G20 Firenze, perché sostengo la Carta sull’agricoltura del futuro

G20 Patuanelli

Raggiungere la sicurezza alimentare, assicurando a tutti adeguati livelli di nutrizione, garantire sistemi alimentari sostenibili e resilienti, senza lasciare indietro nessuno. Sono questi gli ambiziosi obiettivi con i quali si apre la Carta di Firenze per l’Agricoltura del futuro.

Il documento rappresenta l’atto conclusivo della due giorni di vertice tra i ministri dell’Agricoltura dei paesi del G20, riunitisi nel capoluogo toscano al fine di tracciare l’indirizzo strategico dell’agricoltura del domani.

Nei ventuno punti in cui la Carta è suddivisa rintracciamo più volte il termine “sostenibilità”, declinata nelle sue tre dimensioni: economica, sociale e ambientale.

Il Covid-19 ha mostrato a tutto il mondo la fragilità dei nostri sistemi di produzione alimentare. Sistemi che, sebbene abbiano dimostrato una buona capacità di resistere e adattarsi agli choc provocati dalla pandemia, sono risultati in parte inadeguati. Così è emersa la necessità di ripensare e riorganizzare i modelli di approvvigionamento in chiave sostenibile.

 

G20 Firenze, obiettivo “Fame zero” ma con cibo sano per tutti

Il mondo ha bisogno di una maggiore diffusione del cibo “sano”.

Per questo ritengo che l’obiettivo principale debba essere quello di favorire le produzioni a filiera corta che garantiscono più di altre l’accesso al cibo in quantità sufficienti e in modo economico e sicuro.

Sono convinta che solo ampliando la disponibilità di cibo prodotto, potremo rafforzare le catene del valore a livello locale. E promuovere una economia circolare delle risorse alimentari.

Dobbiamo il prima possibile abbandonare del tutto le cattive abitudini di produzione o anche quelle più costose. È invece importante facilitare la transizione verso diete più nutrienti e sane, come la dieta Mediterranea. Utilizzando meno risorse sia a livello produttivo sia nella fase del trasporto e della distribuzione.

La lotta agli sprechi e il raggiungimento dell’obiettivo “Fame Zero” previsto dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sono state un altro tema su cui si sono soffermati i ministri dell’Agricoltura riunitisi a Firenze.

Nonostante l’aumento delle produzioni, infatti, ancora un quarto della popolazione mondiale soffre d’insicurezza alimentare. I dati relativi allo spreco sono preoccupanti sia dal punto di vista economico ma anche e soprattutto etico.

Ogni anno nel mondo viene sprecato quasi un miliardo di tonnellate di cibo, circa il 17% del totale prodotto. Tra i colpevoli ci sono soprattutto le abitazioni private, dove si butta in media l’11% del cibo acquistato. Leggermente più basso il dato di mense e rivenditori, dove lo spreco è rispettivamente del 5% e del 2%.

 

G20 Firenze, dall’agricoltura risposte contro il cambiamento climatico

Allo stesso tempo è fondamentale che il mondo sia in grado di dare risposte coordinate ed efficaci anche sul piano ambientale. Compresa la lotta al cambiamento climatico i cui preoccupanti effetti sono sotto gli occhi di tutti. Eventi meteorologici estremi, parassiti, malattie di animali e piante mettono costantemente a rischio la stabilità dei sistemi alimentari in ogni parte del mondo.

Come ha sottolineato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, all’Assemblea generale dell’ONU del 24 settembre scorso, è necessario agire subito per tutelare il Pianeta e rendere sostenibile la crescita economica e garantire un futuro alle giovani generazioni.

L’agricoltura può e deve dare un contributo al percorso di transizione verso sistemi alimentari compatibili con la salute del Pianeta e dell’Uomo. E lo strumento chiave in tal senso è l’innovazione. Recenti sviluppi in campo tecnologico consentono di rivedere interi processi produttivi.

L’Unione europea sta facendo la sua parte. Nella nuova PAC, infatti, le forme più avanzate di tecnologia e innovazione sono sintetizzate col termine “agricoltura di precisione”.

Fondamentale per il raggiungimento di un’agricoltura più sostenibile sarà il rafforzamento della cooperazione tra i membri del G20 e i paesi in via di sviluppo. In particolare la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo della capacità di produzione interna più adatte alle esigenze locali per contribuire alla resilienza e al recupero dell’agricoltura e delle comunità rurali.

Sul tema dell’innovazione ha insistito molto anche il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, che ha sottolineato l’importanza del “trasferimento tecnologico” tra i paesi per consentire al settore agricolo di vincere la sfida della transizione verso la sostenibilità.

 

G20 Firenze, dalle parole ai fatti: no alle guerre tra marchi dannose alla causa della sostenibilità agricola

Condivido a pieno le parole di Patuanelli: “Il Pianeta non aspetta”. Non c’è più tempo da perdere. Anche nel settore agricolo ciascuno Stato deve accelerare: la “sostenibilità” deve trasformarsi in un imperativo categorico. Abbiamo bisogno di standard comuni, questo sia in Europa e sia nel resto del mondo. Affinché dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute.

Sul piano ambientale e dell’innovazione, l’Italia è già in parte all’avanguardia. Non mancano infatti start up e centri di ricerca impegnati in progetti per rendere sempre più avanzate, affidabili ed efficaci le applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica all’agricoltura.

Oltre a questo sarà fondamentale che il nostro Paese preservi, con l’appoggio dell’Unione europea, i tanti prodotti di qualità che rappresentano eccellenze riconosciute in tutto il mondo. Richiamo qui la vicenda del Proseck croato, l’episodio più recente di Italian sounding che di certo non agevola il percorso dell’agricoltura verso la sostenibilità ambientale e sociale.

Assieme ad altri esponenti, italiani e stranieri, di tutte le forze politiche, ho firmato una interrogazione con cui abbiamo chiesto di rifiutare senza mezzi termini la richiesta della Croazia di registrare il marchio Prosek. Questo per favorire il made in Italy. Ma anche per scongiurare in futuro una vera e propria “guerra tra marchi” che ritengo dannosissima per l’Italia e per tutta l’Unione europea.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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