Etichettatura, più garanzie per miele, succhi di frutta e marmellate

miele

I rapporti commerciali con i paesi terzi, in particolare quelli con la Cina, non si limitano solo ai beni legati alla manifattura e all’hi tech. L’Unione europea infatti importa anche generi alimentari da diversi Stati extra UE per coprire la domanda del mercato interno. È fondamentale fare in modo che la sicurezza alimentare sia sempre garantita anche per quanto riguarda questo tipo di scambi commerciali.

Le importazioni dei prodotti alimentari possono essere i più problematici, soprattutto, per le nostre filiere agroalimentari. Filiere corte, aziende di piccole e medie dimensioni e tenute al rispetto di standard ambientali e sanitari più stringenti di quelli adottati nei paesi terzi.

L’Unione europea, ovviamente, non può chiudersi al mercato con l’esterno lato importazioni ma è importante che adotti tutta una serie di ‘precauzioni’ e strumenti per tutelare non solo le aziende europee ma anche la salute e la fiducia dei consumatori.

IL CASO DEL MIELE PRODOTTO IN CINA E IMPORTATO IN UE

Un caso che può aiutarci a comprendere meglio quello di cui sto parlando è il commercio del miele. Attualmente l’Unione europea non produce abbastanza miele per soddisfare la domanda e ne importa circa il 40% da paesi terzi.

Secondo una nuova analisi condotta dalla Commissione europea, una percentuale significativa del miele importato nell’Unione europea è sospettata di essere fraudolentemente alterata con sciroppi aggiunti. Pratica in aumento sostanziale rispetto agli anni precedenti.

I dati ci dicono che il 46% del miele importato dal mercato cinese non è conforme agli standard comunitari. Ma non c’è solo la Cina a destare preoccupazioni. Contestualmente, infatti, alla luce dei controlli effettuati il miele originario della Turchia presentava la percentuale relativa più elevata di campioni sospetti (93 per cento).

E ancora, la Brexit rischia di fare del Regno Unito uno Stato da cui guardarsi quando si parla di miele, visto che le importazioni da oltre Manica presentano un tasso di sospetto ancora più elevato (100 per cento). Probabilmente a causa del miele prodotto in altri Paesi e ulteriormente miscelato nel Regno Unito prima della sua ri-esportazione nell’Ue.

UN DANNO PER I PRODUTTORI EUROPEI

Controlli sostanzialmente insufficienti o inadeguati e l’assenza di norme specifiche sulla etichettatura dei prodotti importati dai paesi terzi ha danneggiato i produttori europei di miele costretti a competere con prezzi bassi e iper-competitivi, a discapito della qualità.

Il miele contiene naturalmente zuccheri e, secondo le norme europee in materia, deve rimanere puro, cioè non può essere addizionato di ingredienti. L’adulterazione avviene quando ingredienti come acqua o sciroppi di zucchero poco costosi vengono aggiunti artificialmente per aumentare il volume del miele.

Sebbene il rischio per la salute umana sia considerato basso, queste pratiche ingannano i consumatori e mettono in pericolo i produttori dell’UE che devono affrontare la concorrenza sleale di prodotti contenenti finanche ingredienti illeciti e a basso costo.

Ad esempio, il valore unitario medio dell’UE per il miele importato era di 2,32 euro al chilogrammo nel 2021, mentre gli sciroppi di zucchero ottenuti dal riso si aggiravano intorno a 0,40/0,60 euro al chilogrammo.

La differenza di prezzo dipende dunque da almeno due fattori.

  • la forte aggiunta di sciroppo di zucchero, molto economico e difficile da individuare durante i controlli alle frontiere in Europa
  • una definizione e un metodo di produzione del miele in Cina, come in altri paesi extra Ue, non conformi ai nostri standard.

DIRETTIVA COLAZIONI, I MIEI EMENDAMENTI

Il commercio del miele ora, così come molti altri prodotti comunemente utilizzati per le nostre colazioni quotidiane, tra cui marmellate e succhi di frutta, verrà normato da quella che è stata non a caso ribattezzata “Direttiva colazioni”. In realtà, la legge europea consiste in un pacchetto di direttive che stabiliscono i criteri per l’etichettatura di prodotti estremamente diffusi come miele, marmellate e succhi di frutta.

Le direttive risalgono tutte al 2001 e necessitano di un profondo aggiornamento sia alla luce delle nuove strategie europee di protezione dei propri prodotti, del contrasto alle frodi e contraffazioni, ma anche delle crescenti richieste dei consumatori di un’informazione chiara e trasparente sull’origine e la composizione dei prodotti al fine di un loro acquisto consapevole.

L’IMPORTANZA DELL’ETICHETTATURA

Per migliorarne l’efficacia e garantire maggiore trasparenza ai consumatori, ho quindi contribuito al miglioramento del testo presentato dalla Commissione europea con una serie di ambiziosi emendamenti.

Nel caso specifico del miele, considero importante che sull’etichetta di tutti i vasetti (anche i più piccoli) venga riportato il paese di origine. La Commissione, pur richiedendo di porre l’origine del prodotto, non stabilisce percentuali e soprattutto esclude i contenitori al di sotto dei 25 grammi, facendo un grande favore alla grande distribuzione che peraltro è quella che più di frequente ricorre a miscele di tanti mieli diversi.

Inoltre, se si tratta di una miscela di mieli, è fondamentale che sia chiaro al consumatore da dove questi provengono e in che percentuali sono presenti.

Lo stesso approccio di chiarezza e tutela del consumatore, mi ha portata a chiedere che anche le etichette di marmellate e succhi di frutta riportino con esattezza il paese di origine della frutta. Nel caso in cui questi prodotti siano composti da più tipi di frutta, dovrà essere indicata la percentuale della frutta proveniente da ciascun paese.

Inoltre, nel caso specifico dei succhi di frutta, ho richiesto esplicitamente che sia indicato in etichetta se ci sono zuccheri aggiunti e le quantità, promuovendo una netta riduzione del consumo di zuccheri soprattutto quelli raffinati che hanno un impatto decisamente negativo sulla salute e la nutrizione umana.

L’ETICHETTATURA TRASPARENTE IN DIFESA DEL CIBO DI QUALITA’

Garantire la trasparenza sull’origine e gli ingredienti dei prodotti è un dovere nei confronti di milioni di consumatori europei. Difendere le filiere corte e di qualità lo è altrettanto, imporre accordi commerciali vantaggiosi per l’Unione europea e non per i paesi terzi, oggi più che mai, impegnati a ridurre l’impatto ambientale della nostra economia è una priorità e una questione etica e di salute e sicurezza alimentare.

Il mio lavoro su questo pacchetto di direttive s’inserisce in un filone di attività legislative del Parlamento europeo che ha reso più sostenibile la PAC, ha elaborato la Strategia Farm to Fork, ha riformato il sistema di etichettatura europea e che ha a cuore la salute, l’ambiente e la qualità dei nostri prodotti.