Autotrasporti, rischio paralisi al confine. Subito task force Ue

Solo un paio di giorni fa (6 settembre, ndr) il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha attaccato il Commissario europeo, Paolo Gentiloni: “Il Commissario europeo italiano sembra straniero”. In gioco, al momento ci sono diverse partite cruciali per l’Italia e per il governo Meloni.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) su cui siamo in ritardo. La proposta di revisione presentata in estate, ancora al vaglio di Bruxelles, che non convince. O, ancora, la riforma del Patto di Stabilità e Crescita su cui proprio il Commissario europeo Gentiloni sta lavorando da mesi ma il cui esito dipenderà molto da come il governo Meloni si comporterà in Consiglio europeo. Della revisione del Patto ho scritto diffusamente qui.

DEI TRASPORTI E DELLE INFRASTRUTTURE SALVINI PREFERISCE NON PARLARE

Non solo. La settimana scorsa, la tragedia avvenuta a Brandizzo, in Piemonte, in cui hanno perso la vita cinque operai, di cui due 22enni con salari da 800 euro al mese e non specializzati, ha portato sotto la luce il tema della salute e della sicurezza, come sempre accade quando le morti bianche finiscono per riempire le pagine dei giornali.

La strage di Brandizzo riguarda il settore dei trasporti. E, soprattutto, chiama in causa il ministro Salvini che ha prima annunciato investimenti per 10 miliardi di euro al fine di “velocizzare, modernizzare, e potenziar[le] ovunque”.  E poi ha omesso di dire che la revisione del PNRR, presentata a fine luglio, ha già escluso importanti finanziamenti.

Secondo quando riportato anche dal Domani giornale, infatti, i tagli del PNRR colpiranno l’Alta velocità del Sud e la linea Roma-Pescara per 1,3 miliardi di euro. Il ministro Fitto ha poi espunto dal PNRR circa 500 milioni di euro destinati all’Ermts, sistema di gestione del traffico ferroviario che doveva servire ad aumentare la sicurezza della circolazione. Al ministro non resta che distrarre l’attenzione dei cittadini e delle cittadine dal suo operato e dalla sua linea politica. Vedasi anche il capitolo appalti.

CAOS AUTOTRASPORTI AL CONFINE

C’è poi il tema del caos autotrasporti al confine che richiederebbe una proficua capacità di dialogo con l’Unione europea per risolvere il problema della circolazione delle merci su gomma, e in modo particolare con l’Austria su cui il ministro Salvini non ha ancora avanzato alcuna soluzione.

Della questione, quindi, mi sono fatta carico presentando, il 29 agosto scorso, una interrogazione parlamentare urgente alla Commissione europea. Prima di tutto perché sono convinta che non basti solo andare contro l’Europa. Peraltro per slogan. Al contrario. Occorre offrire delle proposte.

Tutti concordano sul fatto che la decisione dell’Austria di bloccare il Traforo del Brennero rappresenti una restrizione grave alla libera circolazione delle merci nell’area Schengen. Le ripercussioni, nel medio e nel lungo periodo, saranno molto pesanti per le imprese e le famiglie italiane ma anche per il settore degli autotrasporti e della logistica.  

VECCHIE E NUOVE CRITICITÀ

La frana caduta il 27 agosto scorso su una strada statale in Savoia, in Francia, appena al di là del confine con l’Italia, ha portato alla chiusura temporanea del Traforo del Frejus, aggiungendo altro caos a una situazione da tempo insostenibile per il settore degli autotrasporti. L’ultima ondata di maltempo, dipesa dagli effetti negativi del cambiamento climatico, che ha interessato l’Europa centrale ha messo a durissima prova l’import e l’export italiano e il trasporto delle merci su gomma.

Brennero, Tarvisio, Ventimiglia, Sempione, Fréjus, Monte Bianco e San Gottardo sono le nostre porte di accesso all’Europa centrale, da cui ogni anno transitano 170 milioni di tonnellate di prodotti, circa il 60 per cento dell’import e dell’export che l’Italia intrattiene con il resto del mondo. Ma nonostante la loro importanza, il sistema dei trasporti e le sue infrastrutture sono condannate a debolezze strutturali.

Da tempo Italia e Germania contestano le politiche sempre più restrittive che l’Austria ha adottato nei confronti dei camion che utilizzano il tratto autostradale del Brennero, chiedendo tra l’altro un intervento della Commissione europea per garantire la libera circolazione delle merci. Finora non ci sono stati risultati, anzi. L’Austria ha di nuovo confermato le limitazioni.

Il quattro settembre scorso era inoltre prevista la chiusura del Traforo del Monte Bianco (poi slittata al 18 dicembre prossimo) per lavori di ripristino della struttura che, a fasi alterne, dureranno per anni e metteranno a dura prova il traffico su gomma. Per l’Italia, il commercio e i trasporti nazionali, le decisioni del tutto arbitrarie assunte dall’Austria ma anche le lacune infrastrutturali in particolare della Regione Liguria rischiano di aggravare una situazione che non è stata mai affrontata nella maniera adeguata.

NECESSARIO L’INTERVENTO DELL’EUROPA

Ho ritenuto, quindi, importante raccogliere la denuncia e le preoccupazioni di tutte le associazioni del settore del commercio e dei trasporti le quali hanno già stimato perdite economiche per milioni di euro al giorno avendo come unico sbocco verso l’Europa il solo confine ligure.

Nei giorni immediatamente successivi alla frana del Frejus, infatti, ho presentato subito alla Commissione europea un’interrogazione parlamentare (interrogazione trasporti 29.08.23) con la quale ho chiesto di istituire una task force europea per dare risposte immediate e concrete all’autotrasporto e alla intera filiera dei servizi a livello nazionale.

È tempo di risolvere il problema del Brennero, che da anni, limita la piena ed effettiva libera circolazione delle merci nell’area Schengen ai confini tra Austria, Italia e Germania. Ed è tempo che la Commissione europea agisca, avviando una procedura di infrazione nei confronti dell’Austria.

UN AGGRAVIO DEI COSTI PER IMPRESE E FAMIGLIE

Lo slittamento della chiusura del Traforo del Monte Bianco necessaria per effettuare lavori di manutenzione sia la finestra per agire ora e mettere fine a una situazione insostenibile per il nostro Paese. L’invito allora al ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, a dialogare con la Commissione europea per far conoscere i danni economici ingiusti che l’Italia rischia di subìre, se non saranno adottati provvedimenti ad hoc.

È noto da tempo che la regione Liguria da sola non è in grado di gestire il traffico delle merci né via mare né via terra. A denunciarlo è la Federazione Italiana Autotrasportatori prima interlocutrice per la interrogazione parlamentare da me presentata il 29 agosto scorso. Pesano, in modo particolare, i tanti cantieri ancora aperti da Ponente a Levante.

NO ALLA PARALISI DEGLI AUTOTRASPORTI

Va scongiurata una paralisi del transito delle merci italiane da e verso l’Europa e da e verso l’estero che avrebbe ricadute pesanti sul Prodotto interno lordo, le filiere produttive e il made in Italy. Un aggravio dei costi per le aziende che importano ed esportano prodotti con un aumento dei prezzi per il consumatore finale logicamente a cascata dovuto alle ripercussioni economiche sul settore dei trasporti e della logistica che devono già pagare elevate tariffe chilometriche.

In Italia infatti il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di quello imposto in Francia (1,08 euro/chilometro) e Germania (1,04 euro/chilometro), ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia.

Si tratta di un aggravio per gli operatori economici italiani superiore dell’11 per cento rispetto alla media europea e ostacola lo sviluppo del potenziale economico del Paese, in particolare per i settori per i quali il sistema degli autotrasporti e della logistica risultano cruciali, come nel caso del sistema agroalimentare nazionale. Punta di eccellenza dell’export made in Italy.

RISCHI PER I PRODOTTI DEPERIBILI

Dalla frutta alla verdura, dai formaggi ai prosciutti il caos dei trasporti ai valichi di frontiera mette a rischio soprattutto le merci deperibili che per la loro corretta conservazione non possono affrontare gli allungamenti dei tempi di trasporto e per le quali è strategico abbreviare il più possibile l’intervallo fra il momento della raccolta e l’arrivo sugli scaffali per la vendita. Senza contare il fatto che il cronico gap logistico nazionale favorisce la concorrenza straniera e mette a rischio il record dell’export agroalimentare che ha raggiunto i 60,7 miliardi nel 2022.