Taglio al consumo di gas, UE compatta. Ora subito ‘price cap’

taglio al consumo di gas

La Russia continua a utilizzare il gas come arma di ricatto e di minaccia contro il nostro Paese e l’Unione europea. Il presidente russo, Vladimir Putin, punta a indebolire e dividere i paesi europei che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina hanno messo a punto tutta una serie di misure e adottato tutta una serie di provvedimenti per fronteggiare il rialzo incontrollato del prezzo del gas e del petrolio sul mercato interno.

A metà luglio, la strategia di Mosca sul gas si è tradotta nel taglio di due terzi delle forniture all’Italia, e nello stop del gasdotto Nord Stream 1, tra i più grandi e più importanti al mondo e che collega direttamente la Siberia all’Europa, per la manutenzione di una turbina.

La strategia di Mosca

Il 27 luglio scorso, la compagnia di Stato, Gazprom, che gestisce il Nord Stream 1, taglia le forniture di metano all’Europa per una presunta operazione di manutenzione ad una seconda turbina, mentre il Consiglio europeo dei 27 ministri dell’Energia e dell’Ambiente votavano a favore del piano d’emergenza sulla riduzione dei consumi di gas. Piano elaborato dalla Commissione europea. La proposta dei commissari punta sulla riduzione dell’uso del metano in tutti i paesi membri.

L’obiettivo è accompagnare e rafforzare la strategia di approvvigionamento, deposito (e stoccaggio successivo) delle riserve di gas naturale che l’Italia e gli altri Stati membri stanno portando avanti nell’eventualità, non improbabile, di una ulteriore diminuzione dei flussi di gas russo nei mesi autunnali e invernali.

 

Taglio al consumo di gas, l’UE vota (quasi) compatta: il no dell’Ungheria

Se all’inizio non è stato affatto facile raggiungere un accordo sulla riduzione dei consumi, perché il fabbisogno energetico è diverso da paese a paese, alla fine l’Unione europea è riuscita a raggiungere un importante compromesso mostrandosi unita dinanzi alle ingerenze e alle minacce della Russia. Ritengo che sia stato raggiunto un buon risultato, il migliore possibile, con la mediazione della presidenza ceca del Consiglio europeo.

L’iniziale stop al piano da parte della Spagna, della Grecia, dell’Ungheria, del Portogallo, dell’Italia, della Germania e della Francia, infatti, aveva fatto temere il peggio. Cruciale che abbiano prevalso la necessità e l’urgenza di arrivare pronti all’autunno e all’inverno prossimi, a conflitto ancora in corso, senza rinunciare alle sanzioni contro la Russia.

A chi obietta che il taglio dei consumi di gas, fissato al 15%,  percentuale però che non impegnerà tutti i paesi membri in modo omogeneo, non è un obbligo ma una raccomandazione, rispondiamo che la Commissione UE, con il via libera dei ministri europei competenti, potrà rendere vincolante la riduzione, qualora:

  • si verificassero interruzioni nell’approvvigionamento di gas;
  • le forniture dovessero risultare scarse o insufficienti;
  • In caso di una stagione particolarmente fredda.

La Commissione europea, dunque, avrà il compito di dichiarare a tal fine lo stato d’emergenza in tutta Europa e a quel punto nessuno Stato, compresa l’ostinata Ungheria di Orbàn, potrà sottrarsi dal taglio al consumo di gas.

Taglio al consumo di gas, il Piano d’emergenza: cosa prevede?

Il piano, “Risparmiare gas per un inverno sicuro” prevede una riduzione fino al 15% del consumo di gas, calcolata sulla media dei consumi del periodo 2017-2021 (da agosto a marzo), da raggiungere nel periodo da agosto 2022 a fine marzo 2023. Il ‘no’ del governo italiano alla proposta iniziale della Commissione europea era legato al fatto che, rispetto agli altri paesi europei, il nostro si è mosso per primo per assicurare la diversificazione dell’approvvigionamento delle fonti energetiche.

Inoltre, l’Italia è tra i paesi più veloci nelle attività di riempimento delle riserve – lo stock di gas depositato è al 70%. L’Italia, grazie al governo Draghi, è riuscita a garantirsi una buona indipendenza dal gas russo. Potendo contare anche sulle fonti rinnovabili: in modo particolare solare, idroelettrico, eolico e geotermico che coprono il 40% circa del fabbisogno energetico totale del nostro Paese. Per questo, l’Italia dovrà, se necessario, risparmiare il 7%. 

Il tetto massimo al prezzo del gas, oltre i provvedimenti emergenziali

I provvedimenti emergenziali sono tutti imprescindibili. Sono però assolutamente d’accordo con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sulla necessità di attuare subito il tetto massimo al prezzo del gas per frenare la speculazione sul mercato energetico europeo che sta alimentando l’inflazione. Il governo Draghi, caduto per mano di irresponsabili, dovrà purtroppo in poco tempo riuscire a portare a casa questa misura nell’interesse delle imprese e delle famiglie, mentre continuerà con tagli alle accise sulla benzina, aiuti e sconti in bolletta. Per queste ragioni, credo che sia giunto un segnale importante con l’approvazione del piano d’emergenza della Commissione europea, perché il testo contiene un riferimento esplicito al tetto massimo al prezzo del gas.

L’impegno della Commissione sulla richiesta del governo italiano

La presidente della Commissione UE, von der Leyen, rivolgendosi al governo Draghi, ha poi assunto chiaramente l’impegno a metterlo in atto. Ci auguriamo che ciò avvenga al più presto, già entro l’autunno. Senza, credo che i mesi che verranno saranno ancora più instabili: un duro colpo per i cittadini italiani ed europei. E rischiamo di entrare in una nuova recessione economica. Dal settore manifatturiero al settore agricolo, il rincaro dell’energia preoccupa tantissimo PMI, MPI, agricoltori, aziende familiari e l’industria più energivora.

Dobbiamo quindi evitare che si arrivi a tagli alla produzione, nuova disoccupazione e/o nuova cassa integrazione; e che questa ‘ghigliottina’ ricada su milioni di famiglie che soffrono già la povertà energetica.

L’Italia, che si prepara al voto anticipato, e l’Europa, hanno bisogno di pragmatismo, coesione e serietà. Mettere fine alla dipendenza dalla Russia e alla speculazione di Mosca, che ha avviato un’ingiustificata guerra di aggressione, generando crisi e incertezza, sono azioni politiche assolutamente necessarie. L’unica risposta possibile.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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