Case green, il coraggio e l’ambizione contro la crisi climatica

case green

Il Parlamento europeo ha detto sì alla direttiva “case green”. Sono molto soddisfatta del via libera perché il testo garantisce sufficiente flessibilità nel raggiungimento degli obiettivi di ammodernamento del patrimonio immobiliare nell’ottica di un adeguato efficientamento energetico, indispensabile per contenere, ridurre e quindi tagliare le emissioni di gas serra. La transizione verde impone in molti casi cambiamenti importanti, spesso anche molto costosi, per le imprese e i singoli cittadini che li devono attuare.

Per questo occorre rendere le politiche europee coraggiose e al tempo stesso eque e giuste, perché nessuno sia lasciato indietro.

Il sì del Parlamento europeo alla direttiva “case green”, contro cui il governo Meloni sta portando avanti una opposizione ideologica, è legata a doppio filo all’attuale contesto economico e politico. Le misure che servono a mettere a terra il Green Deal Europeo e il Pacchetto Fit for 55 devono essere accompagnate da altri interventi legislativi che agevolino la trasformazione verde per le famiglie, le imprese, soprattutto le PMI, e l’industria. L’Unione europea, non a caso, sta discutendo di come contenere gli effetti del piano straordinario contro l’inflazione, varato ad agosto dello scorso anno, dall’amministrazione Biden. E di come riformare la governance economica, e quindi il Patto di Stabilità e Crescita, al fine di definire il peso dell’intervento pubblico nel settore privato. 

PREZZI AL RIALZO PER FAMIGLIE E IMPRESE

L’inflazione oggi è la principale preoccupazione dei governi europei e di Bruxelles. Nei 19 paesi dell’eurozona, l’inflazione ha raggiunto il livello più alto dalla creazione della moneta unica: 10,9% a fronte di un 3,4% dello scorso anno. In Italia, gli ultimi dati riportati dall’Istat, danno il tasso di inflazione al 9,2%.

Per le famiglie italiane ed europee riempire il carrello della spesa costa di più rispetto allo scorso anno, in una fase, quella attuale, in cui i prezzi dei beni energetici – gas naturale e petrolio – hanno rallentato molto, complici il clima ma anche le politiche europee sull’approvvigionamento, il consumo, il risparmio e il contenimento della speculazione sul mercato finanziario.

In una economia interconnessa, assistiamo a un aumento dei prezzi al consumo anche nei paesi extra europei. Uno di questi è gli Stati Uniti, dove però il Presidente Joe Biden ha deciso di dare il via all’Inflation Reduction Act (o Ira) da 370 miliardi di dollari. Nato con l’idea di proteggere il Paese dall’inflazione, di fatto, mette a disposizione dell’industria americana importanti risorse pubbliche per accelerare sulla transizione energetica ed ecologica.

IL PESO DELL’INFLAZIONE SULLA TRANSIZIONE VERDE

In un contesto simile, l’Unione europea ha iniziato a valutare di intervenire anche con politiche più mirate per sostenere le famiglie, le imprese e l’industria in una delle sfide più importanti del nostro Secolo: la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico dalle quali dipendono il futuro del Pianeta e quello delle prossime generazioni. Ci sono almeno due riforme cruciali rispetto alle quali il dibattito è ancora in corso ma sulle quali è fondamentale che i 27 Stati membri trovino una sintesi politica adeguata:

  1. Gli aiuti di Stato
  2. La riforma del Patto di Stabilità e Crescita.
RIFORME INDISPENSABILI: AIUTI DI STATO E RIFORMA DEL PATTO DI STABILITA’

L’Ira statunitense rischia di erodere la competitività dell’industria dell’Unione europea. C’è dunque bisogno di una pronta risposta comune per garantire un futuro alle nostre imprese. Il Piano industriale europeo per il Green Deal, presentato dalla Commissione il 1°febbraio scorso, in prospettiva, tenta di bilanciare gli effetti del piano straordinario statunitense.

In primo luogo, l’Unione è chiamata con urgenza a una revisione dei criteri e delle regole comunitarie in merito agli aiuti di Stato. Occorre evitare che i paesi europei si muovano in ordine sparso. La flessibilità sugli aiuti di Stato non può generare differenze o disparità sarebbe un grave errore che acuirebbe la contrapposizione tra paesi del Nord Europa e paesi del Mediterraneo. Ritengo invece molto positiva la proposta di creare un fondo europeo comune, come richiesto dall’Italia, anche al fine di rispondere in modo compatto, e più efficace, all’Inflation Reduction Act statunitense.

Allo stesso tempo, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita rappresenta un altro importante tassello. Ho sempre sostenuto la necessità di scorporare dai vincoli di bilancio gli investimenti sociali, verdi e digitali. E l’ho ribadito anche rispetto alla proposta di riforma arrivata dalla Commissione europea, lo scorso novembre. Una proposta che a mio avviso va ulteriormente rafforzata, iniziando a ragionare in termini di spesa pubblica buona e spesa pubblica cattiva. E, di conseguenza, di debito pubblico buono e debito pubblico cattivo.

GLI OBIETTIVI AMBIENTALI VANNO RAGGIUNTI

Con il Green Deal e il Pacchetto Fit For 55, l’Europa si è impegnata a realizzare gli ambiziosi obiettivi climatici assunti con l’Accordo di Parigi del 2015. Oggi ci troviamo in una fase di transizione che deve condurci al 2030 e al 2035 avendo ridotto in modo significativo le emissioni di gas serra, e di conseguenze, contenuto l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei + 2° rispetto al livello pre-industriale. Tutto questo per scongiurare il punto di non ritorno climatico e giungere alla neutralità carbonica al 2050. Per rispettare questi due macro obiettivi, c’è bisogno di un mix di politiche economiche e sociali di medio e lungo periodo.

CASE GREEN, PER UNA TRASFORMAZIONE EQUA E ACCESSIBILE

La direttiva “case green” fissa una serie di obiettivi per l’ammodernamento del patrimonio immobiliare europeo. Politiche come queste, naturalmente funzionali alla realizzazione del Green Deal europeo e del Pacchetto Fit For 55, sono strategiche.

Per questo ho detto sì alla direttiva. Con il Partito Democratico, al Parlamento europeo ho sostenuto tutta una serie di emendamenti alla proposta della Commissione europea e del Consiglio, con l’obiettivo di rendere questa trasformazione equa e accessibile a tutti e prevenire nuove disuguaglianze, iniquità e disparità che renderebbero più difficile, se non impossibile, realizzare gli obiettivi di adattamento e mitigamento al cambiamento climatico. Sono convinta quindi che sia essenziale prevedere adeguati strumenti di natura fiscale o microeconomica – incentivi, agevolazioni, bonus – per permettere ai cittadini, alle famiglie e alle imprese di essere protagonisti della trasformazione energetica.

IL SOSTEGNO DELL’EUROPA

L’Europa farà la sua parte. Ci sono i fondi del PNRR per la “Missione 1” sulla trasformazione verde; il piano “Renovate” che prevede 4,4 miliardi di euro per migliorare l’efficienza energetica degli edifici; i fondi regionali per le politiche di coesione; InvestEu e il fondo sociale per il clima sul quale ho lavorato in Commissione Occupazione e Commissione Ambiente.

Tutti questi fondi europei, se utilizzati al meglio, e coniugati a solide politiche nazionali di recepimento della direttiva consentiranno di trasformare il nostro patrimonio edilizio privato e pubblico in chiave green senza mettere a repentaglio la bellezza e il valore degli edifici storici, i vincoli paesaggistici, i beni culturali che l’Italia è giusto continui a preservare.

CASE GREEN, L’ITALIA NON HA NULLA DA TEMERE

L’Italia non può sottrarsi o annacquare gli impegni assunti rispetto alla transizione energetica ed ecologica. Per questo motivo, considero ideologico, sbagliato e miope l’approccio del governo Meloni e delle destre. La mozione di maggioranza per impedire l’approvazione definitiva della legge europea “case green”, spedita a Bruxelles prima del voto dell’Eurocamera, rischia di far perdere all’Italia la credibilità necessaria nella lotta alla crisi climatica. Il nostro Paese potrebbe assumere in Consiglio europeo una posizione di imperdonabile ambiguità agli occhi dell’Europa e dei cittadini e cittadine che pretendono passi concreti contro il cambiamento climatico.

Esso sfugge alle logiche ideologiche. E ha già un grave impatto negativo sulla nostra economia e la nostra quotidianità: un problema reale, rispetto al quale non si può tergiversare e deve essere trattato come un pericolo imminente e senza precedenti per i nostri territori. Ecco perché strumenti come il Superbonus o l’ Ecobonus vanno mantenuti stando sempre attenti alla sostenibilità finanziaria. Sono convinta che i privati vanno accompagnati e sostenuti in questo lungo ma indispensabile percorso. E i bonus edilizi hanno dato negli anni dei frutti positivi, contribuendo ad aprire la strada all’efficienza e al risparmio energetico in Italia.