Calamità naturali e crisi climatica: subito Piano di prevenzione Ue

calamità naturali

Incendi, siccità e alluvioni anche quest’anno non hanno risparmiato molte Regioni italiane ed europee. Vere e proprie catastrofi naturali che per essere gestite richiedono con urgenza la messa a punto di una strategia di prevenzione e di adattamento al rischio che guardi agli eventi estremi non più come fenomeni eccezionali bensì strutturali.

 

UE E ITALIA SEMPRE PIÙ VULNERABILI ALLE CALAMITÀ NATURALI

La vulnerabilità agli eventi climatici estremi è aumentata diffusamente in tutta l’Unione europea. Sempre più territori sono in pericolo per l’impatto di terremoti, dell’erosione del suolo, delle inondazioni e della siccità. Secondo uno studio pubblicato a ottobre 2022 dal Centro per la conoscenza e la gestione del rischio della Commissione europea, dal 2005 l’Italia è il Paese europeo ad “alta vulnerabilità stabile nel tempo alle catastrofi naturali”. E lo sarà anche per i prossimi dieci anni in assenza di politiche di prevenzione adeguate.

IL FONDO EUROPEO DI SOLIDARIETÀ DA SOLO NON BASTA

A dimostrazione della estrema fragilità del nostro territorio, ci sono i dati relativi all’utilizzo delle risorse del Fondo di solidarietà messo a disposizione dall’Unione europea per permettere interventi di emergenza e riparare i danni provocati dalle calamità naturali. L’Italia, infatti, in questi anni, è stato il primo beneficiario europeo. Dall’attivazione del Fondo di solidarietà nel 2002 quasi un terzo degli 8,2 miliardi di euro complessivi – circa 3 miliardi – sono andati all’Italia, il doppio della Germania seconda beneficiaria con 1,6 miliardi.

Nel corso del 2023, forti ondate di calore e siccità prolungata si sono alternate ad altrettanto forti alluvioni che hanno provocato gravi danni alle economie locali. Ad esempio, le violente piogge che si sono abbattute sull’Emilia-Romagna lo scorso maggio per 8,8 miliardi di euro di danni. Di questi, 4,3 miliardi riguardano fiumi, strade e infrastrutture pubbliche.

Cifre da capogiro per le quali il governo ha chiesto all’Unione europea di poter accedere alle risorse del Fondo di solidarietà quasi al termine delle 12 settimane di tempo previste per poter avanzare la richiesta.

CALAMITÀ NATURALI OCCORRE PREVENZIONE

Il nostro Paese però non è naturalmente l’unico a essere esposto alle conseguenze disastrose degli eventi climatici estremi. I fondi del 2023 infatti saranno quasi totalmente assorbiti dai tre disastri naturali in Italia, Romania e Bulgaria. È necessario quindi guardare al futuro.

Il Parlamento europeo ha proposto di aumentare le risorse disponibili alla luce della revisione del Quadro finanziario pluriennale.

Ma appare chiaro che il Fondo di solidarietà da solo non è più sufficiente. Serve lungimiranza. Per mettere fine ai tanti copioni già visti, di vite spezzate, economie locali distrutte e ricostruzioni senza fine. L’Unione europea deve fare la sua parte. Con particolare attenzione al dissesto idrogeologico, una vera e propria emergenza per il nostro Paese (e non solo).

Sì, dunque, a un Piano europeo per consentire un dialogo diretto con i territori – Regioni e Comuni – affinchè le risposte possano essere più vicine ai bisogni effettivi delle comunità locali. Dobbiamo agire insieme per la prevenzione contro frane, alluvioni ed erosione del suolo. Tale piano europeo di prevenzione deve essere affiancato subito da una Strategia europea sulla gestione dell’acqua che la renda una risorsa strategica. L’Italia è a rischio desertificazione entro il 2050. 

DAL GOVERNO MELONI SOLO TAGLI E NESSUNA STRATEGIA

calamità naturaliÈ interesse di tutti i paesi europei, anche di quelli che finora credevano di essere più al riparo dagli eventi climatici estremi. Sicuramente è interesse dell’Italia, dove però le destre sono più preoccupate a remare contro l’Europa. A tagliare i fondi PNRR – il via libera della Commissione europea alla revisione proposta dal governo Meloni non ci ha fatto cambiare idea nel merito dei tagli in tutto 16 miliardi di euro di cui una parte destinati proprio alla prevenzione dal dissesto idrogeologico – o a negare l’evidenza che esista il cambiamento climatico. Che, invece, va gestito nelle sue conseguenze economiche, sociali e ambientali.

Basta quindi piangere per morti e distruzioni quando sono evitabili. Le catastrofi naturali, in modo particolare gli eventi climatici estremi sono aumentate in modo esponenziale negli ultimi 20 anni, pesando per decine di miliardi di euro sui Bilanci nazionali e pregiudicando il futuro di comunità intere. Anche sul fronte delle calamità naturali, la solidarietà e la visione di un futuro nuovo devono camminare insieme.