Prezzo del gas, veti e divisioni bloccano ancora il price cap

prezzo del gas

L’Unione europea non ha ancora trovato un accordo sul tetto massimo al prezzo del gas, mentre in Italia si moltiplicano le manifestazioni di piazza dei cittadini che da Milano a Palermo bruciano le bollette di luce e gas che purtroppo non riescono a pagare.

Il 30 settembre scorso, l’ennesimo Consiglio europeo straordinario sull’Energia si è concluso con una fumata nera, anticipata 24 ore prima dalla decisione del governo tedesco, guidato da Olaf Scholz, di stanziare circa 200 miliardi di euro a sostegno delle famiglie e delle imprese contro il caro energia.

La “fuga in avanti” della Germania ha destabilizzato ulteriormente l’Europa. E colto di sorpresa tutti i paesi membri che hanno firmato la lettera, indirizzata alla Commissione europea, per chiedere di fare presto sul tetto massimo al prezzo del gas. La lettera è stata sottoscritta da 15 Stati europei, tra i quali Francia e Italia, senza però sortire l’effetto sperato.

La paura di uno stop totale alle forniture, con l’introduzione del tetto massimo al prezzo del gas, sta alimentando la reticenza di molti governi europei. Eppure il blocco dei flussi di metano russo è quasi totale. Il sabotaggio del Nord Stream 1 e 2 ha contribuito alla riduzione delle importazioni, a cui l’Europa ha dato il via, prima,  varando il Piano per l’approvvigionamento e lo stoccaggio di metano e poi dalla Strategia sulla riduzione dei consumi di gas.

Il 5 ottobre scorso, la presidente della Commissione europea, von der Leyen, ha chiarito che le forniture di gas russo, ad oggi, sono pari al 7,5 per cento del totale. A fare la differenza è la diversificazione delle fonti energetiche.

Prezzo del gas, la proposta di uno Sure per l’energia

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha reso l’energia una perfetta arma di ricatto per indebolire e dividere l’Europa, al momento tra annunci più volte disattesi, bloccata sul tetto massimo al prezzo del gas. E divisa anche sulla richiesta dei commissari Gentiloni e Brèton di ricorrere a un fondo europeo di solidarietà: il cosiddetto Sure per l’energia che mi trova pienamente d’accordo.

Nel maggio scorso, infatti, ho inviato una lettera al commissario Gentiloni per chiedere di estendere l’ambito di applicazione dello Sure, strumento di successo che ha permesso all’Europa di contenere la disoccupazione nella fase più difficile della pandemia.

Lettera alla Commissione Ue

Nei giorni che hanno preceduto il Consiglio europeo straordinario sull’Energia, 15 paesi europei, tra cui l’Italia, hanno inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere con forza l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas, strumento utile per sostenere realmente famiglie e imprese contro questa crisi energetica senza precedenti.

Fin dal primo momento, ho sostenuto la richiesta del governo italiano di fissare un tetto massimo al prezzo del gas per combattere la speculazione. Sono convinta che gli aiuti economici diretti o indiretti dei singoli paesi da soli non bastino. Il tetto massimo va applicato sia al gas russo sia alle altre forniture di metano, al fine di rendere l’Unione europea un unico solido acquirente capace di tenere a freno un mercato, come quello di Amsterdam, agganciato a dinamiche lontane dalle esigenze dell’economia reale.

Dal 24 febbraio a oggi, l’Unione Europea importa sempre meno gas dalla Russia. Introdurre un tetto massimo al prezzo del gas esclusivamente sul metano russo è utile per ridurre i guadagni del Cremlino ma non è abbastanza per calmierare le bollette della luce e del gas. Nel chiedere ancora con forza alla Commissione europea l’introduzione di questa misura, fortunatamente, l’Italia non è sola:  Favorevoli: Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna.

Perché abbiamo bisogno del price cap sul gas

Speculazioni e inflazione sono chiaramente effetti collaterali del conflitto russo-ucraino e riguardano tutti gli europei. Come è avvenuto in pandemia, serve agire in modo coeso per evitare una nuova pesante recessione economica. Col tetto massimo al prezzo del gas gli operatori europei non potranno più speculare sul costo del metano, diventato una materia prima critica. La domanda infatti è più alta dell’offerta. E la prospettiva che quest’ultima possa ridursi ulteriormente spinge chi opera alla Borsa di Amsterdam a rendere molto volatili i prezzi tenendo da mesi ormai col fiato sospeso Stati e cittadini.

Prezzo del gas, riformare il mercato dell’energia

La borsa di Amsterdam è il mercato finanziario di riferimento per la compravendita di gas a livello europeo. In Italia, l’Autorità Italiana per l’Energia ha fatto sapere che nonostante gli interventi a livello nazionale, il costo della bolletta elettrica aumenterà ben oltre il 60% rispetto allo stesso periodo del 2021. Una famiglia, quindi, arriverà a pagare quasi 1500 euro all’anno in più per la luce rispetto ai 600 euro dell’anno precedente.

Il fronte del No

Ad opporsi al tetto massimo al prezzo del gas è stata per prima l’Ungheria di Orbàn che a quattro giorni dalla riunione del Consiglio straordinario ha subito detto ‘no’. Allo stop dell’Ungheria, purtroppo però, si è aggiunto il veto della Germania.

Un veto pesante dettato dal timore che il tetto massimo al prezzo del gas danneggi il paese, notoriamente tra i primi acquirenti, in Europa, del gas russo. Contrari anche Olanda e Danimarca: tutti paesi che possono permettersi un indebitamento senza gravare sul bilancio dello Stato e che esportano una quota parte di gas naturale.

Le conclusioni del Consiglio

L’accordo raggiunto dal Consiglio appare dunque piuttosto tiepido rispetto alla volontà manifestata dai Paesi firmatari della lettera. Si prevede una riduzione complessiva del 10% del consumo lordo di energia elettrica e un obiettivo obbligatorio di riduzione del 5% del consumo di energia elettrica nelle ore di punta, nel periodo compreso tra il 1º dicembre 2022 e il 31 marzo 2023.

È stato inoltre fissato un tetto sui ricavi di mercato a 180 EUR/MWh per i produttori di energia elettrica, compresi gli intermediari, che utilizzano energie rinnovabili, il nucleare e la lignite per produrre energia. Previsto anche un contributo di solidarietà temporaneo obbligatorio sugli utili delle imprese attive nei settori del petrolio, del gas naturale, del carbone e della raffinazione. Un insieme di provvedimenti senza dubbio utili, ma a mio avviso non risolutivi per abbattere il costo esorbitante delle bollette di luce e gas.

Prezzo del gas, perché non c’è più tempo da perdere

Con l’inverno alle porte, l’Unione europea rischia seriamente di pagare caro non solo il costo dell’energia ma anche quello delle divisioni interne. Divisioni interne che alimentano la retorica sovranista e populista delle destre che hanno ottenuto buoni risultati in diversi paesi europei.

L’inflazione, alimentata dai costi elevati dei beni energetici, primo fra tutti il metano, in Italia è al 9 per cento. Un livello mai raggiunto negli ultimi anni, se non nella metà degli anni Ottanta caratterizzati dagli shock petroliferi.

Veti e ‘balletti’ su temi urgenti per i cittadini e delicati per il mercato interno europeo fanno perdere soltanto tempo prezioso. Sono convinta che giunti a questo punto, serva sia il tetto massimo al prezzo del gas sia un fondo europeo di solidarietà, appunto, uno Sure per l’energia su cui avevo visto giusto mesi fa e che ora è stato proposto dal Commissario Gentiloni e Breton.

Puntare solo sulla riduzione dei consumi rischia di alimentare maggiore malcontento tra famiglie e imprese nei confronti non solo dei governi in carica ma anche di Bruxelles, conducendo l’Unione europea verso una nuova crisi con ancora in corso il conflitto russo-ucraino.

…intanto al Parlamento europeo

Lo scorso 5 ottobre, la Plenaria del Parlamento europeo ha approvato una serie di proposte, rispetto alle quali sono favorevole, per rafforzare la risposta europea all’incremento dei prezzi dell’energia.

L’aumento esorbitante delle bollette di luce e gas ha messo in difficoltà migliaia di imprese.  L’Italia è molto esposta, poiché l’80 per cento del tessuto produttivo è composto da piccole e medie imprese e da micro-imprese che fanno più fatica a sostenere il costo delle utenze, decuplicato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sugli effetti negativi di questa crisi energetica nel mercato del lavoro, il Parlamento ha invitato gli Stati membri sostenendo tutti i lavoratori in difficoltà, ovvero quelli che si trovano in cassa integrazione perché i datori di lavoro sono stati ‘costretti a sospendere o a limitare la loro attività’, chiedendo al Consiglio e alla Commissione europea di rafforzare lo Sure.

Il Parlamento europeo poi ha invitato l’esecutivo europeo ad analizzare l’introduzione di un tetto massimo al prezzo del gas, la maggioranza dei gruppi politici quindi condivide l’urgenza di potenziare il ruolo dell’Unione europea come acquirente unico delle forniture di gas per rafforzarne il potere contrattuale.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.