Politica energetica, come deve cambiare la strategia europea?

Politica energetica

Il caro bollette è diventato per l’Italia e per l’Europa una delle maggiori preoccupazioni negli ultimi mesi.

Secondo le ultime previsioni dell’Autorità di Regolazione per l’energia – ARERA, nel primo trimestre del 2022 le bollette di energia elettrica dovrebbero aumentare del 131 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre quelle del gas del 94 per cento.

Caro energia, effetti per cittadini e imprese

Una situazione che inevitabilmente è destinata ad aggravare i livelli della povertà energetica in Italia e in Europa. Vi sono infatti famiglie che non possono permettersi di scaldare o illuminare a sufficienza la proprio abitazione.

Nell’Unione europea, tale povertà riguarda il 15 per cento dei lavoratori con reddito medio-basso. In Italia, la povertà energetica è ormai al 26 per cento.

Il caro energia colpisce le famiglie con un reddito medio-basso ma anche le imprese, che rischiano di dover sospendere la produzione o di rimodulare la stessa per abbattere i costi.

L’inflazione sta investendo anche i generi alimentari, perché aumenta il costo delle materie prime comprese quelle destinate al settore agricolo.

Le tensioni geopolitiche non aiutano, tanto che le quotazioni del grano sono balzate del 2 per cento in un solo giorno mentre il mais, destinato all’alimentazione del bestiame, ha raggiunto il valore massimo da sette mesi.

Crisi energetica, quali fattori incidono

Sono, purtroppo, molte le incognite che non consentono di fare previsioni certe nel lungo periodo. Non sappiamo infatti quanto potrà durare questa inflazione alimentata soprattutto dalla politica energetica europea

Oggi l’UE deve fare i conti anche con il conflitto tra Russia e Ucraina e le sanzioni imposte non solo nei confronti delle autoproclamate repubbliche del Donbass ma anche del Cremlino.

La Russia, come sappiamo, è tra i principali fornitori di gas naturale dell’Unione europea. Negli ultimi anni, la dipendenza dell’Unione con Mosca è aumentata. In particolare, a causa del calo della produzione di idrocarburi nei giacimenti del mare del Nord. E della scelta di non utilizzare quelli esistenti, sparsi nel Mediterraneo.

Il fabbisogno energetico europeo è al momento coperto per il 41 per cento dal gas naturale estratto dai giacimenti russi situati in Siberia.

Solo l’Italia, nel 2021 ha consumato 71,34 miliardi di metri cubi di gas. Di cui il 37,8 per cento russo attraverso gasdotti che tagliano il Tarvisio.

La reazione dell’UE

Prima che Mosca iniziasse a bombardare la regione di Kiev, la presidente della Commissione europea, von der Leyen, aveva annunciato nella scorsa Plenaria, svoltasi dal 14 al 17 febbraio, che l’Ue si sarebbe preparata se necessario a fare a meno del gas russo.

Purtroppo, sul fronte della politica energetica l’Unione europea ha dimostrato scarsa coesione. Finora, gli Stati membri si sono sentiti liberi e legittimati a intraprendere e perseguire in modo autonomo politiche energetiche, talvolta, confliggenti tra loro.

Come invece ci ha insegnato la pandemia, una sfida globale – perché quella energetica legata a quella climatica riguarda il mondo – può essere affrontata al meglio solo se si agisce insieme.

L’esperienze di accordi bilaterali o di progetti nazionali – si vedano il Tap o il Nord Stream Due – che di fatto rischiano di allontanare l’Unione europea dagli obiettivi comuni di mitigazione del cambiamento climatico e di alimentare la dipendenza dal gas russo, ci indebolisce sulla scena geopolitica. E oggi ci impedisce di adottare una politica efficace per contenere la inflazione.

Politica energetica, necessario agire in fretta

Il tema dell’energia è da sempre centrale nell’Unione europea. Già il Trattato di Parigi che istituiva la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) prevedeva la condivisione tra i paesi firmatari della principale fonte energetica dell’epoca, il carbone.

Oggi la sfida cruciale è quella della transizione energetica. Nel percorso che porterà l’Europa a essere il primo continente ad emissioni zero entro il 2050, l’obiettivo deve essere quello di diversificare il più possibile il mix di fonti pulite.

Non basta più, se non nell’immediato, proteggere l’economia nel suo complesso e limitare il più possibile l’impatto dell’attuale crisi energetica sulle famiglie e sui cittadini più vulnerabili con risorse pubbliche. Il tempo di guardare lontano, con lungimiranza è ora.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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