Reddito di cittadinanza, dati ANPAL dicono che siamo sulla strada giusta

reddito di cittadinanza

Il Rapporto Anpal, presentato dal Commissario straordinario Michele Tangorra, smonta una dopo l’altra tutte le bufale nate sul reddito di cittadinanza.

Innanzitutto, il fatto che i percettori siano dei fannulloni: non è vero. E, anzi, grazie a questo strumento fra marzo 2019 e settembre 2021 sono stati attivati ben 546.598 nuovi contratti di lavoro, molti dei quali a tempo determinato.

Ma con un dato confortante che vede uno su sette a tempo indeterminato.

Quasi un percettore su tre ha insomma trovato almeno un nuovo contratto di lavoro. Questo è un fatto che restituisce dignità a molti cittadini che altrimenti si sarebbero sentiti abbandonati dallo Stato.

La verità è che il reddito di cittadinanza è stato criticato in maniera ideologica solo perché è stato proposto e ottenuto dal Movimento 5 Stelle.

I dati dicono invece che siamo sulla strada giusta. E non a caso il governo Draghi, con il voto favorevole anche di tutti i suoi detrattori, ha previsto il rifinanziamento di questa misura nella legge di Bilancio 2022.

Noi lavoreremo al Parlamento europeo per esportare questo strumento in tutta Europa, dopo che la Commissione europea lo ha inserito nel suo programma di lavoro del 2022.

Grazie all’impegno del Movimento 5 Stelle l’Italia e tutta Europa diventano più eque, solidali e competitive.

Reddito di cittadinanza, il rapporto Anpal

L’Anpal, nel rapporto “La condizione occupazionale dei beneficiari Rdc”, curato dal commissario straordinario Michele Tangorra, certifica che, nonostante la pandemia, sono stati nati 1,2 milioni di nuovi rapporti di lavoro.

Circa 725mila sono i beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati verso i centri per l’impiego. Il 40 per cento del totale di chi lo percepisce – 1,8 milioni -. Tra questi ci sono poi 547 mila persone che hanno attivato un nuovo rapporto di lavoro.

Il reddito di cittadinanza ha generato occupazione per il 55 per cento dei disoccupati che non lavoravano da meno di un anno. Per il 30 per cento, nel caso di percettori privi di una occupazione da più di un anno e tra il 10 e il 14 per cento tra coloro che erano disoccupati da più tempo.

Nella maggior parte dei casi però, vista la attuale condizione del mercato del lavoro, i beneficiari del reddito di cittadinanza hanno ottenuto un contratto a termine, di durata minima pari a sei mesi.

“Con flussi di lavoro molto bassi durante la pandemia, si osserva – spiega Tangorra – che il reddito di cittadinanza non è un disincentivo al lavoro”. Pur sottolineando che la qualità del lavoro resta comunque molto precaria perché di durata ridotta.