Stage e tirocini gratuiti, il Parlamento dice sì alla legge europea

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Tra le mie battaglie al Parlamento europeo ce n’è una molto importante per rafforzare il mercato del lavoro e garantire ai nostri giovani prospettive professionali più solide e più eque. Ne ho parlato in occasione della mia visita all’Università di Perugia, dove ho raccontato alcuni retroscena sull’approvazione della direttiva salario minimo europeo; spiegando il perché mi batto con forza contro stage e tirocini gratuiti o pagati pochissimo. I due temi infatti sono tra loro legati.

Così come c’è un filo rosso che lega oggi gli abusi sui tirocini e gli stage, le difficoltà dei nostri ragazzi e ragazze a entrare nel mercato del lavoro, la dilagante precarietà e infine le proteste che hanno coinvolto centinaia di studenti e studentesse universitarie per il diritto allo studio e contro il caro affitti. Proprio sugli stage e sui tirocini pesano anni e anni di controlli carenti. Monitoraggi assenti e regole poco chiare e poco stringenti. Tali strumenti – importanti per acquisire competenze sul ‘campo’ – avrebbero dovuto agevolare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

STAGE E TIROCINI DA FAME. PRIMO TALLONE DI ACHILLE DEL MERCATO DEL LAVORO

Stage i tirocini infatti sono nati per permettergli di acquisire professionalità specifiche in linea con le loro qualifiche e/o percorso di studi, ma anche interessi, attitudini e inclinazioni. Purtroppo, negli ultimi 10 anni abbiamo assistito alla trasformazione di stage e tirocini in strumenti che alimentano la precarietà e la povertà lavorativa del Paese.

Da un lato, quindi, stage e tirocini hanno perso del tutto la loro funzione originaria. Dall’altro, il mercato del lavoro fa sempre più fatica a reperire i candidati e/o la manodopera qualificata che serve soprattutto per portare avanti la transizione ecologica e digitale. La fotografia di Unioncamere e Anpal è preoccupante, e suggerisce anche un problema profondo di ‘comunicazione’ tra studio e mercato del lavoro.

Naturale quindi che entrare nel mercato del lavoro sia diventato un percorso a ostacoli. Dominato da incertezza e instabilità che spingono tanti nostri ragazzi e ragazze a lasciare l’Italia per cercare lavoro all’estero. O ancora a rinunciare alla famiglia oppure a procrastinarla. E parliamo di crisi demografica…

RISCHIO NUOVE DISUGUAGLIANZE

In base a un recente studio del Forum europeo della gioventù, i costi medi per chi è in stage gratuito – minimo sei mesi – si aggirano sui 6.500 euro. Naturalmente, sono le famiglie a dovere sostenere economicamente i figli o le figlie in stage o tirocinio. Non tutte le famiglie però hanno la possibilità di essere di supporto.

Si generano così discriminazioni inaccettabili. Che io ritengo non siano diverse da quelle sollevate dalle centinaia di migliaia di studenti e studentesse che stanno tentando di rivendicare il diritto allo studio e all’abitare per tutti e per tutte. Stage e tirocini gratuiti o pagati pochissimo costringono i giovani a una vita precaria. Non è sostenibile continuare a immaginare centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze costretti a svolgere dai tre ai 12 mesi di lavoro non retribuito, sempre più spesso in cambio di una formazione professionale carente o assente, pur con mansioni e compiti al pari degli assunti o delle assunte.

Tale stortura va superata prima che sia troppo tardi. Ed è fondamentale battersi per una direttiva europea sui tirocini di qualità che in tutta l’Unione stabilisca i requisiti minimi da fissare tramite accordi scritti per garantire condizioni di lavoro dignitose e l’accesso alla rete di protezione sociale (diritti pensionistici, assicurazione sanitaria, sussidi di disoccupazione e congedi retribuiti).

DATI CERTI PER COMPRENDERE LE ESIGENZE DEI RAGAZZI

In Italia, come in Europa, mancano dati certi sul numero di stagisti e tirocinanti. Va cambiato metodo perché solo in possesso di una fotografia precisa – e non di stime – potremo quantificare il problema dei tirocini e stage gratuiti o pagati con rimborsi spese ridicoli. I Legislatori devono darsi come priorità quella di monitorare e analizzare gli ostacoli principali che impediscono oggi ai giovani di accedere in modo stabile al mercato del lavoro, quali difficoltà incontrano i datori di lavoro nelle assunzioni o ancora prima nell’erogazione della formazione professionale e del tutoraggio, al fine di intervenire con una riforma organica innovatrice e ambiziosa rispetto al passato.

L’ITALIA NON RESTI A GUARDARE

Per queste ragioni, sono critica con il governo Meloni che all’indomani del suo insediamento aveva promesso tanto ai giovani. Finora, la maggioranza si è dimostrata fallimentare. Primo perché nel decreto ‘Lavoro’ non ho trovato nulla sugli stage e sui tirocini gratuiti o pagati poco. Segno che questo problema sociale non è una priorità. Male!

Secondo perché non mancano le denunce dei giovani che hanno deciso di manifestare sì sul diritto allo studio e contro il caro affitti, ma pure condividendo diversi disagi che vivono dall’Università al mercato del lavoro. Giudico quindi grave che questo governo continui sistematicamente a ignorare raccomandazioni e indirizzi politici dell’Unione europea in tema di lavoro, welfare, lotta all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, giovani e ora anche stage e tirocini gratuiti.

Il tema è importante, e non va trascurato anche e soprattutto nella prospettiva di messa a terra del PNRR. Ma aggiungo anche di un sano ed equo funzionamento del mercato del lavoro nazionale ed europeo, per realizzare davvero quella idea di economia sociale di cui si sente parlare ma che in Italia di questo passo farà sempre più fatica a realizzarsi.