Proteine, approvata la strategia UE. Altro stop alla carne sintetica

La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha approvato la strategia sulle proteine. Soddisfatta del lavoro svolto, assieme al collega del Partito Democratico Paolo De Castro, siamo riusciti a stralciare la produzione e la commercializzazione della carne sintetica proposto dalla relatrice svedese di Renew, Emma Wiesner, nonostante la contrarietà dichiarata fin dalle prime discussioni da una vasta maggioranza dei membri della Commissione.

ALTRO STOP ALLA CARNE SINTETICA

Ricorderete sicuramente che la Commissione europea liberò circa due milioni di euro del fondo React Eu inizialmente destinati alla ripresa post pandemia a favore di due multinazionali olandesi. Sono convinta che la carne sintetica non è la soluzione né all’autonomia alimentare a cui l’Unione europea ambisce né al contrasto alla crisi climatica. La strada è quella dell’innovazione tecnologica. Degli investimenti sull’agricoltura 4.0, della riduzione degli sprechi alimentari, del sostegno al reddito dei piccoli agricoltori e dei piccoli allevatori.

La guerra in Ucraina e gli eventi climatici estremi che hanno ridotto i raccolti in tutta Europa sono i fattori principali che hanno spinto l’Unione a elaborare una strategia sulle proteine vegetali che da anni legano il Continente alle importazioni da paesi terzi con standard ambientali, sociali e di salute e sicurezza meno stringenti dei nostri.

Se coniugassimo tale strategia sulle proteine, alle battute finali, alla implementazione di un modello di agricoltura sostenibile e innovativo come quello che ho avuto la fortuna di osservare da vicino in Israele, sono certa che l’Unione europea raggiungerebbe livelli di autonomia e sicurezza alimentare adeguati alle sfide climatiche e geopolitiche che l’attendono nei prossimi anni. Non solo. In questo modo, l’Unione europea riuscirebbe a mettere al sicuro l’agricoltura, settore strategico dell’economia italiana ed europea.

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COSA PREVEDE LA STRATEGIA SULLE PROTEINE?

L’obiettivo della Strategia europea sulle proteine è dunque quello di rafforzarne la produzione al fine di ridurre la dipendenza dall’estero. L’intento è tutelare la sicurezza alimentare europea per rendere l’Unione resiliente e indipendente agli shock.

Il settore agricolo europeo, infatti, importa la stragrande maggioranza degli alimenti zootecnici proteici destinati agli animali. Solo il 29% delle materie prime ad alto contenuto proteico destinate all’alimentazione animale è prodotta e commerciata intra-UE. Tale dipendenza è stata uno dei fattori che ha aumentato i costi di produzione per gli allevatori e gli agricoltori italiani ed europei, accompagnato da un rincaro dei fertilizzanti, prodotti e provenienti dalla Russia, e dallo shock energetico.

Con la nuova strategia sulle proteine, il Parlamento europeo ha evidenziato che il modello di allevamento europeo, soprattutto quello estensivo, è tra i più sostenibili al mondo, e che dunque va difeso. Coerentemente al lavoro di miglioramento del testo sulle proteine, mi sono opposta, assieme al collega del Partito Democratico Paolo De Castro, alla estensione della direttiva sulle Emissioni Industriali anche ai piccoli allevamenti di bovini. L’estensione promossa dalla Commissione europea partiva dalla presunzione che tali attività avessero lo stesso impatto ambientale di una industria chimica o di un’acciaieria. Tuttavia, basandosi su dati obsoleti e mai aggiornati.

Scongiurato il pericolo di una applicazione sproporzionata delle norme ambientali legate all’attuazione del Green Deal a danno delle aziende del settore agricolo e zootecnico, non credo che la soluzione, per garantire l’autonomia alimentare dell’Unione europea e la lotta alla crisi climatica, passi dalla importazione di carne dei paesi terzi, ai quali comunque va applicata la reciprocità nei rapporti commerciali tante volte disattesa, né dal cibo sintetico.

EDITING GENOMICO PARTE DELL’AGRICOLTURA 4.0

Uno dei tasselli fondamentali di quel modello di agricoltura 4.0 di cui mi sono fatta promotrice da anni al Parlamento europeo è l’editing genomico.

Le nuove tecniche genomiche infatti possono essere di aiuto per limitare l’uso dell’acqua, l’erosione dei suoli, la tutela della biodiversità, la protezione da malattie o insetti infestanti.

Per questo, alla strategia europea sulle proteine occorre affiancare presto un quadro giuridico certo e adeguato alle recenti scoperte scientifiche.

EDITING GENOMICO: COS’È E PERCHÉ UTILIZZARLO

Se produrre per tutti, usando meno risorse è la sfida del nostro tempo è anche perché nei prossimi cinquant’anni è previsto un aumento della popolazione mondiale, ma anche un collasso degli ecosistemi e del clima. In questo senso, l’editing genomico, tecnologia poco conosciuta e impiegata in Europa e in Italia, se non rare eccezioni, è un valido supporto per migliorare le piante esistenti, rendendole più resistenti agli attacchi di parassiti e agli effetti dei cambiamenti climatici.

È bene chiarire che l’editing genomico o Tecniche di Evoluzione Assistita – TEA sono cosa ben diversa degli OGM – Organismi Geneticamente Modificati. In questo caso, semplificando molto la procedura, si interviene sul DNA della pianta creando di fatto una specie che non esiste in natura. Su questo aspetto la posizione del Parlamento europeo, nonché la mia opinion è molto chiara e molto netta. L’obiettivo dell’Unione europea deve essere quello di rafforzare i cicli biologici, difendendo il profondo legame tra cibo e natura che non può in nessun modo essere sostituito. Di certo non alterarlo.

COLMARE PRESTO PERICOLOSI VUOTI NORMATIVI

L’editing genomico, quindi, è visto come uno strumento innovativo importante per la realizzazione della strategia sulle proteine mentre le altre tecniche, quali la carne sintetica, che costituiscono peraltro una minaccia per milioni di posti di lavoro no. Inoltre, credo sia necessaria una revisione del regolamento sul Novel Food. La legislazione attuale infatti è obsoleta e molte aziende della carne e del cibo sintetico vogliono sfruttare i vuoti normativi per mettere in vendita prodotti di laboratorio, scavalcando ogni reale e approfondito studio scientifico, valutazione d’impatto ambientale e sociale, nonché una discussione politica che tenga conto degli aspetti etici legati a questa vicenda. Un fatto molto grave che va scongiurato e denunciato.