Migranti, strategia “spendacciona”, Ue ricattabile

Migranti

In occasione delle elezioni europee dell’8 e del 9 giugno, le destre e i sovranisti europei sono pronti a riproporre il solito leitmotiv dei migranti invasori e la ricetta di una gestione perennemente emergenziale e caotica. Respingimenti alle frontiere – inumani e degradanti – detenzione nei centri per il rimpatrio – la vergogna del nostro Paese e dell’UE, poiché spesso è difficile e costoso procedere ai rimpatri – e infine accordi bilaterali con i paesi terzi, principalmente, quelli del Nord Africa fino alla Turchia.

Al momento, questa strategia è stata fallimentare da tutti i punti di vista. Sono stati sperperati, letteralmente, miliardi di euro. Soldi dei contribuenti europei. Risorse che avremmo potuto allocare meglio e per altri scopi utili alla collettività.

Non c’erano dubbi sul fatto che il governo Meloni fosse incapace di offrire una risposta adeguata a quella che i suoi principali alleati sovranisti definiscono l’invasione dei migranti. Altro che invasione – basta dare uno sguardo ai numeri del Viminale – siamo davanti a un fenomeno economico e sociale complesso e strutturale che continua erroneamente a essere gestito come fosse una perenne emergenza. In questo modo, il governo Meloni instilla nell’opinione pubblica l’idea che le migrazioni siano ingestibili e che perciò rappresentano un pericolo per l’Europa e per l’Italia.

PATTO ASILO E MIGRAZIONI, NESSUNA AMBIZIONE

Come ho spiegato in tanti eventi e interviste, la riforma del Nuovo Patto Asilo e Migrazioni, adottato lo scorso giugno dal Consiglio europeo, ha deluso molto le mie aspettative per via dell’approccio securitario nella gestione dei flussi che si traduce nel:

  • dare priorità alla difesa delle frontiere esterne, tramite i respingimenti
  • esternalizzare la gestione dei flussi nelle tratte battute anche e soprattutto dai trafficanti di esseri umani contro cui, almeno in teoria, s’intende agire a livello europeo
  • avviare accordi borderline non solo sul piano del diritto ma anche sul piano etico: memorandum con la Tunisia, e con l’Egitto in ordine temporale, Protocollo Italia-Albania.

MENTRE IL BILANCIO DEI MORTI È INARRESTABILE

Nei primi mesi del 2024 i morti in mare hanno superato quelli del 2023. Hanno perso la vita nel Mediterraneo già 95 migranti, mentre si calcolano 228 dispersi. Quasi mai si conosce il numero esatto delle persone che intraprendono il viaggio verso l’Europa. Questi numeri, quindi, sono al ribasso, ma comunque agghiaccianti. I dispersi, infatti, restano tali finché non viene rinvenuto il corpo, cosa che purtroppo non sempre avviene.

Il fatto che il Mediterraneo Centrale sia diventato un cimitero a cielo aperto, non preoccupa affatto il governo Meloni, impegnato a festeggiare di essere riuscito a ridurre gli sbarchi. Per ora, diminuiti del 67% rispetto allo stesso periodo del 2023. Dico per ora, perché si tratta di un “dato temporaneo”. Il calo delle partenze è fisiologico nei mesi invernali, quando le condizioni meteomarine sono sfavorevoli. Il Viminale, infatti, recentemente ha stimato un aumento degli arrivi nei mesi primaverili ed estivi, visto che nel frattempo la situazione nei paesi del Nord Africa e del Sahel non è migliorata.

MIGRANTI, IL GOVERNO MELONI HA FALLITO

Il tema dei migranti è da sempre uno dei cavalli di battaglia della propaganda delle destre italiane ed europee e in particolare del governo Meloni. Eppure le misure finora adottate faticano a ottenere dei risultati concreti.

Ricordiamo che, a livello nazionale, l’esecutivo italiano ha varato il decreto Cutro, una normativa che contribuisce alle morti in mare, alle sofferenze di chi viene soccorso dalle navi umanitarie e allo sgretolamento della accoglienza diffusa nei territori. Non solo. Il governo Meloni insiste nel progetto di costruzione di un Cpr per Regione, mentre promuove inutili accordi bilaterali con paesi guidati da autocrati che rendono l’Unione europea facilmente ricattabile.

La strategia della Premier Meloni è stata quella di:

  • siglare il Protocollo con l’Albania, su cui permangono dubbi e criticità
  • sbandierare un Piano che non c’è, il celebre Piano Mattei
  • promuovere accordi bilaterali tra l’Unione europea e i paesi nordafricani, con il benestare della Presidente uscente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

AL VIA IL PROTOCOLLO ITALIA-ALBANIA

Il 6 novembre 2023, la presidente del Consiglio e il primo ministro albanese, Edi Rama, hanno firmato il nuovo Protocollo di intesa sulla gestione dei migranti tra Italia e Albania. I migranti soccorsi in mare da navi italiane verranno portati in due strutture gestite dall’Italia a proprie spese e sotto la propria giurisdizione, ma dislocati in Albania (!).

COME FUNZIONA IL PROTOCOLLO

I due centri sorgeranno nei pressi del porto di Shengjin e a Gjader. Le due strutture che dovrebbero aprire i battenti il 20 maggio 2024, potranno ospitare un massimo di 3mila persone contemporaneamente. Dovranno essere solo maschi adulti soccorsi in mare, che non abbiano messo piede su suolo italiano prima di arrivare in Albania, per aggirare i Regolamenti di Dublino che non sono stati ancora riformati e obbligano lo Stato europeo di primo approdo ad accogliere i migranti.

A Shengjin si svolgeranno le procedure standard di sbarco, identificazione e prima accoglienza per i richiedenti asilo. Mentre a Gjader finirà chi rischia il rimpatrio. Là sembra infatti che sarà allestita una struttura molto simile ai Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), dove verranno portate tutte le persone non ritenute in possesso dei requisiti per la richiesta di asilo. E qui sorgono i primi problemi legali.

CRITICITÀ EVIDENTI

Una parte delle Istituzioni europee – il Parlamento – sono preoccupate circa la cessione di sovranità del suolo albanese all’Italia e al modo in cui l’Albania può procedere ai rimpatri non essendo soggetta ai vincoli europei.

La Commissione europea non ha ricevuto alcun dettaglio rispetto a queste procedure e il timore è che questo protocollo di intesa vada a peggiorare le condizioni dei migranti e a gravare inutilmente sulle casse italiane e sui fondi europei per la gestione dei migranti.

Il valore dell’appalto è di quasi 34 milioni di euro annui, a cui vanno aggiunti costi di assistenza sanitaria, utenze, manutenzione e sicurezza.

MIGRANTI, GLI ACCORDI BILATERALI RENDONO L’UE RICATTABILE

Egitto, Tunisia, Libia, Turchia. Sono i paesi con i quali l’Europa ha stretto accordi bilaterali nella speranza di riuscire a gestire i flussi migratori e a combattere i trafficanti di esseri umani in tutto il “globo terracqueo”.

I fatti però dimostrano che questo tipo di relazioni, in cui teoricamente i paesi d’origine dei migranti dovrebbero contenere le partenze in cambio di aiuti economici da parte dell’Europa funzionano poco o nulla. Soldi in cambio di un efficace controllo dei confini. Ma stiamo parlando di accordi conclusi con paesi instabili politicamente ed economicamente oppure di Stati guidati da autocrati che non si riconoscono né nei principi né nei valori europei.

Continua, ad esempio, il sostegno dell’Unione Europea alla Libia, nonostante un’indagine delle Nazioni Unite pubblicata all’inizio del 2023 abbia mostrato come questo supporto contribuisca ai crimini contro l’umanità di cui è responsabile il paese nordafricano.

A metà dello scorso marzo, l’Ue ha firmato l’accordo l’Egitto, che stanzia 200 dei 600 milioni di euro a fondo perduto per la gestione dei flussi, la repressione del traffico e della tratta di esseri umani. L’accordo con l’Egitto è l’ennesimo specchietto per le allodole. La Premier Meloni infatti ha dichiarato che il memorandum d’intesa con l’autocrate Al Sisi servirà a contrastare l’immigrazione illegale, nel rispetto dei diritti umani.

L’accordo con l’Egitto è da condannare perché – come dimostrano i dati raccolti dalla Commissione europea – la rotta dei migranti di origine egiziana non parte più direttamente dall’Egitto, ma dalla Libia. Non è chiaro, dunque, volendosi soffermare solo sulla presunta condizionalità imposta dall’UE, in che modo il governo di Al Sisi potrà garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti.

LA QUESTIONE DELLA CITTADINANZA

Il governo Meloni e le destre contribuiscono ad alimentare l’intolleranza e l’odio verso gli stranieri. Anche quando non ci sono argomentazioni valide a giustificarle. Noi crediamo fortemente che non ce ne siano mai, perché ciò che occorre all’Italia e all’UE è accoglienza e integrazione diffusa. Il governo Meloni non parla né di riforma dei Regolamenti di Dublino per non deludere i sovranisti europei né di riforma della cittadinanza né di come valorizzare il potenziale enorme che deriva dai flussi migratori per l’economia e il lavoro. Quando si parla di migranti, per le destre c’è solo ideologia e propaganda.

Siamo convinti infatti che questo governo e le destre non abbiano nulla di concreto da offrire sul tema dei migranti. Lo dimostra la proposta del ministro dell’Istruzione Valditara – prima creare delle classi ‘ghetto’ poi imporre un tetto al numero degli studenti stranieri nelle scuole italiane. Valditara è contrario all’integrazione dei migranti, compresi quelli nati e cresciuti in Italia.

Insomma, per quelli di destra, come Valditara, la sostituzione etnica è una minaccia reale.

Peccato che i dati raccontino un’altra realtà. Proprio i numeri raccolti dal ministero dell’Istruzione e del Merito, nell’anno scolastico 2022/2023 mostrano che gli stranieri sono l’11,32% del totale. Più nel dettaglio, il 14% alle primarie, l’11,8% alle secondarie di primo grado, l’8,6% a quelle di secondo grado. Quindi no, non c’è nessuna invasione o rischio di sostituzione etnica.

SOS MANODOPERA

MIGRANTI, DECRETO FLUSSI E CLICK DAY, LE STORTURE DEL DECRETO FLUSSI

Un altro grande bluff targato governo Meloni riguarda il decreto flussi e i relativi “click day” attraverso i quali i cittadini stranieri provenienti dai paesi extra Ue ogni anno possono fare ingresso in Italia per lavorare.

Per il 2024 sono complessivamente 151.000 le quote di ingresso previste dal decreto. Secondo i dati del ministero dell’Interno, le istanze presentate nei tre click day sono state 690 mila. La stragrande maggioranza dei richiedenti sarà lasciata fuori.

Ma non è l’unica stortura di questo provvedimento. Andando in giro per i territori e ascoltando le istanze di imprenditori e cittadini, ho avuto modo di raccogliere diverse denunce. A cominciare dal periodo in cui è previsto il click day per i lavoratori stagionali.

Nel settore agricolo emergono innumerevoli storture. A denunciarlo il direttore della CIA Arezzo, Massimiliano Dindalini. Indire il click day nel mese di marzo, infatti, senza alcuna garanzia che la manodopera possa arrivare in tempi brevi in azienda, cioè quando serve, è del tutto inutile.

Ci sono stati tanti casi in cui i lavoratori sono arrivati nel mese di novembre, dopo aver presentato domanda a marzo. Ma a novembre la maggior parte delle aziende agricole non necessita di manodopera stagionale. Il risultato è un provvedimento inutile per le imprese agricole che hanno difficoltà a reperire lavoratori e lavoratrici.

Insomma, al di là delle promesse elettorali e della retorica, dell’istigazione alla paura, all’Italia e all’Europa occorrono misure concrete e realistiche sui migranti anche per rimediare agli errori del passato e immaginare un futuro diverso, in cui i flussi migratori siano finalmente governati con intelligenza e umanità.