Interferenze russe, rischio per le democrazie Ue: basta ambiguità!

Interferenze russe

Per l’Unione europea, il pericolo d’interferenze russe non è una novità. Già quattro anni prima, in occasione delle elezioni politiche del 2018, era emerso lo stesso rischio. Nel 2022, dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’Europa ha assistito a repentini cambiamenti politici nei paesi membri.

Ad esempio, in Francia, il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, leader di En Marche, ha perso la maggioranza in Parlamento in occasione delle elezioni di ‘mid-term’ nel giugno scorso a vantaggio dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. In Germania, complice la crisi del gas, a meno di un anno dalla formazione del governo, si sono verificate tensioni all’interno della coalizione semaforo, guidata dal cancelliere Olaf Scholz.

Inoltre, sono riesplose le tensioni tra Serbia e Kosovo, all’indomani della riconferma in Serbia del presidente, Aleksandar Vučić, il quale non sostiene le sanzioni occidentali contro la Russia. Di fatto la Serbia costituisce un buon avamposto russo nei Balcani, vicina alle posizioni ambigue dell’Ungheria nei confronti del presidente Vladimir Putin. Dal 2012 la Serbia è uno dei paesi candidati dell’area a entrare a far parte dell’Unione europea. Infine, Bruxelles ha guardato con preoccupazione alla caduta del governo Petkov in Bulgaria. Il quarto che non è riuscito a governare, dopo tre esecutivi sfiduciati in meno di un anno. 

Tra crisi pandemica, guerra in Ucraina, caro vita e rincaro dell’energia, l’Unione europea è particolarmente esposta alle interferenze russe. La Commissione ha chiesto agli Stati membri di rendere le istituzioni nazionali resilienti alle fake news, alla disinformazione, agli attacchi informativi e alla propaganda. Strumenti utilizzati dalla Russia per penetrare nelle dinamiche politiche ed elettorali dei paesi europei e influenzare l’opinione pubblica. Le interferenze russe in Europa, dunque, servono a destabilizzare l’Unione, a ottenere lo stop alle sanzioni, a minare i principi e i valori democratici e infine a generare un empasse politico nell’UE.

Interferenze russe, democrazie UE a rischio

Per meglio identificare il rischio d’interferenze russe e agire tempestivamente, nel settembre del 2020 è stata istituita una Commissione speciale (INGE). Il 9 marzo scorso, all’indomani dell’aggressione russa, al Parlamento europeo è stata votata a larga maggioranza una risoluzione contro le ingerenze straniere nella vita politica dei paesi europei e sulla disinformazione, elaborata dalla stessa Commissione speciale. Il documento ha accertato l’impreparazione dei paesi europei, compresa quella dell’Italia, nel difendersi dalle influenze dei regimi autocrati stranieri – Russia e Cina.

 

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Estrema destra, populismo ed estremismo

La risoluzione mette nero su bianco i rapporti tra alcuni partiti europei e il partito Russia unita di Vladimir Putin. Vengono citati accordi di cooperazione tra Russia unita e la Lega di Matteo Salvini, il partito di destra austriaco Freiheitliche Partei Österreichs e quello di estrema destra francese Rassemblement National guidato da Marine Le Pen. Il documento cita anche altri partiti europei, quello tedesco di estrema destra, Afd, le formazioni ungheresi Fidesz e Jobbik e infine il Brexit Party di Nigel Farage. Con gli anni, i partiti di estrema destra, populisti ed estremisti sono quelli che hanno stretto legami con la Russia. Legami diretti o indiretti che incidono sulla vita pubblica dei cittadini europei. E che secondo Bruxelles continuano a influenzare determinate scelte o messaggi politici in Europa.

Interferenze russe tramite fake news

La relazione, inoltre, dedica particolare attenzione anche al tema della disinformazione, soprattutto in ambiente digitale, spesso pilotata da potenze straniere. Nel nostro Paese, ad esempio, Facebook Italia ha chiuso numerose pagine dedicate alle fake news russe che esponevano milioni di utenti a contenuti fuorvianti su determinati temi, gli stessi che non a caso accendono di più il dibattito politico e pubblico in Europa come migrazioni e vaccinazioni. Le pagine condividevano questioni controverse, esacerbando le divisioni nella società italiana. Con lo scoppio della pandemia la disinformazione russa si è concentrata sulla crisi sanitaria. A sollevare la denuncia è stata la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che ha sottolineato come, oltre alla lotta al virus, per mesi si è dovuto combattere anche contro troll e teorie complottiste di vario genere.

Interferenze russe, il caso dell’Italia

A livello politico, uno degli esempi più eclatanti delle interferenze russe in Italia è l’indagine sui fondi segreti ricevuti da esponenti della Lega che sarebbero stati usati per orientare l’opinione pubblica italiana verso posizioni vicine agli interessi del Cremlino. Sono convinta che non possa passare inosservato l’atteggiamento del leader della Lega Matteo Salvini il quale, in occasione del meeting di Rimini, ha messo in dubbio l’efficacia delle sanzioni europee ed occidentali contro Mosca.

Così, Salvini fa il gioco del presidente russo Vladimir Putin che vorrebbe che l’UE ritirasse le sanzioni. Dire infatti che non stanno funzionando è una menzogna. Con questa affermazione, il leader della Lega è ambiguo sull’aggressione russa ai danni dell’Ucraina. E una fonte d’imbarazzo per l’Italia in Europa e nella Nato e una parte degli alleati del centro-destra.

Salvini mente, le sanzioni servono

A smentire Salvini ci sono ci sono due studi: uno europeo e l’altro internazionale. Lo studio della Commissione europea dimostra come le sanzioni stiano dando i risultati attesi, dopo 180 giorni di conflitto senza tregua. Oltre mille aziende hanno lasciato la Russia nel 2022, una emorragia che ha bloccato diverse catene produttive. L’inflazione ha superato il 40%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per determinati beni che la Russia non possiede né produce ma è costretta a importare.

Inoltre, l’embargo europeo sul petrolio inizia a pesare sulle casse del Cremlino che vende una parte del greggio prodotto a Pechino e Delhi. Oggi la Russia è fuori dal sistema Swift. E le previsioni del capo della Banca centrale russa, sono negative: da marzo a oggi Mosca ha già perso 100 miliardi di euro. Per il 2022 perderà il 10,4% di prodotto interno lordo, mentre la guerra di aggressione che doveva durare qualche settimana, dopo sei mesi è ormai un conflitto di logoramento.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.