Per il lavoro di qualità, salario minimo e stop agli stage gratuiti

lavoro di qualità

Possiamo giudicare negativamente i nostri giovani perché puntano al lavoro di qualità?  Il 7 febbraio scorso, il Corriere della Sera ha pubblicato, a firma di Antonio Polito, un articolo sui Giovani e il lavoro di qualità. Due temi che mi vedono impegnata al Parlamento europeo da molto tempo. E sui quali ho fatto sempre diverse proposte, affinché la condizione dei giovani nel mercato del lavoro e la qualità dell’occupazione in Italia fossero migliori di quelle attuali.

Sono convinta che per rimettere al centro il lavoro di qualità occorra:

  • riformare finalmente le regole fallimentari di accesso al mercato; e spingere per le politiche attive del lavoro;
  • tutelare dei lavoratori atipici;
  • valorizzare le competenze e la formazione professionale.

LE CRITICITA’ DEL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA

Fa un certo effetto leggere che un tempo era il datore di lavoro a dire al candidato o alla candidata “ti faremo sapere” mentre oggi aumentano le storie di aspiranti lavoratori e lavoratrici che dicono “le farò sapere”.

E come dovremmo giudicare i nostri giovani, quando decidono di dire “no, grazie” ad una offerta di lavoro? Quando, magari, preferiscono dimettersi e aspirare a una posizione che gli consenta di mettere meglio a frutto le competenze acquisite durante il percorso di studio o di specializzazione o a dire “no, grazie” a lunghi periodi di stage o tirocini non retribuiti o retribuiti talmente poco da non riuscire a coprire nemmeno le spese per l’affitto?

LAVORO DI QUALITA’, SALARI BASSI E INIQUI

L’Italia è un Paese con una mobilità lavorativa molto elevata. Ma è allo stesso tempo anche un Paese in cui il mercato del lavoro è diventato sempre più asfittico e l’incontro tra la domanda e l’offerta è sempre più difficile. In più di trent’anni ha accumulato ritardi su ritardi sulle politiche attive per il lavoro, ciò sta penalizzando molto i nostri giovani che faticano a trovare una occupazione adeguata. Adeguata alle competenze che possiedono e allo stipendio percepito.

Centinaia di migliaia di ragazzi italiani perciò preferiscono andare all’estero nella speranza di vedersi riconosciuti i meriti dei loro studi e del loro lavoro. Lo testimoniano i Rapporti Istat secondo cui tre cittadini italiani su quattro emigrati nel 2019 hanno 25 anni o più di età (circa 87 mila). Almeno uno su tre (28 mila) è in possesso di almeno la laurea.

L’Italia è anche un Paese, come ho detto tante volte, in cui i salari sono tra i più bassi d’Europa. Nel 2021 il salario lordo annuale medio, pur recuperando da 27,9 mila euro del 2020 a 29,4 mila euro del 2021, rimane ancora a un livello inferiore a quello pre-pandemico (- 0,6%). Si amplia ulteriormente il divario tra le retribuzioni italiane e quelle francesi e tedesche. I salari italiani rimangono sotto la media dell’Eurozona, pari a 37,4 mila euro lordi annui, +2,4%.

Questo anche e soprattutto perché non a tutti i lavoratori e le lavoratrici oggi viene garantito un salario minimo adeguato. In tanti settori produttivi, in cui peraltro alle aziende servirebbe  manodopera specializzata o comunque lavoratori e lavoratrici qualificati, i salari sono iniqui.



 

LA RICERCA DI MIGLIORI CONDIZIONI DI LAVORO

Le dimissioni di massa a cui stiamo assistendo anche in Italia, e che forse non pensavamo arrivassero così in fretta dagli Stati Uniti fino a noi, sono figlie sì della pandemia Covid 19 e dell’emergere di nuove esigenze in cui i lavoratori e le lavoratrici hanno riscoperto l’importanza e l’urgenza di conciliare meglio i tempi di vita e di lavoro e di concedersi spazi sempre più ampi di benessere fisico e mentale, ma anche dei cambiamenti profondi del mercato del lavoro. Dallo smart working, all’avvento del digitale, alla diffusione di lavori cosiddetti creativi: il mercato del lavoro italiano è fatto di giovani che nel tentativo di entrare hanno maggiore consapevolezza dei ritardi e dei problemi legati al lavoro e all’occupazione in Italia.

LAVORO DI QUALITA’, SUBITO STAGE E TIROCINI PAGATI

Il caso più eclatante è sicuramente quello dei tirocini e degli stage gratuiti, divenuti una sorta di piaga del mercato del lavoro. Proprio gli stage e i tirocini credo siano la dimostrazione lampante che strumenti normativi nati per un determinato scopo si sono in realtà trasformati in un’arma spesso di ricatto professionale, sociale ed economico per milioni di giovani, e in parte meno giovani, e in oggetto di abusi da parte dei datori di lavoro, impuniti in assenza di norme chiare e quindi controlli e sanzioni. 

In Italia, i dati più aggiornati riferiti al 2021, calcolano 336 mila tra stagisti e tirocinanti, ma il numero è probabile che sia sottostimato. In base a un recente studio del Forum europeo della gioventù i costi medi per chi è in stage gratuito – minimo sei mesi – si aggirano sui 6.500 euro. Naturalmente, sono le famiglie a doverli sostenere. I costi lievitano più il periodo di tirocinio si allunga con la promessa di una assunzione che però non arriva mai mentre i datori di lavoro se ne approfittano e commettono abusi.

Il problema dello stage gratuito o mal pagato riguarda un po’ tutta Europa. Pensate, infatti, che almeno uno stage su due non viene retribuito: una ingiustizia sociale che va al più presto superata. Per centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, il tirocinio o lo stage rappresenta la prima opportunità per entrare nel mercato nel lavoro, per mettere alla prova le proprie competenze e cominciare a organizzare il futuro.

IL MIO IMPEGNO AL PARLAMENTO EUROPEO PER IL LAVORO DI QUALITA’

Ecco perché chiedo da tempo al Parlamento europeo di abolire gli stage e i tirocini gratuiti. Essi avrebbero dovuto meglio accompagnare i nostri giovani nel mercato del lavoro, ad acquisire maggiore professionalità e a consolidare competenze apprese nelle Università o nei Master, a permettere se vogliamo al mercato del lavoro di formare il capitale umano nel modo migliore possibile a svolgere determinate mansioni che oggi non a caso in centinaia di migliaia di aziende fanno fatica a ricoprire.

Nell’Anno europeo delle competenze, con i Socialisti e i Democratici al Parlamento europeo, abbiamo presentato una iniziativa legislativa vincolante per la Commissione europea. Lo scopo è portare l’Unione  ad approvare una direttiva che tolga di mezzo stage e tirocini non retribuiti affiancando la direttiva ‘salari minimi adeguati’ che grazie a un mio emendamento prevede che il salario minimo sia garantito anche agli stagisti e ai tirocinanti.

L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è un aspetto decisivo per la crescita delle competenze individuali e per l’economia in generale. E il primo passo verso questa direzione deve essere fatto proprio nell’ambito degli stage e dei tirocini.

L’intelligenza artificiale, l’automazione dei processi di lavoro, le grandi sfide legate alla sostenibilità ambientale e climatica hanno un impatto molto forte sul mercato del lavoro: tutte concorrono alla nascita di nuove figure professionali. Nei prossimi anni sarà cruciale mettere i lavoratori nelle condizioni migliori per poter acquisire le abilità necessarie e contribuire appieno alle trasformazioni epocali che ci attendono.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, Gruppo alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (Pse). Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.