Pnrr, la polemica sulla Corte dei Conti è solo fumo negli occhi

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Le amministrazioni locali chiedono cosa ne sarà del Piano nazionale di ripresa e resilienza dal momento che il governo Meloni non ha ancora chiarito cosa intende farne. Da mesi oramai si parla della revisione del Pnrr, ma non è ancora chiaro in cosa consista questa rimodulazione: quali progetti saranno sacrificati, quali risorse saranno spostate. Nulla di nulla. Né della terza tranche da 19 miliardi di euro.

Né sulla quarta tranche destinata a slittare; come certificato dalla stessa Corte dei Conti, finita nel mirino del governo Meloni nelle settimane scorse, l’Italia ha speso appena l’1 per cento delle risorse PNRR ricevute finora da Bruxelles, parliamo di circa 32 miliardi di euro. Insomma, nelle precarie condizioni in cui versa la messa a terra del Pnrr, il governo Meloni ha pensato bene di dare priorità alla propaganda e alle polemiche sterili raccontando ai cittadini e alle cittadine che il controllo della Corte dei Conti fosse una zavorra per la realizzazione del Piano.

Non sarà invece che i moniti dei giudici contabili sulla capacità di spesa del governo Meloni hanno irritato Palazzo Chigi che ha accentrato la governance del Pnrr? E come stanno davvero le cose? E perché hanno tentato di distrarre l’attenzione degli italiani e delle italiane dal nodo vero: a che punto siamo con il Pnrr? Nel decreto pubblica amministrazione, il governo Meloni con un emendamento ad hoc ha abrogato il controllo cosiddetto concomitante della Corte dei Conti che tanto ha fatto discutere nelle settimane scorse assieme allo scudo erariale anche in caso di colpa grave a favore dei dirigenti amministrativi che è stato invece confermato dal governo Meloni.

PNRR, TRASPAENZA E CONTROLLI SONO INDISPENSABILI

Nonostante l’emendamento, la Corte dei Conti potrà effettuare comunque un controllo a posteriore sui progetti, valutando come sono stati spesi i fondi Pnrr, e continuerà a fare una relazione ogni sei mesi sullo stato dell’attuazione del Piano. I giudici contabili quindi non potranno più effettuare i controlli in intinere, segnalando magari mancanze, errori, sprechi e frodi.

Controlli e trasparenza sul Pnrr sono indispensabili per la riuscita del Piano. Non solo sono note le carenze e le inefficienze strutturali del sistema Paese nella capacità di spesa dei fondi europei, siamo il fanalino di coda in Europa, ma anche i tentacoli della criminalità organizzata e della illegalità. Nel caso delle frodi, pensate, dati alla mano, l’Italia in Europa è il secondo Paese per numero di indagini chiuse che hanno coinvolto risorse europee.

Proviamo a capire meglio cosa è accaduto nei giorni scorsi.

IL RUOLO DELLA CORTE DEI CONTI

La Corte dei Conti è un organismo indipendente, di rilievo costituzionale. In base all’articolo 100 della Costituzione svolge tre funzioni:

  • esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo,
  • porta avanti il controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato
  • partecipa al controllo sulla gestione finanziaria di enti come le regioni e i comuni.

Il controllo concomitante della Corte dei Conti è nato formalmente nel 2009, ma nella pratica è stato attivato solo nel 2020, dal secondo governo Conte e prima che il Pnrr esistesse. Successivamente all’approvazione del piano, un gruppo apposito di magistrati contabili ha coordinato i lavori, compilando 48 delibere relative a progetti specifici del Piano nazionale di ripresa e resilienza pubblicate tra il 2022 e il 2023.

LA SPIEGAZIONE DEL GOVERNO NON REGGE

Il governo Meloni ha deciso di interrompere questa attività di controllo definendola un lavoro ridondante, spiegando che i controlli spettano all’Europa, nello specifico alla Commissione europea. La verità è però un’altra. Ai Paesi membri spettano i controlli sull’attuazione dei progetti tramite gare di appalto pubblici. Non solo.

Nel 2021, il governo di Mario Draghi in un decreto – concordato con Bruxelles – aveva circoscritto le funzioni della Corte dei conti sul Pnrr. È per questo che oggi la Corte stila stila una relazione ogni sei mesi. In quel decreto non si parlava di controllo concomitante. Questa è stata la scusa utilizzata dal governo Meloni per giustificare la polemica sull’emendamento.

Non solo la Commissione europea effettua dei controlli specifici che non si sostituiscono a quelli delle autorità nazionali preposte. Ma Bruxelles non può né prevenire né intervenire in caso di frodi o conflitto di interesse sui fondi Pnrr. È dunque nell’interesse dello Stato che occorrono controlli e trasparenza per evitare di dovere restituire all’Europa tutte le risorse spese male.

Noi continueremo a incalzare il governo, chiedendo dove è la terza tranche da 19 miliardi di euro. Come intende intervenire per evitare la fuga di professionisti ed esperti dalle pubbliche amministrazioni. A che punto è la revisione del Piano annunciata otto mesi fa. Insomma, è in grado di realizzare il piano più ambizioso nella storia europea…Sì o no?