Cambiamento climatico, la sfida e il futuro dell’Europa

cambiamento climatico

Le scorse settimane sono state particolarmente difficili per il nostro Paese. Letteralmente spaccato a metà tra ondate di caldo anomalo, incendi e siccità prolungata al Sud, e alluvioni al Nord. Tutte, facce della stessa medaglia: quella del cambiamento climatico. Una crisi che va affrontata con competenza, serietà e lungimiranza.

SUL CLIMA DATI ALLARMANTI

Secondo i dati forniti da Copernicus, ente del programma spaziale europeo, il mese di luglio è stato il più caldo mai registrato nella Storia. Le temperature elevate hanno avuto conseguenze disastrose sulla vita delle persone, sull’ambiente e sull’economia dei territori.

Conseguenze disastrose sono state provocate dalle piogge torrenziali che si sono abbattute nel corso degli ultimi mesi in diverse regioni del Paese: Calabria, Emilia Romagna e più recentemente Lombardia. I danni stimati restano al momento solo parziali.

LA CRISI CLIMATICA E I DANNI ECONOMICI

Ad esempio, la regione Emilia Romagna ha calcolato provvisoriamente 8,8 miliardi di euro di danni. Di cui 4,3 miliardi riguardano fiumi, strade, infrastrutture pubbliche. Cifre da capogiro. In Lombardia, le precipitazioni violente e improvvise hanno costretto la regione a chiedere al governo lo Stato d’emergenza presentando una stima dei danni ripartita per i diversi Comuni colpiti (Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese, Milano che ha subìto ingenti danni per oltre un milione di euro tra pubblico e privato, infine, Mantova).

Ai danni provocati dalle alluvioni, si aggiungono quelli degli incendi che hanno devastato la Sicilia e che hanno messo a rischio la salute e la sicurezza dei cittadini e delle cittadine. In questo caso, la stima dei danni si aggira per ora su circa 200 milioni di euro che è difficile basteranno per rimettere in sesto edifici danneggiati, ettari di vegetazioni andati in fumo, conseguenze sul turismo, gli agricoltori e le imprese.

Il cambiamento climatico, quindi, è una emergenza che colpisce l’economia, le comunità, distrugge territori, infrastrutture pubbliche e mette in ginocchio i privati coinvolti. L’aumento delle temperature nel nostro Paese, in media più alto rispetto al resto dell’Unione europea, è una minaccia seria e concreta.

Sono convinta che sia profondamente sbagliato continuare a gestire questi eventi climatici estremi come fenomeni eccezionali. Non si addice più la parola maltempo per le alluvioni devastanti in Emilia Romagna e in Lombardia o il caldo record che ha alimentato gli incendi in Sicilia frutto della mano dell’uomo e dell’assenza di prevenzione. Dobbiamo imparare (e in fretta) a gestirli come fenomeni strutturali. Non c’è altra via d’uscita. Per farlo però occorre prima di tutto che il governo Meloni la smetta di strizzare l’occhio ai negazionisti della crisi climatica, a prendersi gioco dei giovani e del loro futuro, come ha dimostrato il ministro Salvini in questo intervento. O, infine, aspetto più importante, di porre inutili veti sulle politiche ambientali europee.

MA PER LE DESTRE IL PROBLEMA NON ESISTE

Purtroppo, quello del cambiamento climatico sta diventando un tema sul quale il dibattito politico e pubblico si è già fortemente polarizzato. Colpa degli ultraconservatori europei e di leader come Meloni, Morawiecki, Orbàn, Orpo, Abascal solo per citarne alcuni, estremisti, sovranisti e nazionalisti che non credono nel cambiamento climatico.

Ma aggiungo anche che il pericolo più grande sia oggi rappresentato dalle alleanze elettorali tra popolari e ultraconservatori. I moderati di destra commettono un grosso sbaglio a cercare un afflato con i sovranisti europei. Prendiamo il caso della votazione sulla Nature Restoration Law. La nuova legge sul ripristino della natura approvata dal Parlamento europeo nel corso della Plenaria del 12-14 luglio scorso che ha visto i moderati di destra, per puro tornaconto elettorale, cercare una sponda con gli ultraconservatori mettendo a rischio, con la proposta di rigetto della legge, la stabilità europea e la possibilità di costruire politiche ambientali lungimiranti e necessarie per garantire un futuro alle prossime generazioni.

Occorrono subito buon senso e pragmatismo. Per contro estremismo e ideologia non servono a nulla, perché non offrono alcuna soluzione all’altezza di tutte le sfide ambientali, economiche e sociali che ci attendono negli anni avvenire.

Con il loro modo di fare, le destre europee, di fatto, indeboliscono l’Europa e non la rendono affatto più forte e più resiliente. Al Parlamento europeo, ho più volte constatato come le destre europee abbiano tentato diverse volte l’assalto al Green Deal e alle politiche ambientali europee sempre senza “sentire ragioni”. Sempre senza offrire proposte alternative all’altezza, quindi, in modo del tutto ideologico e peggio ancora negando la crisi climatica su cui la comunità scientifica internazionale ci sta mettendo in guardia da vent’anni.

POLITICHE AMBIENTALI CORAGGIOSE E REALISTICHE

A decidere il destino dell’Unione europea, non banalmente dei nostri territori, delle nostre economie e società saremo noi decisori politici che abbiamo una responsabilità enorme. Ne sento tutto il peso, ed è per questo che ho sempre scelto di stare dalla parte giusta, di certo non quella del compromesso al ribasso o del negazionismo climatico.

Sono da sempre convinta che le politiche ambientali per essere davvero efficaci devono essere ambiziose ma prima di tutto realistiche. Solo partendo dall’analisi di dati oggettivi e valutando l’impatto che le soluzioni proposte possono avere sui soggetti coinvolti si può evitare il rischio di creare nuove disuguaglianze e iniquità sociali.

Nel mio lavoro al Parlamento europeo ho sempre agito tenendo ben presente questo orientamento. Per questo ho votato a favore alla Legge sul Ripristino della Natura, e l’ho fatto sostenendo le proposte di miglioramento per superarne limiti e criticità. Ho sostenuto la direttiva europea sulle case green contro cui le destre europee, comprese quelle italiane, hanno sparato a zero! E ogni altra proposta ambientale presentando delle idee di miglioramento.

Idee costruttive.

DUE PROPOSTE CONCRETE

  • STRATEGIA EUROPEA SULL’ACQUA

Recentemente, ad esempio, mi sono occupata dell’uso sostenibile dell’acqua in agricoltura, e sono arrivata alla conclusione che occorra al più presto una strategia europea sull’acqua.

Come è noto, l’acqua è la risorsa naturale più a rischio con il cambiamento climatico. Al di là del settore agricolo, dunque, ragionando a livello comunitario questa strategia dovrà fornire principi generali affinché l’acqua venga riconosciuta come risorsa strategica. Strategica per l’ambiente e l’azione di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico. Per i territori e le comunità. Per l’economia sostenibile.

Me ne assumo da ora l’impegno.

  • INVESTIMENTI VERDI: FONDO UE AD HOC

Allo stesso modo, sono convinta che sia necessario creare un budget ad hoc per il cambiamento climatico e l’ambiente sfruttando in modo coerente e intelligente le risorse proprie dell’Unione europea. Tale budget che dovrà quindi essere svincolato dal quadro finanziario pluriennale europeo e basarsi sul raggiungimento degli obiettivi ambientali specifici, dall’industria all’agricoltura, dovrà dipendere dal Parlamento europeo. La creazione di un fondo ad hoc per la realizzazione delle politiche ambientali di medio e lungo periodo permetterà una gestione economico-finanziaria armonizzata e controllata ma soprattutto strutturale e non più “emergenziale” o “casuale”.

Ci sono investimenti imprescindibili. E sono quelli che riguardano la crisi climatica e la tutela dell’ambiente. Non è un caso che da sempre sostengo lo scorporo degli investimenti verdi dal calcolo del deficit per una ottimale riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Occorre però anche serietà e responsabilità nell’indirizzare tali investimenti strategici. A partire dal PNRR.

CLIMA, LA STRATEGIA SBAGLIATA DEL GOVERNO SUL PNRR

La proposta di rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dal governo Meloni, dopo dieci mesi di incertezza e ambiguità, sono convinta vada nella direzione sbagliata. Giudico fallimentare la strategia del governo Meloni di bruciare, letteralmente, miliardi di euro del PNRR destinati al dissesto idrogeologico dei territori e alla loro messa in sicurezza.

Giudico spregiudicata l’idea di affidare la transizione verde solo ed esclusivamente alle società partecipate tramite bonus a pioggia e agevolazioni fiscali. Non vedo e non vediamo al momento una seria progettualità né sulle azioni necessarie di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico né sul PNRR. Per questo, la nostra preoccupazione cresce ogni giorno che passa.