Numero di sicurezza sociale, diritti certi per lavoratori stagionali e distaccati

numero di sicurezza sociale

Lo scorso 26 ottobre, la Commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo ha approvato 12 dei miei emendamenti al testo Introduction of an European Social Security number with a personal labour card che introduce il numero di sicurezza sociale europeo (European Social Security Number ESSN).

Il mio contributo è stato fondamentale per definire meglio l’obiettivo del numero di sicurezza sociale europeo: garantire una concorrenza leale tra le imprese ed evitare forme di dumping sociale e salariale.

Questo strumento serve a tutelare soprattutto i lavoratori distaccati, stagionali e transfrontalieri. Categorie da sempre più penalizzate nel vedersi riconosciuti i propri diritti sia durante l’attività lavorativa sia, successivamente, nel ricongiungimento delle pensioni.

Grazie al numero di sicurezza sociale europeo, da una parte, verranno semplificate le procedure burocratiche in capo alle imprese. Dall’altra verranno forniti i dati dei lavoratori in tempo reale attraverso lo scambio automatico delle informazioni.

La libertà di circolazione dei lavoratori nell’UE, numeri in crescita

La libera circolazione dei lavoratori e dei servizi sono libertà fondamentali, sancite dall’articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Esse costituiscono due dei pilastri del mercato unico europeo.

L’ultimo rapporto annuale sulla mobilità lavorativa in Europa calcola che i lavoratori che si sono trasferiti in un altro Paese sono circa 13 milioni. Di questi il 78% ha trovato un impiego in un altro Stato membro. Nel 2019 i lavoratori frontalieri erano 1,5 milioni e i lavoratori distaccati 3 milioni.

In Italia ogni giorno poco meno di 110mila lavoratori attraversano i confini per recarsi in nove Stati limitrofi (Principato di Monaco, Francia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, San Marino, Città del Vaticano e Malta).

La maggior parte risiede in Italia (85%). E lavora in un paese straniero, facendo ritorno di norma una volta al giorno nella propria città.

I primi strumenti di cooperazione europei

Il Regolamento 883 del 2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale è il testo che stabilisce le norme comuni per tutelare i diritti di sicurezza sociale in caso di spostamento all’interno dell’Unione, nonché in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. I paesi dell’UE decidono quali sono i beneficiari dei propri sistemi di sicurezza sociale, i livelli offerti e le condizioni di ammissibilità.

Il regolamento riguarda tutti i rami tradizionali della sicurezza sociale, in particolare:

  • malattia
  • maternità e paternità
  • pensioni di anzianità
  • prepensionamento e pensioni di invalidità
  • prestazioni ai superstiti e assegni in caso di morte
  • disoccupazione
  • sussidi familiari
  • incidenti sul lavoro e malattie professionali

I beneficiari hanno in principio la garanzia che le loro prestazioni saranno pagate. Che saranno coperti per le spese sanitarie e riceveranno sussidi familiari anche nel caso in cui si spostino in un altro paese dell’UE.

Numero di sicurezza sociale europeo, se ne parla dal 2016

L’aumento del numero dei lavoratori transfrontalieri e distaccati registrato negli anni ha fatto emergere l’esigenza di una efficace collaborazione tra gli Stati membri.

L’istituzione di un numero europeo di sicurezza sociale è apparso indispensabile al fine di armonizzare i diritti sociali e d’identificare casi di dumping.

La discussione è iniziata nel 2016 quando la Commissione europea ha proposto per la prima volta di procedere a una revisione delle regole di sicurezza sociale. La prospettiva era di facilitare la mobilità lavorativa, assicurare più equità per chi lavora e paga le tasse, avere strumenti migliori per la cooperazione tra le autorità degli Stati membri.

Così, nel 2017, la Commissione ha aperto una consultazione pubblica per l’istituzione di un’Autorità europea per il lavoro e di un numero di sicurezza sociale europeo.

Nel 2018 è stata quindi pubblicata una proposta sull’istituzione di una authority preposta e una raccomandazione del Consiglio sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori e gli autonomi.

A che punto sono i lavori?

L’intento è ora quello di modernizzare, anche alla luce delle esigenze di digitalizzazione, il numero di sicurezza sociale europeo. Che viene immaginato come uno strumento digitale, a prova di frodi e interoperabile in tutti gli Stati membri.

L’auspicio è che l’iter legislativo possa essere avviato entro il 2022, così come chiesto dal Movimento 5 Stelle. E approvato dalla maggioranza dei parlamentari.

Posticiparlo anche solo di un anno vorrebbe dire abbandonare al proprio destino milioni di lavoratori, in particolare stagionali e frontalieri, che invece hanno bisogno di una risposta immediata per la tutela dei loro diritti sociali.

L’attuale vuoto normativo infatti facilita solo chi preferisce mantenere inalterati i meccanismi di dumping sociale che alimentano la concorrenza sleale nel mercato interno nonché abusi e sfruttamento.

 

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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