Stage e tirocinanti, basta giovani sottopagati applichiamo il salario minimo

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Stage e tirocinanti – Uno stage su due in Europa è gratuito. Questa ingiustizia sociale che penalizza principalmente i giovani che entrano nel mercato del lavoro deve finire.

Purtroppo il Parlamento europeo ha mancato l’importante occasione di dare un segnale forte a tutti gli Stati membri.

Non è passato infatti l’emendamento, inserito nella risoluzione per il rafforzamento del ruolo dei giovani europei, che proponeva un quadro giuridico comune per vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini non remunerati e garantire così una equa retribuzione per i tirocini e gli stage.

In Italia la situazione è disarmante. Migliaia di tirocinanti ricevono, quando va bene, solo dei rimborsi spesa che spesso non coprono nemmeno le spese di spostamento casa-lavoro.

Per riportare la giustizia sociale in Europa puntiamo sulla direttiva salario minimo che è in fase di negoziazione con il Consiglio.

Mi sono impegnata per difendere il principio, approvato al Parlamento europeo, dell’estensione del salario minimo anche ai riders, agli stagionali, ai tirocinanti e agli stagisti. Basta lavoratori e soprattutto giovani sottopagati.

Quel vergognoso “no” della destra italiana

Purtroppo hanno votato contro diversi partiti italiani: Lega, Italia Viva, Azione di Calenda e Forza Italia ai quali non importa di rispondere alle esigenze dei giovani italiani sempre più sfruttati e mal valorizzati nel mercato del lavoro.

Una politica sbagliata contro la quale mi oppongo. Continuerò infatti a difendere stage e tirocinanti perché ottengano retribuzioni dignitose.

La relazione Empowerment European Youth si collega all’Anno europeo dei giovani 2022 con cui l’Unione europea si impegna a mettere al centro delle sue politiche i bisogni dei giovani.

Puntando anche a coinvolgerli maggiormente nella vita democratica dell’Unione attraverso la Conferenza sul Futuro dell’Europa.

Il testo contiene inoltre “indicazioni per evitare la sindrome del ‘lockdown generation‘”.

L’UE chiede agli Stati membri specifici “investimenti per offrire un’adeguata assistenza sanitaria e psicologica accessibile e conveniente“. Oltre, naturalmente, appropriate politiche attive per il lavoro.