L’Europa dei diritti tra pericoli e traguardi

Diritti umani

In un mondo in cui gli equilibri geopolitici stanno cambiando rapidamente e le organizzazioni internazionali sono deboli e sempre più ricattabili, i diritti umani universali, la Democrazia, e con essa, lo Stato di diritto sono a rischio.

L’Unione Europea non è immune da un generale indebolimento dei diritti e delle libertà fondamentali, soprattutto, se resistono o tendono a emergere modelli illiberali o autoritari, come quello del Primo ministro ungherese, Viktor Orbàn.

DIRITTI E LIBERTÀ IN EUROPA

In vista delle prossime elezioni, che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024, ho assunto l’impegno di visitare i territori per confrontarmi e parlare quanto più possibile di Europa con i rappresentanti della società civile, gli attivisti, le attiviste e i militanti del Partito Democratico.

Ospite dell’evento intitolato Diritti alla prova a cui ho partecipato a Roma il 23 febbraio scorso presso il Circolo Montagnola-Ardeatina, ho passato in rassegna le principali sfide che l’Unione europea dovrà affrontare in futuro per mantenere vivi e vitali i valori e i principi fondamentali che l’hanno ispirata e condotta fino ad oggi.

Dal caso di Ilaria Salis al Patto Asilo e Migrazioni. Ho condiviso tutta una serie di riflessioni politiche sullo stato dell’arte dei diritti in Europa. Convinta che anche quelli già acquisiti, molti dei quali riconosciuti e garantiti dai Trattati europei e dalle Costituzioni nazionali, siano minacciati. Nei casi più gravi, fortemente ridimensionati e sull’orlo di sgretolarsi. Difenderli deve essere un impegno costante e quotidiano.

ELEZIONI EUROPEE, CARTINA DI TORNASOLE

Sono convinta che le prossime elezioni rappresenteranno una cartina di tornasole sui diritti e sulle libertà fondamentali in Europa. Il punto di svolta per capire la direzione che l’Unione europea intende imboccare nei prossimi cinque anni su molteplici temi chiave legati ai diritti sociali e ai diritti civili.

Prima di tutto, i risultati delle elezioni europee ci diranno se nei prossimi cinque anni ci sarà una maggiore integrazione dell’Unione, o se invece, questo percorso, che si rende sempre più necessario e urgente per rafforzare il consenso dei cittadini e delle cittadine attorno alle Istituzioni Ue, si interromperà sotto le pressioni degli estremisti e sovranisti.

La riforma dei Trattati Ue, perciò, come è stato chiesto dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e poi dal Parlamento europeo, deve realizzarsi nella prossima legislatura. Affinché l’Unione possa consolidarsi come continente democratico e progredito, soprattutto, in termini di rispetto dei diritti umani universali e delle libertà fondamentali. Coerentemente alle tante battaglie politiche portate avanti dai Socialisti e Democratici.

LA PERICOLOSA DERIVA DELL’UNGHERIA

Il governo del Primo ministro Viktor Orbàn, ma anche quello della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ideologicamente alleati in Europa, è tra i principali nemici dei principi e dei valori sanciti dai Trattati europei. Entrambi sono da considerare soggetti politici pericolosi, perchè minacciano l’autorevolezza e la credibilità delle Istituzioni Ue.

Quante volte abbiamo sentito dire dalla Premier Meloni che l’Europa è più una matrigna che una madre quando minaccia gli interessi nazionali?

In questi anni però è stato il Primo ministro ungherese a passare dalle parole ai fatti, venendo tante volte allo scontro diretto con le istituzioni di Bruxelles. Dinanzi alla guerra russo-ucraina, Orbàn non si è fatto problemi a mantenere una forte ambiguità, conservando un piede nell’Unione europea e un piede nella Federazione russa.

Ha contrastato le sanzioni. Ha aggirato i divieti di approvvigionamento di gas e di petrolio provenienti dalla Russia. Ha continuato a stringere rapporti commerciali e a mantenere di fatto un canale aperto con il Presidente russo, Vladimir Putin, macchiatosi di una grave violazione del diritto internazionale dopo la invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022.

NO ALLA PRESIDENZA DI TURNO DELL’UNGHERIA

O ancora quante volte ha contrastato riforme importanti per il benessere dell’Europa e dei suoi cittadini e cittadine. Dichiarandosi apertamente contrario ai diritti civili, all’emancipazione delle donne e al progresso sociale. Il suo motto, condiviso anche da Giorgia Meloni in tante occasioni, è “Dio, Patria e famiglia”.

Insomma, Orbàn è da sempre una mina vagante in Europa, ma lo sono stati in generale o lo sono ora, tutti i governi nazionali appoggiati dalle destre estremiste. O quelli che le hanno normalizzate, potendo esprimere ministri chiave e persino primi ministri o presidenti. Un esempio: la Polonia del PiS.

Preoccupati di soggetti politici pericolosi ed estremisti, come Orbàn, al Parlamento europeo abbiamo proposto la richiesta di bloccare la presidenza di turno dell’Ungheria che decorrerà dal 1°luglio 2024. Allo stesso tempo, abbiamo chiesto di bloccare tutti i fondi destinati a Budapest – anche se dieci miliardi di euro sono stati sbloccati in cambio del via libera alla revisione del budget pluriennale europeo in occasione del Consiglio straordinario del 1° febbraio. E di applicare l’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea.

LA CLAUSOLA DI SOSPENSIONE

L’articolo 7 configura una cosiddetta clausola di sospensione e stabilisce:

[…] la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea (Unione) (come il diritto di voto in seno al Consiglio dell’Unione europea) qualora un paese violi gravemente e persistentemente i principi su cui si fonda l’UE, come definito nell’articolo 2 del trattato sull’Unione europea (il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali, ivi compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze). Restano per contro impregiudicati gli obblighi che incombono al paese stesso.

CASO SALIS: L’UNGHERIA TIENE IL PUNTO E L’ITALIA TERGIVERSA

Al di là della sospensione dei diritti di adesione dell’Ungheria in qualità di Stato membro dell’UE, più facile a dirsi che a farsi, resta tristemente capofila dei paesi europei non in linea con i principi e i valori sanciti dai Trattati. Circa la metà dei fondi Ue di cui sarebbe beneficiaria restano congelati, sotto la responsabilità della Commissione europea, per la violazione dei diritti delle minoranze, dello Stato di diritto, della indipendenza della magistratura e per la limitazione della libertà di stampa.

L’Ungheria si è recentemente macchiata anche di un’altra grave violazione, tenuta a lungo taciuta dal governo italiano: il caso di Ilaria Salis è la prova lampante delle condizioni in cui versa la Democrazia ungherese, coerente sì al modello di Democrazia illiberale di Orbàn, ma lontana anni luce da quella dei Trattati europei.

GOVERNO MELONI COMPLICE

Dopo un anno di silenzio, solo quando il caso di Ilaria Salis si è trasformato in un caso mediatico e molti nodi sono venuti al pettine, abbiamo scoperto che il governo italiano non aveva fatto nulla per proteggere la connazionale pur avendone gli strumenti, solo per non disturbare l’alleato in Europa. Perciò, non una parola da parte della Presidente del Consiglio Meloni che anzi ha manifestato la propria solidarietà a Orbàn per gli attacchi ricevuti in UE. Il governo italiano è intervenuto spudoratamente con lentezza e superficialità.

Rea di aver aggredito neonazisti ungheresi, Salis è stata a lungo detenuta in carcere in condizioni degradanti e vergognose per un Paese europeo.

Falso che l’Italia non poteva intervenire, come ha sostenuto invece in più di una occasione il ministro della Giustizia Nordio. Al contrario, l’Italia ha il potere di verificare che le condizioni di detenzione siano rispettose dei diritti umani fondamentali e quindi dei Trattati europei. Eppure, ripeto, non ha mosso un dito fino all’ultimo.

I motivi dell’inerzia dell’Italia, e della libertà con la quale l’Ungheria ha trattato in modo disumano questa donna sono due: il primo è che la legislatura è agli sgoccioli, la Presidente della Commissione europea von der Leyen (centrodestra) ha assunto una posizione più morbida nei confronti dei conservatori, che secondo recenti sondaggi dovrebbero attestarsi al terzo posto come forza politica al Parlamento europeo superando i liberali.

Il secondo è che mentre Meloni si è presa il merito di avere convinto Orbàn all’invio del nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina il 1° febbraio scorso, in realtà c’è stato uno scambio di reciproci interessi politici. Convinti di avere il consenso necessario per conquistare un ottimo risultato a giugno, Orbàn ha dichiarato di essere pronto a entrare a far parte della famiglia europea dei Conservatori e Riformisti (o ECR) di cui fa parte anche Fratelli d’Italia e di cui proprio Meloni è stata Presidente.

IL VOLTO DEI SOVRANISTI EUROPEI

DONNE, ABORTO E POLITICHE ILLIBERALI

In Ungheria, Fidesz, il partito di Orbàn, saldamente al potere da 12 anni, ha portato avanti tutta una serie di politiche illiberali. Ha modificato la Costituzione per restare saldamente al potere, ha indebolito il sistema giudiziario, controlla i media e l’istruzione pubblica, porta avanti una accesa propaganda contro la comunità LGBTQ+ e viola deliberatamente i diritti delle donne.

Il governo Meloni sembra ispirarsi sempre più a questo modello. A parte i continui attacchi alla stampa, e la fortissima lottizzazione delle reti televisive pubbliche, la Premier non ha portato avanti una sola proposta sull’emancipazione femminile. Anzi, sotto traccia, le destre italiane e in particolare proprio Fratelli d’Italia conducono delle campagne antiabortiste sui territori – il depotenziamento dei consultori in Abruzzo è un solo esempio – stringendo legami con associazioni Pro Life che come in Ungheria e in Polonia intendono indebolire, se non addirittura cancellare, il diritto all’aborto.

Mentre le donne ungheresi oggi che vogliono abortire sono tenute ad ascoltare per ore il battito del proprio feto, sottoposte a una tortura psicologica inimmaginabile e inaccettabile, in Italia è stata recentemente depositata alla Camera dei Deputati una proposta di legge alla stregua dell’Ungheria.

Cosa farà il governo Meloni?

IL NODO DEI MIGRANTI

Da tempo i diritti umani vengono violati soprattutto quando ci sono di mezzo i migranti. L’idea di un’Europa fortezza, sostenuta da Orbàn così come da molte altre forze conservatrici, è stata fortemente osteggiata dal Parlamento europeo negli anni scorsi, peccato però che poi sul piano politico e legislativo non siano stati fatti passi in avanti.

La riforma del Patto Asilo e Migrazioni, che rafforza la sicurezza delle frontiere esterne dell’UE, aumenta i finanziamenti per i respingimenti dei migranti ai confini. Politica dei respingimenti che non apporta alcun beneficio e non offre soluzione alcuna neppure alla gestione dei migranti economici, destinati ad aumentare nei prossimi anni, con l’acuirsi del cambiamento climatico, della povertà e della fame nel mondo.

Ho criticato il Patto Asilo e Migrazioni. Perché mi aspettavo di più e meglio. L’UE è consapevole di quali siano oggi i principali problemi legati ai flussi migratori. Penso alla riforma mancata del Regolamento di Dublino, ai ricollocamenti dei richiedenti asilo in modo equo, ragionato e proporzionato tra tutti i paesi europei, ai ricongiungimenti familiari pressoché inesistenti. Il rischio è quello di un’Europa sempre più chiusa e intollerante.

GLI ERRORI ITALIANI TRA DIRITTI VIOLATI E DECISIONI DISCUTIBILI

Anche sul fronte dei migranti, il cui fallimento è da addebitare soprattutto alla attuale presidente della Commissione europea, il governo Meloni ha seguìto l’esempio dell’alleato ungherese. Adottando tutta una serie di politiche nazionali inutili.

Solo fumo negli occhi. Dal DL Cutro che ha indebolito la protezione speciale dei migranti, ma anche i salvataggi in mare da parte delle navi umanitarie, infine, smantellato definitivamente quel poco che restava del modello di accoglienza diffusa. Al Protocollo con l’Albania per la costruzione di CPR in un territorio extra-europeo. Iniziativa che per livello di follia politica non è da meno dei blocchi navali o delle recinzioni di filo spinato ai confini.

Insomma, il terreno dei diritti è fragile e complesso. Per questo occorre presidiarli costantemente e battersi per le violazioni, contro le ingiustizie che non fanno altro che indebolire l’Europa e tutti i paesi membri. Riuscire a isolare chi sfrutta la propaganda del migrante come nemico e invasore, e preferisce respingere, discriminare, minare i diritti delle donne, che gioca con l’ambiguità per arrivare a soddisfare solo i propri interessi è necessario e urgente perché i diritti e le libertà fondamentali restino i capisaldi del disegno e del ‘sogno’ europeo.