Salario minimo, dall’Ue spinta decisiva. Ma rischio piega conservatrice

salario minimo

I tempi, in parte, iniziano a essere finalmente maturi perché l’Unione europea arrivi a una direttiva sul salario minimo. I primi segnali positivi arrivano dai commissari Nicolas Schmit – si occupa del Lavoro e degli affari sociali – e da Thierry Breton, tecnico competente sulle politiche relative al mercato interno.

La settimana scorsa si è svolta la Convention sul Lavoro, Futura 2021, organizzata dalla Cgil. Hanno preso parte tutte le principali sigle sindacali, Cisl e Uil, ed esponenti politici che si sono detti d’accordo alla introduzione del salario minimo. A spingere sull’adozione di questa misura sociale il presidente del MoVimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi.

Proprio alla Convention sul Lavoro della Cgil il commissario Schmit ha parlato di un salario minimo europeo. Intanto, la discussione sulla direttiva è ancora in corso.

 

Salario minimo, vigileremo che agli annunci seguano i fatti

Dall’Unione europea arriva la spinta decisiva per l’approvazione del salario minimo, anche in Italia. Le dichiarazioni dei Commissari Breton e Schmit lasciano prefigurare una accelerazione nell’approvazione della direttiva sul salario minimo europeo già durante la Presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, così come auspica il Movimento 5 Stelle.

Nel testo in discussione al Parlamento europeo è previsto un aumento della copertura della contrattazione collettiva e misure anti dumping sociale. Tuttavia i negoziati in seno al Consiglio rischiano di prendere una piega conservatrice.

Il Movimento 5 Stelle vigilerà che la montagna non partorisca il topolino e che agli annunci seguano misure reali e concrete. Un aumento dei salari in tutta Europa – per quanto riguarda l’Italia la misura riguarderebbe una platea di 4 milioni di lavoratori – risponderebbe all’esigenza di una maggiore equità nel mondo del lavoro. E aiuterebbe le aziende italiane a competere in modo più sano con le aziende che hanno la sede nei Paesi dell’Est Europa. Il nostro obiettivo è quello di trasformare l’Europa nel Continente dei diritti e delle opportunità e con il salario minimo ci riusciremo.