Farm to Fork, il mio lavoro sulla Strategia in difesa del made in Italy

Farm to Fork

La Strategia Farm to Fork – dal produttore al consumatore – presto diventerà uno dei pilastri legislativi più importanti in Europa per potere realizzare gli ambiziosi obiettivi del Green New Deal.

Lo scopo principale della Strategia è quello di costruire sistemi alimentari sani, equi e sostenibili sul piano economico, ambientale e sociale.

Il testo legislativo non è ancora definitivo. Il lungo procedimento infatti si è concluso solo in parte. Il 19 ottobre scorso la Plenaria del Parlamento Ue ha approvato una importante risoluzione, in cui sono state inserite una serie di modifiche al testo iniziale elaborato dalla Commissione Ue.

Un procedimento lungo e complesso, iniziato in Parlamento nel gennaio scorso con la presentazione di circa 2mila emendamenti nelle Commissioni Agricoltura (AGRI) e Ambiente (ENVI).

Sin da subito abbiamo condiviso l’idea di rendere le filiere agroalimentari europee più sostenibili, chiedendo allo stesso tempo la garanzia di un giusto reddito per gli agricoltori e un prezzo finale dei prodotti agroalimentari equo ed accessibile

Ad essere estremamente controversa è stata la impostazione scelta dalla Commissione, perché  basata su ambiziosi obiettivi slegati però da qualsiasi valutazione di impatto sulla economia, sulla società e la occupazione.

Ho lavorato molto per migliorare la Strategia Farm to Fork, presentando diversi emendamenti che vanno dalla introduzione della pesca, completamente estromessa dalla Commissione, alla difesa dell’agricoltura di qualità e a denominazione di origine, uno dei fiori all’occhiello del nostro made in Italy.

 

Farm to fork, il Pilastro dei diritti sociali

Sono stata sempre convinta che per rendere efficace la Strategia Farm to Fork fosse necessario garantire i diritti sociali dei lavoratori dell’intera filiera agroalimentare.

Ho presentato diversi emendamenti, tutti riguardanti il cosiddetto Pilastro dei diritti sociali affinché venisse restituito agli agricoltori e alle comunità locali un ruolo centrale.

Così nella nuova versione della Farm to Fork il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori e la lotta a ogni forma di abuso e caporalato sono diventate le precondizioni per una produzione agricola davvero sostenibile.

Farm to Fork, tra sostenibilità e sovranità alimentare

La proposta della Commissione europea intendeva rendere l’agricoltura più resiliente e capace di resistere agli shock, purtroppo sempre più frequenti, provocati anche dai cambiamenti climatici.

Il testo ha tentato di coniugare la sostenibilità con la sovranità alimentare necessaria per riuscire ad affrontare crisi improvvise.

A tal fine, la Commissione ha voluto promuovere l’uso della agricoltura di precisione per offrire ai Paesi un valido supporto.

Crediamo che su questo punto sia necessario aiutare gli agricoltori fornendo loro risorse adeguate. La produzione agricola infatti per puntare alla sostenibilità dovrà affrontare inevitabilmente una riduzione della produzione nel breve e medio periodo.

Per tornare poi ai livelli “normali”, sufficienti a  garantire l’approvvigionamento di tutti i prodotti, anche di quelli che ciascuno Stato membro importa, solo nel lungo periodo.

I nostri emendamenti che hanno migliorato Farm to Fork

Il testo originale della Strategia elaborato dalla Commissione è migliorato grazie al lavoro svolto in Parlamento.

Abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti con cui abbiamo sciolto ambiguità, paradossi e soprattutto abbiamo difeso la filiera agroalimentare italiana:

  • la tutela delle nostre eccellenze agroalimentari attraverso strategie commerciali più risolute con i paesi terzi, chiedendo reciprocità nel rispetto degli standard, nonché un adeguato sistema di etichettatura dei prodotti;
  • l’obbligo di riportare in etichetta l’origine dei prodotti e degli ingredienti;
  • la tutela dei lavoratori frontalieri e stagionali imprescindibili per garantire la produzione e la raccolta di molti prodotti;
  • la valorizzazione di un’agricoltura biologica e la previsione di misure per limitare lo spreco alimentare;
  • la riduzione dell’uso dei pesticidi;
  • il supporto agli agricoltori nella transizione verso un sistema più sostenibile.

Gli obiettivi generali della Strategia Farm to Fork

Affinché l’Europa riduca le emissioni inquinanti, costruisca un modello di alimentazione e uno stile di vita più sani e riconosca e garantisca pari diritti e condizioni dignitose ai lavoratori agricoli sarà cruciale iniziare a seguire una strategia condivisa.

Farm to Fork ha questo come scopo e contiene una serie di obiettivi che completano quelli della strategia per la biodiversità:

  • la riduzione del 50% dei pesticidi chimici entro il 2030, e del 20% dei fertilizzanti entro lo stesso anno per evitare la perdita di nutrienti e quindi la fertilità del suolo;
  • la riduzione sempre del 50% degli anti-microbici per gli animali di allevamento e per l’acquacoltura entro il 2030;
  • l’aumento del 25% dell’agricoltura biologica entro il 2030.

La Strategia introduce inoltre una etichettatura nutrizionale obbligatoria fronte-pacco e l’estensione a determinati prodotti dell’obbligo delle indicazioni di origine o di provenienza.

Per raggiungere tutti questi target, l’Ue si avvale di strumenti economici come la Politica Agricola Comune (PAC) e la Politica comune della pesca (PCP). Non mancheranno anche risorse mirate sulla ricerca e l’innovazione dal Fondo InvestEU e Horizon Europe.

 

La nostra battaglia sul Nutriscore

Ci siamo battuti per impedire che nel testo finale rimanesse un riferimento esplicito al Nutriscore. E lo abbiamo fatto, per proteggere il made in Italy dalla concorrenza dei prodotti agroalimentari delle multinazionali.

Credo che il Nutriscore, come modello di etichettatura fronte-pacco, sia dannoso per i produttori che puntano alla qualità e per i consumatori che abbiamo il dovere di informare sul piano di una corretta alimentazione e dello stile di vita.

Purtroppo, non siamo riusciti ad imporre il modello italiano “a batteria” o “Nutrinform”. Abbiamo però raggiunto un compromesso. Abbiamo chiesto e ottenuto che il nuovo sistema di etichettatura obbligatoria e armonizzata sia effettivamente informativa. Comprensibile per i consumatori e basata su studi scientifici validi ed indipendenti.

Nell testo della risoluzione rimane però un riferimento, potenzialmente pericoloso, ad informazioni nutrizionali su “quantità uniformi di prodotto” piuttosto che a “quantità normalmente consumate di prodotto“, che lascia spazio all’adozione del Nutriscore.

La buona notizia è che c’è una menzione specifica sui prodotti a denominazione di origine (DOP, IGP, IG…) affinché vengano esentati dal nuovo sistema di etichettatura, perché sono già sottoposti a norme specifiche a livello europeo.

Nel frattempo i dubbi e le perplessità sul Nutriscore continuano a crescere. Il fronte dei contrari in Europa – grazie anche alla spinta del governo italiano – si sta allargando a tanti Paesi.

Farm to Fork, l’invito alla Commissione europea

Abbiamo chiesto alla Commissione di sostenere gli sforzi che la Strategia Farm to Fork impone agli agricoltori e ai pescatori europei.

Abbiamo puntato a obiettivi vincolanti, ambiziosi ma soprattutto realistici e concreti.

Per questo sono convinta che la Commissione debba prendere in considerazione i risultati ottenuti finora da ciascuno Stato membro.

In questi anni l’Italia ha dimostrato di essere tra i paesi europei più virtuosi. Pensiamo ad esempio alla Strategia sul biologico, rispetto il quale abbiamo raggiunto la quota del 15,2% dei terreni coltivati.

Perché Farm to Fork funzioni è necessario cambiare approccio, elaborando obiettivi vincolanti adattati a ciascun Paese. Sarebbe controproducente azzerare i risultati ottenuti, soprattutto per l’Italia, da sempre una eccellenza in Europa.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.