PNRR, che disastro! Meloni ammetta i ritardi

PNRR

L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sta assumendo sempre più i contorni di una farsa. La Premier Giorgia Meloni non perde occasione per mettere in evidenza un presunto doppio primato: “essere la prima Nazione in Europa a presentare la richiesta e a ricevere dalla Commissione europea la quarta rata, ma anche, a presentare entro il 2023 la richiesta per la quinta rata”.

Ma Giorgia Meloni ha il vizio di raccontare le cose a metà. Ha il vizio della omissione di informazioni “scomode” che raccontano una realtà ben diversa.

LE VERITÀ TACIUTE SUL PNRR

Le criticità legate al piano italiano di ripresa e resilienza sono tutt’altro che risolte. In più di un’occasione ho segnalato la mancanza di informazioni relative allo stato di avanzamento dei progetti finanziati con il PNRR. Dati mai resi pubblici dal governo e dei quali abbiamo notizia solo grazie ai report dei pochi soggetti istituzionali che vi hanno accesso.

È il caso, ad esempio, dell’ultima relazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) con dati aggiornati al novembre 2023. Dall’analisi di questo report emerge un quadro molto preoccupante.

Nel 2023 abbiamo speso appena il 7,4% del totale delle risorse programmate inizialmente, il 75% dei progetti è in ritardo e solo il 6,3% risulta concluso. In affanno, il Mezzogiorno dove l’Unione europea ha raccomandato di spendere bene e in tempo le risorse.

I progetti PNRR devono essere realizzati entro il 2026, ma come conferma anche il rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio, mai citato durante la conferenza stampa di inizio anno della Presidente del Consiglio, persistono innumerevoli criticità sulla progettazione e la esecuzione delle progettualità.

Facciamo, quindi, moltissima fatica a credere al governo, che nega ritardi e criticità. Come prevede il PNRR, il 2024 è l’anno dedicato ai cantieri. Per l’Italia sarà davvero realistico?

RITARDI IRRISOLTI CHE PENALIZZANO I TERRITORI

L’UPB infatti evidenzia che, sebbene i due terzi delle risorse disponibili siano state assegnate, i ritardi pesano nella messa a terra. Nella settimana in cui il governo plaude alla approvazione del disegno di legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata, sappiamo che i ritardi a cui richiama l’UPB sono legati principalmente al depauperamento degli enti locali, e nello specifico, delle pubbliche amministrazioni deputate a far camminare i progetti. Non è un caso che proprio al Sud si registri la minor capacità di spesa. È il Mezzogiorno, infatti, quella parte del Paese in cui c’è pochissimo personale a disposizione dei Comuni, Città metropolitane e Regioni.

Il PNRR aveva e ha l’obiettivo di ridurre i grandi divari che caratterizzano il nostro Paese. Tra questi anche quelli tra Nord e Sud. Eppure, l’obiettivo del 40% di risorse vincolate al Mezzogiorno rischia di non essere raggiunto. L’UPB rileva che le Regioni del Centro e del Nord registrano quote di gare avviate rispettivamente del 30,1 e del 27,7%, mentre su progetti localizzati nelle Regioni del Mezzogiorno sono state a oggi avviate gare per un importo complessivo pari al 19,3%. 

PNRR FONDAMENTALE PER LO SVILUPPO E LA COESIONE DEL PAESE

Siamo fortemente preoccupati di come il governo sta gestendo la partita del PNRR. Non abbiamo dubbi, anche i pochi dati disponibili smentiscono il trionfalismo della Presidente del Consiglio e delle destre al governo. Nella strategia delle mezze verità, Giorgia Meloni ha volutamente omesso di spiegare che i ritardi accumulati dall’Italia non sono a costo zero.

Ogni ritardo costa al Paese una diminuzione dei fondi richiesti, come è avvenuto per la quinta rata, passata da 18 miliardi a 10,6 miliardi di euro.

E che la revisione del PNRR è stata di fatto un fallimento. Primo: perché è servita solo a far guadagnare del tempo al governo italiano, tempo che sta per scadere. Secondo: perché svilisce gli obiettivi fondamentali per i quali l’UE ha concesso i fondi del Next Generation EU. Creare sviluppo, opportunità e benessere per tutti e tutte, a partire proprio dai territori. Insomma, il PNRR è una opportunità che passa una sola volta e che stiamo seriamente rischiando di perdere per sempre.

Anzi, nella peggiore delle ipotesi, se l’Italia non riuscirà a recuperare i ritardi accumulati nei prossimi tre anni, dovrà restituire i fondi o tagliare ulteriori progetti. In entrambi i casi, il Paese sarà costretto a rinunciare a una prospettiva di crescita fondamentale per rispettare anche i nuovi parametri previsti dal Patto di Stabilità.

IL RISCHIO FALLIMENTO DIETRO L’ANGOLO

Condivido, quindi, pienamente le preoccupazioni dei Comuni e delle Regioni che non hanno alcuna notizia certa su quali siano i territori coinvolti dalla rimodulazione del Piano approvata da Bruxelles né sulle nuove fonti di finanziamento e le modalità di impiego là dove il governo Meloni ha sottratto i fondi del PNRR. Pensiamo, ad esempio, alla prevenzione dal rischio del dissesto idrogeologico.

Se continuiamo di questo passo, a rimetterci saranno presto solo gli italiani e le italiane, i territori e le amministrazioni locali che facevano affidamento sulle risorse europee.