritto. Il lavoro è un fattore comune del mercato interno e quindi necessita di regole europee.

Il Movimento 5 Stelle ha votato con convinzione contro l’emendamento che chiedeva di ritardare l’azione legislativa della Commissione di tre anni, tuttavia abbiamo sostenuto il testo nel voto finale perché è stato rafforzato anche grazie ai nostri emendamenti sul diritto dei lavoratori a ricevere informazioni chiare e adeguate sulle loro mansioni.

Inoltre, grazie al nostro contributo è stata prevista una netta distinzione tra orario di lavoro e tempi di riposo. L’era della digitalizzazione non può affermarsi con la nascita di nuove forme di dumping tra Paesi che violino i nuovi diritti fondamentali dei lavoratori. Siamo orgogliosi di questa Europa che cambia e che si interessa meno di finanza e banche e più di diritti e di lavoro. La Commissione europea adesso faccia presto, sui diritti dei cittadini i ritardi non sono ammessi.