9 maggio, tra riforma dell’Europa e spirito di Helsinki

9 maggio

La giornata del 9 maggio ha collegato due eventi, entrambi evocativi della storia recente, ma in realtà distanti anni luce quanto ai contenuti, al rituale, ai messaggi che ne sono emersi. La “Giornata dell’Europa”, da una parte, e la parata militare a Mosca, dall’altra.

Il 9 maggio a confronto

Sulla Piazza Rossa, sfilate di truppe, mezzi militari, uniformi hanno fatto da cornice al 77° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista. Ma, dato che la congiuntura lo rendeva inevitabile, hanno anche costituito l’occasione per riaffermare che l’invasione russa dell’Ucraina risponde alla stessa logica e agli stessi ideali di allora. Ovvero la difesa della patria e la tutela della sicurezza della Russia.

A Strasburgo, la celebrazione del 72° anniversario della Dichiarazione  Schuman ha coinciso con la cerimonia solenne di conclusione della Conferenza sul Futuro dell’Europa nella sede del Parlamento Europeo. Si è trattato di un evento, con la partecipazione di cittadini e di rappresentanti delle istituzioni, caratterizzato dal richiamo condiviso ai valori fondanti del progetto europeo: democrazia, tolleranza, rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, pace, cooperazione, integrazione e inclusione.

In pratica possiamo dire che mentre a Mosca si guardava soprattutto al passato, a Strasburgo invece si è guardato al futuro. E alle prospettive di  crescita e sviluppo di un progetto che ha assicurato a questa parte di Europa più di settanta anni di pace, di sviluppo e di libertà.

 

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Lo spirito di Helsinki

Come ha dichiarato il Presidente Sergio Mattarella, l’Europa deve investire sulla pace. Dobbiamo mantenere ben saldo lo “spirito di Helsinki”, la conferenza che nel 1975 segnò un importante passo avanti nel frenare la guerra fredda e la logica dei blocchi.

Per riportare la pace in Europa abbiamo bisogno di dialogo. Non di prove di forza tra grandi potenze. Il principio della sovranità e della libertà di autodeterminazione di un popolo restano principi cardine. Gli stessi che in 77 anni hanno garantito stabilità e pace in Europa.

Le sanzioni e l’isolamento della Russia sono atti doverosi, dopo l’aggressione. L’Unione europea, infatti, ha il dovere morale e politico di tagliare le importazioni dei combustibili fossili russi. Ma l’unico risultato a cui dobbiamo tendere è quello di un cessate il fuoco da raggiungere quanto prima possibile. Per evitare il rischio di una guerra logorante per tutti, le cui conseguenze economiche e sociali sono già sotto gli occhi di tutti.

Il futuro al centro delle celebrazioni europee

I prossimi mesi ci diranno se lo spirito che ha caratterizzato gli interventi a Strasburgo in occasione 9 maggio si tradurrà davvero in un’azione concreta. E se il messaggio che è emerso da questa prima consultazione dei cittadini europei potrà costituire la base per un rilancio condiviso del progetto europeo.

Le 49 raccomandazioni che sono state presentate ai rappresentanti delle istituzioni europee coprono vari settori di attività della Ue. Dal cambiamento climatico, all’economia, dalla salute, alla trasformazione digitale, dalle migrazioni, alla cultura e istruzione, alla politica estera, ai valori e ai diritti; ma comprendono anche il tema della democrazia e dell’efficacia dei processi decisionali dell’Ue.

Alcune di queste raccomandazioni si inseriscono nei programmi già messi in cantiere dalla UE, altre sono più innovative. Alcune sono realizzabili senza preliminari modifiche delle regole previste nei Trattati, alcune richiedono solo modifiche specifiche e mirate, altre potrebbero richiedere interventi più radicali di revisione dei Trattati.

Una nuova governance e partecipazione decisionale dei cittadini

Personalmente sono convinta che per far sì che l’Europa ricopra un ruolo da vera protagonista in futuro, non si potrà prescindere da un sostanziale cambiamento della governance politica ed economica. Quella che il Movimento 5 Stelle chiede da diversi anni.

Ribadisco quindi la necessità di mettere fine ai vincoli anacronistici imposti dal Patto di Stabilità e Crescita che per anni hanno tolto risorse fondamentali in settori come la sanità, la formazione, l’innovazione e la ricerca.

La pandemia prima, e la guerra in Ucraina dopo, ci hanno fatto comprendere quanto sia necessario poter fare affidamento su istituzioni in grado di agire tempestivamente. Non possiamo più portare avanti un modello decisionale in cui il vecchio gioco dei veti incrociati impedisce di fare ciò che è bene per i cittadini e l’intera Unione.

Rafforzare gli strumenti della democrazia diretta

Così come non possiamo più rimandare alcuni interventi per rendere strutturale il metodo della democrazia partecipativa. Lo stesso che ha guidato i lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa. Su questo aspetto ha a lungo insistito anche David Sassoli per il quale solo ripartendo dal basso potremo riformare l’Unione. Mettendo al centro gli interessi dei cittadini europei.

Per perfezionare il disegno europeo occorrerebbe anche affidare l’iniziativa legislativa al Parlamento europeo. Permettendo quindi ai deputati di dare maggiore e più immediato seguito alle richieste e ai bisogni che vengono da cittadini e territori. Un primo passo in questa direzione è stato fatto con la presentazione di una proposta di risoluzione che mira a rivedere le norme delle elezioni europee che introduce tra le altre novità anche una lista paneuropea.

Il consenso sulla necessità di riformare l’Europa è sempre più ampio ma è importante rendersi conto che non vi si arriverà dall’oggi al domani. Sarà necessaria una sintesi di volontà che partendo dalla riforma dei Trattati, arrivi a definire i contorni di una Nuova Europa per cui noi continueremo a combattere e che ci chiedono i cittadini europei.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.