Intelligenza Artificiale e algoritmi, le mie proposte per il lavoro

Elezioni europee

Grazie al confronto con i cittadini e le cittadine, le imprese, i sindacati e i giovani appassionati del Partito Democratico mi rendo conto che l’Intelligenza Artificiale è oggetto di interesse, di curiosità e anche di enormi timori. L’Intelligenza Artificiale, in parte, sta già impattando sul mercato del lavoro. Per toccare con mano le conseguenze più importanti della trasformazione tecnologica e digitale dovremo aspettare i prossimi dieci anni.

Intanto, la domanda è: ci sono figure professionali che saranno sostituite dall’IA?

L’ipotesi che l’IA possa spazzare via una fetta importante del mercato del lavoro dipende molto da come agiranno le Istituzioni europee e i governi nazionali. La linea rossa è impedire una totale sostituzione Uomo-Macchina che comunque costituirebbe una minaccia esistenziale al pari della crisi climatica; e trovare la strada per conciliare l’Intelligenza Artificiale con quella Umana, senza mai sottovalutare i pericoli insiti nella tecnologia, la dimensione etica e l’interesse collettivo.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, MACHINE LEARNING E DEEP LEARNING

Oggi la Intelligenza Artificiale non generativa e l’uomo coesistono e si completano. Non c’è un rischio di sostituzione Uomo-Macchina. La capacità di auto-apprendimento invece dell’Intelligenza Artificiale cosiddetta generativa rappresenta una minaccia per i lavoratori e le lavoratrici ma anche per la qualità delle pellicole cinematografiche, dei programmi televisivi e degli articoli di giornale.

La Intelligenza Artificiale generativa o Deep Learning è in grado di produrre testi, immagini e video tramite l’input di dati e informazioni processati da algoritmi sofisticati, in modo autonomo. L’Intelligenza Artificiale ‘generativa’ simula il livello più elevato di elaborazione concettuale astratta finora mai osservata. Per questo motivo, preoccupa moltissimo il mondo dell’arte e della creatività. Lo abbiamo visto nell’estate del 2023 con le accese proteste che hanno fermato la più grande industria cinematografica del mondo, Hollywood. Artisti e creativi hanno chiesto con forza diritti e garanzie sulla privacy e il copyright.

L’elemento creativo è centrale e imprescindibile. E la intelligenza artificiale ‘generativa’ rischia di svilirlo. Nello scenario peggiore di cancellarlo per sempre.

LA MIA PROPOSTA DI DIRETTIVA AL PARLAMENTO EUROPEO

Nell’ambito della definizione di una Direttiva a tutela dei lavoratori del settore artistico e culturale, ho molto insistito sulla necessità di prestare maggiore attenzione alle possibili ripercussioni negative della digitalizzazione e di un utilizzo deregolamentato dell’Intelligenza Artificiale cosiddetta generativa.

Ho ritenuto fondamentale difendere i diritti e il benessere di artisti e creativi in ambienti sempre più digitalizzati, chiedendo alla Commissione europea di presentare al più presto una proposta legislativa specifica. Perchè, se da una parte, è indubbio che l’Intelligenza Artificiale già ora rappresenta un valido supporto per molte opere, un uso senza limiti di questo strumento è una concreta minaccia al diritto di autore e alle opere dell’ingegno.

LAVORATORI DELLE PIATTAFORME

Il settore artistico e culturale non è l’unico a risentire dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale. Il futuro è legato a doppio filo alla transizione tecnologica e digitale in senso più ampio. La crescita dell’economia delle piattaforme – coincisa con la pandemia di Covid-19 – ha mostrato la necessità e l’urgenza di elaborare norme chiare e stringenti per tutelare il lavoro dall’utilizzo indiscriminato, opaco, pervasivo e sbagliato degli algoritmi.

In questi anni di lavoro al Parlamento europeo mi sono battuta perché questa particolare categoria di lavoratori e lavoratrici fosse tutelata da norme apposite che ne garantissero i diritti al pari di tutti gli altri in qualsiasi altro settore. Con grande soddisfazione in Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento europeo ho accolto il semaforo verde alla Direttiva sui lavoratori delle piattaforme. Peccato che nelle ore scorse, invece, il Consiglio europeo abbia fatto retromarcia dopo tre anni di negoziati – lunghi e tortuosi. La normativa difficilmente vedrà la luce in questa legislatura oramai agli sgoccioli.

L’ALT DEL CONSIGLIO UE

Le pressioni delle piattaforme digitali che oggi danno lavoro a oltre 28 milioni di lavoratori e lavoratrici nei 27 Stati membri sono state molto forti: in gioco una fetta di mercato che dal 2013 al 2023 ha decuplicato il proprio giro di affari e il numero degli addetti ma senza mai garantire diritti e tutele certe in tutti i paesi europei.

Certamente, nel contribuire a migliorare il testo della Direttiva sui lavoratori delle piattaforme, ho concentrato molte delle mie proposte legislative sugli algoritmi per renderli trasparenti e accessibili ai rider o ai tassisti e ai rappresentanti sindacali. Sono convinta che debba essere la contrattazione collettiva nazionale a dettare condizioni di utilizzo giuste e sostenibili, aderenti al diritto giuslavoristico dei paesi europei, e prevenire così i casi di sfruttamento e di abusi a cui abbiamo assistito purtroppo in questo decennio. Accanto agli algoritmi, ho chiesto e ottenuto l’esplicito riferimento all’Intelligenza Artificiale affinché vengano normati gli aspetti principali che riguardano il suo utilizzo sui luoghi di lavoro.

SALUTE MENTALE E LAVORO DIGITALE

L’uso pervasivo dell’Intelligenza Artificiale e degli algoritmi, nuovi datori di lavoro che in modo opaco e arbitrario stabiliscono ogni aspetto dell’attività lavorativa, è una delle cause della diffusione delle patologie mentali legate al lavoro. Allo stesso tempo, con la diffusione della digitalizzazione e dello smart working, in molti non hanno più un orario di lavoro fisso o un luogo preciso da cui svolgere le proprie mansioni. Si finisce così con lo sviluppare nuove forme di dipendenza, come quella dell’always on ovvero l’essere sempre connessi e disponibili.

Da un lato, quindi, ritengo essenziale una legislazione europea sulla salute mentale sul lavoro che riconosca le patologie legate alla digitalizzazione del lavoro come vere e proprie malattie professionali. Contemporaneamente, non è più possibile rinviare una legislazione sul diritto alla disconnessione che più volte abbiamo chiesto come Parlamento europeo alla Commissione Ue. L’obiettivo è tutelare i lavoratori a 360° soprattutto in questa fase di accelerazione verso la trasformazione tecnologica e digitale.

GIORNALISMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

All’evento da me organizzato al Parlamento europeo il 14 febbraio scorso, ho raccolto anche le voci dei rappresentanti dei media, degli interpreti e dei traduttori. I rappresentanti del mondo del giornalismo e dei media in generale hanno denunciato che l’Unione europea non ha preso in sufficiente considerazione i problemi e le esigenze della categoria che al pari del mondo dello spettacolo, dell’arte, della cultura e infine della musica sono impattati dall’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Anche l’Artificial Intelligence Act infatti è stato trovato carente, poiché non include norme specifiche in materia di copyright e raccolta dei dati e infine risultano ancora carenti le disposizioni su trasparenza ed equa remunerazione.

I RISCHI PER LE DEMOCRAZIE

Ed è sempre il mondo dei media e dell’informazione che lancia l’allarme sui rischi derivanti da un utilizzo senza regole dell’Intelligenza Artificiale. Dinanzi a una legislazione europea insufficiente contro tutte le minacce che derivano da un utilizzo inconsapevole e non etico dell’IA, l’attuale contesto politico e culturale, sempre più incerto e talvolta confuso, non agevola il cammino di sana convivenza tra l’IA, gli algoritmi e l’informazione di qualità. Pensate che l’IA e gli algoritmi sono oggi le cause principale della disinformazione, della disintermediazione sfrenata, delle interferenze straniere nelle tornate elettorali e soprattutto della eccessiva polarizzazione del dibattito pubblico – tramite social media – che mette in dubbio (in crisi) le Democrazie.

Il giornalismo, come bene pubblico, ha bisogno di fondi ma soprattutto di essere protetto dall’IA generativa, al pari dell’arte, della cultura e della creatività umana in senso ampio. Concordo con Renate Schroeder, Direttore della Federazione Europea dei Giornalisti e con Antonio Arcidiacono, Direttore della Unione europea di Radiodiffusione sull’urgenza – anche su questo fronte così delicato – di impegnarsi per unire le forze e lasciare da parte la frammentazione che caratterizza ancora l’Unione europea per competere con i Paesi terzi e difendersi dalle minacce esterne dei regimi e delle autocrazie.