Price cap, falsa partenza: famiglie e imprese sempre più in crisi

price cap

Lo scorso Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre ha posto una base importante per l’introduzione del price cap, il tetto al prezzo del gas, chiesto da diversi Stati membri, tra cui l’Italia. Otto mesi fa, il nostro Paese è stato il primo a chiederne l’introduzione per risolvere la crisi energetica che pesa sulle famiglie e le imprese. L’accordo politico raggiunto in seno al Consiglio europeo del 20 e del 21 ottobre scorso ha dato così il via alla discussione sui dettagli tecnici di cui dovranno occuparsi la Commissione europea  e il Consiglio dei 27 ministri dell’Ambiente e dell’Energia. L’accordo politico dei Capi di Stato e di governo è sicuramente un compromesso. In modo particolare per   quanto riguarda il tetto al prezzo del gas che dovrà essere ‘dinamico’ e ‘temporaneo’.

Le conclusioni del Consiglio Ue

Nella newsletter precedente ho spiegato le proposte della Commissione europea per affrontare l’impennata del prezzo del gas che, dall’inizio del conflitto russo-ucraino, ha fatto lievitare le bollette di imprese e famiglie. Le intenzioni della Commissione mirano a limitare la speculazione responsabile della volatilità dei prezzi, e come poi confermato dal Consiglio europeo, raggiungere una serie di obiettivi comuni.

  • Abbassare i prezzi
  • Garantire la sicurezza dell’approvvigionamento
  • Continuare a lavorare per ridurre la domanda.

Price cap, misura necessaria

Il price cap, sebbene “dinamico e temporaneo” è uno strumento fondamentale per calmierare il costo delle bollette energetiche ed aiuterà a prevenire rialzi ingiustificati. Positivo, quindi, che tale proposta abbia trovato il sostegno del Consiglio. Il rinvio al 24 novembre prossimo per la definizione dei dettagli tecnici indispensabili per l’attuazione del tetto al prezzo del gas è quanto temevo già all’indomani della proposta della Commissione. Sono convinta che data l’emergenza sia urgente stabilire con precisione quando fare ricorso a tale strumento e definire chiaramente il limite minimo e massimo di oscillazione del prezzo del gas sul listino virtuale di Amsterdam, contrastando al più presto la speculazione.

 

Riformare il mercato dell’energia

Sono dell’avviso che l’introduzione del tetto al prezzo del gas debba essere accompagnata da ulteriori interventi. A partire da una seria riforma del mercato dell’energia. Il conflitto russo-ucraino ha smascherato le debolezze delle scelte adottate in passato dall’Unione europea. È stato un grave errore affidarsi completamente alle forniture di gas russo e permettere che una materia prima indispensabile, come il metano, venisse lasciata quasi alla mercé del mercato finanziario.

Attualmente infatti il costo di questa materia prima si forma su un listino virtuale con sede ad Amsterdam e risente fortemente delle aspettative degli operatori di Borsa sia sul conflitto sia sulle politiche energetiche nazionali. Commissione europea e Consiglio hanno poi convenuto di dovere introdurre un nuovo parametro di riferimento per le transazioni di gas naturale liquefatto, purché rifletta le migliori condizioni di mercato.

Un altro capitolo importante sono gli investimenti sulle energie rinnovabili: è necessario procedere verso una massiccia sburocratizzazione delle procedure di autorizzazione per velocizzare il passaggio all’utilizzo di fonti energetiche alternative. In alcuni paesi come l’Italia, una parte importante dell’energia elettrica è prodotta con fonti rinnovabili e per questo motivo è cruciale che il suo costo venga sganciato dall’andamento del prezzo che si forma sul mercato del gas. Un altro motivo per cui è necessario definire al più presto i dettagli del price cap.

Coesione e solidarietà sono fondamentali

Positivo il forte accento posto dal Consiglio sulla solidarietà tra gli Stati membri: credo che più che di una solidarietà di principio, l’Unione europea abbia bisogno di una solidarietà di fatto che mi auguro si traduca in un unico sistema di acquisto delle forniture di gas tale da rendere l’Ue un acquirente più forte rispetto al passato.

Limitando le trattative tra i fornitori e i singoli paesi, si farà valere il peso economico collettivo dell’intera Unione europea e si ridurrà il rischio che gli Stati membri facciano offerte più alte l’uno dell’altro, contribuendo a far lievitare i prezzi in modo controproducente per tutti.

Ma soprattutto, è fondamentale la creazione di un fondo europeo per l’energia al fine di aiutare gli Stati membri a sostenere i cittadini e le imprese che hanno difficoltà ad affrontare i costi dell’energia.

Continuo a sostenere che replicare l’esperienza dello Sure, sul modello di quello per la disoccupazione attivato durante la pandemia del Covid-19, è la cosa giusta da fare per evitare il collasso economico e sociale dell’Europa a causa della crisi energetica. L’ho proposto a maggio scorso con una lettera indirizzata al commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, il quale, nella Plenaria del mese scorso, ha convenuto sull’importanza di questa misura.

Peccato che su questo punto le conclusioni del Consiglio Ue siano state davvero molto  vaghe e piuttosto ambigue.

I cittadini e le cittadine dell’Unione europea devono potere fare affidamento nella risposta comunitaria. Il rinvio ‘lungo’ del Consiglio dei ministri per l’Ambiente e l’Energia preoccupa. Ed è da considerarsi davvero una pericolosa falsa partenza che si ripercuote sulle famiglie e sulle imprese. Ora spetta al neo governo italiano la grande responsabilità di premere per un’accelerazione dei dettagli e l’attuazione del tetto al prezzo del gas, con l’obiettivo di ridurre i rischi di una nuova grave recessione economica in Italia e in Europa.

 

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.