Patto di Stabilità va archiviato. Il mio no alla relazione sul coordinamento delle politiche economiche

Patto di stabilità

A due anni dallo scoppio della pandemia di Coronavirus, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta scombussolando nuovamente la politica economica della zona euro.

Il timore che la guerra possa far deragliare la ripresa economica ha portato Bruxelles ad aprire la discussione sulla possibilità di istituire nuovi strumenti finanziari a livello comunitario. Così come di prevedere l’ulteriore sospensione delle regole di bilancio.

Lo scorso 2 marzo, la Commissione europea ha infatti deciso per un prolungamento della sospensione del Patto di Stabilità e crescita anche nel 2023.

In realtà, dal primo gennaio dell’anno prossimo l’accordo tornerà formalmente in vigore, ma non verrà applicata la norma che prevede una procedura molto severa per chi sfora il parametro del debito pubblico.

Cos’è il Patto di stabilità

Nell’idea originaria della Commissione europea, il Patto di Stabilità e Crescita avrebbe dovuto evitare che le politiche di bilancio degli Stati membri andassero in direzioni potenzialmente problematiche. Intendeva quindi correggere disavanzi o livelli di debito eccessivi.

Gli stringenti vincoli su cui si basa l’accordo hanno però costretto molti degli Stati membri, tra cui l’Italia, a tagli spesso scellerati e quasi sempre consistenti in settori fondamentali per il benessere dei cittadini.

La pandemia del Covid-19 ci ha mostrato quanto fosse sbagliata questa concezione. Davanti alla crisi sanitaria, i paesi hanno dovuto elargire risorse ingenti per far fronte alle necessità sanitarie, economiche e sociali. E la norma di tenere il rapporto deficit/Pil al di sotto del 60 per cento prevista dal Patto di Stabilità è stata la prima a saltare.

Patto di Stabilità, riforma necessaria adesso

Allo stato attuale, con un’emergenza sanitaria non completamente superata e un quadro geopolitico instabile, risulta chiaro (quasi) a tutti che un ritorno tout court alle vecchie regole di bilancio sarebbe un suicidio.

Si tratterebbe infatti di imporre manovre d’austerità che non solo cancellerebbero la ripresa, ma spingerebbero l’economia europea verso una nuova recessione.

Da mesi si discute su come riformarlo prima che rientri in vigore.

Ma nonostante l’urgenza, sembra si preferisca continuare a temporeggiare, invece di agire con coraggio e velocemente.

Una proroga della sospensione del Patto di Stabilità non è certo sufficiente. Se vogliamo che tutti gli sforzi per realizzare i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza non siano offuscati e soffocati da anacronistiche regole di bilancio, la via da seguire non può che essere quella di una riforma sostanziale.

Un testo poco ambizioso

Come Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto da sempre e con forza una nuova governance economica.

Sono rimasta profondamente delusa dal testo della relazione sul coordinamento delle politiche economiche, arrivato alla Plenaria del Parlamento europeo lo scorso 15 marzo.

Ho trovato che fosse totalmente privo dell’ambizione necessaria per porre le basi al progetto di una nuova Europa. Più resiliente, più autorevole, più forte dinanzi alle sfide e alle minacce interne ed esterne.

Gli emendamenti che avrebbero potuto realmente innescare la marcia del cambiamento, infatti, non sono stati inclusi nella relazione. E per questo motivo ho convintamente votato contro.

Ma non possiamo in alcun modo pensare di rilanciare la crescita economica se continuiamo a portarci dietro la zavorra delle vecchie regole dell’Europa dell’austerità.

Le mie proposte per una nuova governance

Sono dell’avviso che l’Unione europea debba lavorare per la creazione di un nuovo Patto che abbia come parole chiave la solidarietà e lo sviluppo. Che metta al centro le persone e le politiche di crescita.

Da sempre sostengo la necessità di prevedere lo scorporo degli investimenti verdi e sociali dal conteggio dei deficit nazionali. Pensare che ridurre il debito pubblico sia una priorità, in un periodo come questo, è quanto meno insensato.

Allo stesso modo ho ribadito in più occasioni di separare il debito pubblico buono, dato dagli investimenti necessari per migliorare il benessere dei cittadini, dal debito cattivo.

Dobbiamo poi intensificare la lotta contro l’elusione e la frode fiscale e punirle più severamente come reati. E agire insieme per un maggiore coordinamento delle politiche fiscali.

Ciò avrebbe un impatto importante sulla riduzione delle disuguaglianze economiche e permetterebbe all’Europa di affrontare unita gli effetti economici diretti e indiretti prodotti dall’incertezza del quadro geopolitico attuale.

Rimandare queste azioni non è più possibile. Il Patto di Stabilità nella sua forma attuale va definitivamente archiviato. Dopo due anni di pandemia, i cittadini, le imprese, le famiglie hanno bisogno di poter guardare al futuro con fiducia, senza il rischio di nuove disuguaglianze e povertà.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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