Salario minimo, è medicina contro povertà lavorativa dilagante

salario minimo

La direttiva europea sul salario minimo rappresenta una svolta per passare dalle parole ai fatti ed è la miglior medicina contro la povertà lavorativa dilagante.

Il testo approvato in Commissione Occupazione e Affari Sociali è il migliore possibile, frutto di un lavoro durato oltre un anno, che permetterebbe di affrontare una volta per tutte il problema sull’adeguatezza delle retribuzioni in Italia e in Europa.

Non ci sono più ragioni per rimandare o ostacolare l’approvazione della direttiva, così come invece qualcuno auspica giustificandosi con motivazioni confutate persino dal Premio Nobel David Card: è falso, come dimostrato dai suoi studi, che il salario minimo crea disoccupazione, anzi è una molla per retribuzioni più elevate e adeguate, aumenta la produttività dei lavoratori e combatte le disuguaglianze nel mercato del lavoro. Inoltre, dà nuovo slancio alla contrattazione collettiva.

Questa settimana sarà cruciale per il futuro di milioni di lavoratori e per la sopravvivenza di moltissime imprese schiacciate dalla concorrenza sleale e dal dumping salariale praticati nell’Est Europa.

Salario minimo, l’assalto dei Paesi scandinavi

Gli Stati scandinavi (Svezia, Finlandia, Danimarca) restano ostili alla direttiva. Sono Paesi in cui la contrattazione collettiva è molto forte. La retribuzione minima è regolata direttamente dal sindacato che ha un rappresentante nelle fabbriche e nelle aziende.

Questi paesi sono riusciti a raccogliere circa una settantina di firme tra gli eurodeputati. Così facendo, vogliono mettere al voto il mandato negoziale adottato dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Lo scopo è apportare modifiche al testo della direttiva sul salario minimo, approvato in Commissione l’11 novembre scorso, a colpi di emendamenti.

Il mandato negoziale consentirebbe al Parlamento europeo di trattare direttamente col Consiglio. Ma se l’ultimo assalto dei paesi scandinavi andrà in porto nel corso della Plenaria il testo della direttiva rischia di essere indebolito del tutto.

L’esito è atteso per giovedì 25 novembre 2021.