Stadio Franchi, incomprensibile il ‘no’ della Commissione UE al progetto

Stadio Franchi

Il progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi di Firenze è diventato un caso politico, più che tecnico, tra il governo italiano e la Commissione europea.

Questo perché, a mio avviso, lo stop di Bruxelles al progetto di Palazzo Vecchio, approvato nel 2021, costituisce un rischio concreto di accesso arbitrario alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che metterà in difficoltà le amministrazioni locali nella fase di realizzazione delle opere o interventi concordati sui territori.

Per questo, ritengo fondamentale che la Commissione europea chiarisca subito il metodo di erogazione dei fondi del Next Generation Eu evitando di rimettere in discussione progetti già approvati.

È incomprensibile la contestazione della Commissione europea al progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi di Firenze ad almeno un anno e mezzo dal via libera.

UNA DECISIONE A SORPRESA

Questa decisione ‘a sorpresa’ ha contribuito al rinvio della terza tranche da 19,5 miliardi di euro destinata all’Italia, gettando delle ombre sulla capacità del governo in carica di mettere a terra il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi di Firenze, trattasi di una struttura pubblica sita in un’area nota come Campo di Marte, ha una sua importanza strategica e un suo valore economico e sociale che credo vada difeso e portato a casa.

È da un confronto diretto col sindaco di Firenze, Dario Nardella, che è nata quindi l’idea di presentare una interrogazione parlamentare prioritaria con richiesta di risposta scritta alla Commissione europea, affinché chiarisca il perché della contestazione e di riflesso dimostri di avere un metodo chiaro di gestione e accesso alle risorse europee.

È fondamentale, infatti, evitare il caos sui progetti del PNRR. Un invito che rivolgo alla Commissione europea, al governo Meloni e a tutti gli enti territoriali coinvolti.

I fondi del Next Generation Eu sono una preziosa e imperdibile opportunità di sviluppo che l’Italia non deve sprecare.

UN “NO” INCOMPRESIBILE

Secondo la Commissione europea, il progetto dello Stadio Artemio Franchi di Firenze non rientrerebbe nella cosiddetta Missione 5 del PNRR che, tra i vari obiettivi, include il “rigenerare, rivitalizzare e valorizzare grandi aree urbane degradate”, sollevando dunque la necessità di approfondimenti per valutare l’ammissibilità dei finanziamenti precedentemente sbloccati.

Con questa mia interrogazione chiedo alla Commissione europea in primo luogo di evitare di esporre le amministrazioni locali al rischio che progetti già approvati, e per i quali sono già state spese importanti risorse e, addirittura, bandite le gare, vengano improvvisamente contestati.

UNA PERICOLOSA VALUTAZIONE EX POST

Il perché di questa mia richiesta è molto semplice. Il progetto di riqualificazione dello Stadio Artemio Franchi di Firenze è inserito nel PNRR e approvato con decisione di esecuzione del Consiglio Ecofin del 13 luglio 2021.

È solo dopo l’ok europeo che il Comune di Firenze ha impegnato e speso ben 8,5 milioni di euro e bandito le gare per la realizzazione di un progetto di riqualificazione che, al di là della ristrutturazione e rifunzionalizzazione eco-sostenibile di una struttura pubblica, migliorerà il decoro urbano e il tessuto socio-economico dell’area di Campo di Marte, censita dall’Istat come “zona urbana degradata”.

Tutto quindi perfettamente in linea con le finalità dei Piani Urbani Integrati delle Città Metropolitane per i quali il decreto del Ministero dell’Interno del 22 aprile 2022 ha assegnato le risorse PNRR.

LA MIA INTERROGAZIONE ALLA COMMISSIONE

Ad almeno un anno e mezzo di distanza dall’approvazione e dallo sblocco dei fondi da parte del governo italiano dopo l’ok di Bruxelles, ho chiesto alla Commissione europea di chiarire con esattezza il perché “rilievi sensibili al progetto sono stati avanzati” soltanto ora.

Ma soprattutto quali sono gli indicatori o valutazioni d’impatto che dimostrino che l’area urbana di Campo di Marte non è da considerarsi una “zona urbana degradata”.

Elemento che secondo Bruxelles impedirebbe al Comune di Firenze di accedere ai 55 milioni di euro del PNRR sui quali però Palazzo Vecchio faceva giustamente affidamento.

Non è chiaro neppure come la Commissione europea intenda ritirare il finanziamento già impegnato su una “progettualità…in via di realizzazione”. Il timing e le modalità dello stop della Commissione europea restano palesemente incomprensibili.

Ora, la città di Firenze merita una risposta chiara da parte dell’esecutivo europeo. E con tutta una serie di deficit strutturali che sconta il nostro Paese e di cui le amministrazioni locali si fanno carico ogni giorno, è grave alimentare la loro diffidenza. L’effetto sarebbe devastante perché non saremmo in grado di spendere come invece dovremmo, bene e nei tempi previsti, tutte le risorse PNRR. E i territori hanno un ruolo fondamentale.

PNRR, IL FLOP DA EVITARE A TUTTI I COSTI

C’è poi almeno un altro aspetto che mi preoccupa. Il progetto dello Stadio Artemio Franchi, così come quello dello stadio di Venezia, è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Mi spiego.

La Corte dei Conti, infatti, ha segnalato che il nostro PNRR sconta ritardi nell’avvio delle misure e delle riforme necessarie collegati ai diversi progetti. A cui si somma una burocrazia complessa incapace di assorbire e gestire la mole di sussidi e prestiti che stanno arrivando dall’Unione europea.

Come ho già evidenziato in precedenza, il fallimento del PNRR italiano è una prospettiva da evitare a ogni costo.

Sia perché si farebbe il gioco di chi in Europa non ha mai digerito il maxi piano di ripresa post pandemico, ad esempio, il blocco dei paesi frugali.

Sia perché l’Italia rischia di rimetterci tantissimo in termini di credibilità e prospettive di sviluppo.

Ricordo che al nostro Paese sono stati assegnati ben 209 miliardi di euro tra prestiti e sussidi. Più di ogni altro Stato membro. Risorse che abbiamo chiesto nel 2020, quando gli indicatori economici e sociali rivelavano già le profonde ferite inferte dalla pandemia Covid-19.

Nel frattempo però la ripresa, che resta comunque incerta anche per il contesto geopolitico attuale, non è davvero iniziata. Sono convinta che avremmo bisogno di tutte le risorse PNRR da maneggiare e spendere con cura, visione e lungimiranza per andare al passo con le trasformazioni in atto e con gli obiettivi ambiziosi necessari ed essere competitivi a livello europeo e internazionale. È una questione di importanza nazionale. Così ho deciso di fare la mia parte e di dare il mio contributo nell’interesse dell’Italia.