Newsletter n.23, 10 giugno – Insieme con Daniela verso la nuova Europa

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Newsletter n.23- Speciale salario minimo. L’accordo raggiunto il 7 giugno scorso tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo è senz’altro storico. Lo è per l’UE che rilancia con grande coraggio la dimensione sociale nel mercato interno. Ma lo è soprattutto per l’Italia, unico Paese europeo, assieme ad altri cinque Stati, in cui il salario minimo resta ancora il grande assente. Sono convinta che la direttiva europea sul salario minimo vada recepita a tempo di record.

Di seguito tutte le interviste e gli approfondimenti pubblicati in questi giorni.

  • Salario minimo, arriva la direttiva in UE: tra fine giugno e luglio il ‘sì’ definitivo

La direttiva sul salario minimo rappresenta l’occasione per l’Italia di dare risposte concrete alla povertà lavorativa e riformare il sistema di contrattazione collettiva. Impedendo i contratti pirata che generano dumping nel mercato del lavoro. I salari bassi non solo compromettono il potere di acquisto dei lavoratori ma incidono anche negativamente sulla capacità di crescita della nostra economia”. La mia intervista su Repubblica.

  • Salario minimo, «Ora una battaglia per recepirlo da noi a tempo di primato»

Con il carovita che morde milioni di cittadini impossibilitati a pagare le bollette di luce e gas, bisognerà fare il più in fretta possibile per recepire la direttiva europea sul salario minimo. Il M5S darà battaglia già da oggi affinché l’Italia recepisca alla lettera e a tempo di record la direttiva europea sul salario minimo. Siamo arrivati al giro di boa dell’iter europeo. Non c’è più tempo per tergiversare. Bisogna approvare con urgenza una legge sul salario minimo.

  • L’accordo su salario minimo apripista per riforme in Italia

In Italia c’è chi sostiene che non cambierà nulla. Io non. Credo sia vero. L’accordo sul salario minimo europeo “è uno spartiacque” anche per il nostro Paese, perché apre un percorso di riflessione per troppo tempo rinviato. Ne sono convinta da sempre. In Europa ci sono 24 milioni di persone in condizione di povertà lavorativa, che non arrivano alla fine del mese. Nell’intervista a Eunews  chiarisco alcuni aspetti dirimenti di questo tema molto dibattuto, non solo in Europa.

  • Salario minimo, l’Italia rispetti la direttiva altrimenti rischia una multa europea

L’8 giugno scorso, ho scritto a Editoriale Domani. Ho chiarito che non è vero che l’Italia non ha nessun vincolo ad applicarla. Subito dopo l’approvazione della direttiva sul salario minimo europeo in molti, soprattutto nel centro destra, hanno cercato di minimizzare il valore e la portata di questa riforma europea. Da più parti si sono levate una serie di valutazioni e analisi che dimostrano di ignorare i principi base della legislazione europea.

  • Salario minimo, «Centrodestra contrario? Il governo ha detto sì e loro ne fanno parte»

Una grande soddisfazione il sì Ue al salario minimo. Dopo anni di lavoro, abbiamo ottenuto il primo importante risultato: una direttiva sul salario minimo che come ho raccontato in questa intervista al Corriere della Sera, in Francia e in altri grandi Paesi UE è realtà già da tanto tempo, mentre l’Italia è costretta, ora, dopo anni di rinvii e ritardi a evitare il peggio per milioni di lavoratori e lavoratrici e imprese.

  • Basta paghe da fame. Adesso non ci sono più alibi per nessuno

L’Unione europea ha raggiunto l’accordo sul salario minimo. Un tema che vede molte forze politiche in Italia impegnate in prima linea. In questa intervista a La Notizia ho spiegato cosa cambierebbe se la direttiva europea ricevesse il via libera definitivo e perché si tratta di un momento storico per l’Ue e per i diritti dei lavoratori. Soprattutto in una fase di precarietà economica che continua a pesare sulle spalle di moltissimi cittadini, cittadine e imprese.

  • Salario minimo: perché la direttiva europea cambierà l’Europa e l’Italia

In queste ore ho letto una serie di valutazioni e analisi sulla direttiva sul salario minimo provenire da persone che dimostrano non solo di non conoscere il dossier, ma addirittura di ignorare i principi basilari della legislazione europea. Per questo, in qualità di europarlamentare italiana che più di ogni altro ha seguito l’iter legislativo, sento il dovere di chiarire quali siano gli elementi fondamentali della direttiva e l’impatto che questa è avrà sull’UE e sull’Italia.