Agricoltura e Pnrr, ecco perché le regioni devono avere un ruolo chiave

Agricoltura e Pnrr

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresenta per l’Italia una grande opportunità per affrontare e superare la crisi economica e sociale innescata dal Covid-19.

Con l’approvazione definitiva del Piano da parte dell’Unione europea lo scorso luglio regioni e comuni sono state invitati a presentare progetti che possano contribuire a realizzare le sei missioni che il Pnrr si pone di realizzare:

  • Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura;
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • Istruzione e ricerca;
  • Inclusione e coesione;
  • Salute.

Agricoltura e Pnrr, il caso della Sicilia come monito

Il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali ha approvato finora 149 progetti regionali per l’attribuzione di 1.6 miliardi di euro del Pnrr. Tutti destinati ad agricoltura e infrastrutture irrigue.

L’unica regione a essere stata esclusa dai finanziamenti europei per ora è la Sicilia. Consorzi di bonifica ed enti idrici hanno presentato 31 progetti d’investimento, per un totale di 500 milioni di euro che, però, secondo il ministero non hanno soddisfatto i criteri previsti per la selezione.

Il caso della Sicilia può essere letto come un monito.

Il ministero ha bocciato i progetti perché privi:

  • di una indicazione adeguata sull’esecutività delle opere;
  • nel caso specifico sul risparmio idrico di cui avrebbe potuto beneficiare l’isola;
  • le aree in cui sarebbero sorte le opere;
  • le tecnologie da impiegare;
  • i benefici ambientali che sarebbero derivati dai progetti;

I piani avrebbero dovuto soddisfare tutti i criteri contemporaneamente.

Il ministero ha spiegato che tali criteri erano ben noti alle regioni, perché approvati da due decreti ministeriali, cui era stata informata anche la Conferenza Stato-Regioni, riunitasi il 23 settembre 2021.

Agricoltura e Pnrr, le risorse Ue per la spesa regionale

Il Next Generation Eu è collegato al Bilancio europeo. Tra il 2014 e il 2020, prima della pandemia, l’Europa ha stanziato oltre 460 miliardi di euro a favore della spesa regionale.

Tra le voci ritenute più importanti, dopo occupazione, competitività, coesione economica, sociale e territoriale, “figura crescita sostenibile: risorse naturali”.

Una voce entro la quale confluiscono tutti i finanziamenti per l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la pesca, l’ambiente e l’azione per il clima.

Mille miliardi di euro: è lo stanziamento complessivo per il quadro finanziario pluriennale che copre il periodo 2021-2027. Di cui 356,4 miliardi di euro saranno destinati alla voce di investimento risorse naturali e ambiente.

Agricoltura e Pnrr, la PAC affida alle regioni un ruolo centrale per “piani strategici”

Rispetto alla Politica agricola comune (PAC), l’Unione europea s’impegna in particolare a dare finanziamenti significativi e a modernizzare tutto l’impianto per contribuire alla ripresa post Covid.

Proprio la PAC attribuisce un ruolo centrale alle regioni per la realizzazione di piani strategici per l’agricoltura.

Sono convinta che una integrazione tra la PAC e la direttiva quadro sulle Acque 2000/60 (DQA) sia necessaria per raggiungere gli obiettivi di tutela delle risorse idriche che non riguarda solo la Sicilia.

Gli ultimi dati raccolti dal SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) raccontano come ci sia molto da fare su questo fronte in Italia e in Europa. La direttiva quadro infatti aveva fissato l’obiettivo di qualità “buono” delle acque al 31 dicembre 2015.

Purtroppo, al 2020, lo stato ecologico e chimico dei fiumi e dei laghi italiani non sono ancora in linea con la direttiva.

Sottolineo che l’agricoltura, dove peraltro viene impiegato il 60% delle risorse idriche, svolge un ruolo da protagonista nella gestione di un territorio. Tramite azioni sinergiche sia nella fase di definizione sia in quella di attuazione di determinati progetti, oltre che di implementazione e monitoraggio, le regioni possono ottenere effetti ambientali positivi diffusi.

Dotarsi quindi di personale amministrativo competente è fondamentale. Come lo è responsabilizzare gli enti nel mettersi al lavoro per progetti ambiziosi e validi.

Non possiamo permetterci di perdere risorse importanti che, se investite correttamente, consentiranno alla nostra agricoltura di diventare la locomotiva del processo di transizione ecologica. Con la prospettiva di un ulteriore spinta per il settore a livello nazionale.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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