Riforma dei Trattati Ue, una nuova governance e più diritti sociali

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Dalla scorsa Conferenza sul Futuro dell’Europa è emersa la richiesta dei cittadini di modificare i Trattati Ue e quindi i meccanismi che attualmente regolano i processi decisionali dell’Unione europea. Il Parlamento europeo non ha perso tempo e nel mese di giugno ha approvato una risoluzione per istituire una convenzione a questo scopo.

Riforma necessaria ma osteggiata

Purtroppo, la riforma dei Trattati Ue non è stata inserita tra le priorità dell’attuale presidenza ceca dell’Unione. La Repubblica Ceca è uno dei quattro paesi che costituiscono il cosiddetto Gruppo di Visegrad. Un’alleanza di natura politica e culturale, di cui fanno parte anche Polonia, Slovacchia e Ungheria. Il gruppo di Visegrad ha bloccato spesso decisioni europee che avrebbero minato molte delle loro politiche di stampo nazionalista, soprattutto, sul tema dei flussi migratori e del rispetto dello Stato di diritto.

Ritengo che le divisioni che ancora permangono in Europa sulla riforma dei Trattati andrebbero affrontate al più presto. Non solo perché ce lo chiedono gli stessi cittadini europei, ma anche perché nella situazione attuale con la guerra in Ucraina e in quella straordinaria creatasi con lo scoppio della pandemia di Covid-19, avremmo bisogno sempre di un’Europa che fornisca soluzioni politiche rapide, anche con una visione di lungo periodo. Come è avvenuto col Next Generation Eu.

Le proposte della Commissione Occupazione

In Commissione Occupazione e Affari sociali abbiamo di recente votato un parere che va proprio in questa direzione. E sono molto soddisfatta che in esso siano contenute molte delle indicazioni sulle quali insisto da tempo.

In più di un’occasione ho sottolineato la necessità di superare quanto prima il voto all’unanimità in sede di Consiglio. E passare invece ad una procedura legislativa ordinaria più veloce che rafforzi il processo decisionale.

Negli ultimi anni, abbiamo visto quanto sia importante non perdere tempo prezioso e rispondere tempestivamente alle richieste dei cittadini e della società, in modo particolare nell’ambito di azioni che hanno a che fare con le politiche sociali e occupazionali.

Nuova governance e diritti sociali

Per questo motivo considero altrettanto importante che i Trattati vengano integrati con gli elementi costituitivi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali e gli Obiettivi di Porto.

Allo stesso modo non possiamo più prescindere dal concetto di sostenibilità, che deve essere declinato almeno su tre livelli: ambientale, economico e sociale.

Ho sempre pensato, inoltre, che l’attuale Meccanismo del Semestre Europeo non è in grado di cogliere i reali motivi di squilibrio sociale ed economico, per questo va riformato con urgenza, per una nuova governance che ci consenta davvero di tutelare la coesione sociale.

Abbiamo bisogno di una nuova governance europea, quindi, non più fondata solo ed esclusivamente sul patto di Stabilità e Crescita e sul meccanismo del Semestre Europeo. Abbiamo già visto quanto questi siano inadeguati a rilanciare la nuova Unione Europea nello scenario post-pandemico. E ancor di più lo sarà nel contesto geopolitico che la guerra in Ucraina sta sconvolgendo.

Per questo, condivido il parere votato ieri (30 novembre 2022, ndr) in Commissione Occupazione e Affari Sociali con proposte di miglioramento della riforma dei Trattati europei. Ci troviamo, infatti, in un periodo difficile e al tempo stesso molto delicato da cui dipenderà il futuro dell’Unione europea e del nostro Paese.

 

 

Una Europa più forte grazie alla revisione dei Trattati

Le sfide per assicurare elevati livelli di protezione sociale nella transizione verde e digitale, che non devono lasciare nessuno indietro, non mancano. Abbiamo bisogno di costruire, a partire da oggi, una Nuova Europa più resiliente, più sostenibile e basata su un modello di crescita inclusivo ed equo. Dobbiamo salvaguardare, e questo è ancora più vero per il nostro Paese, le PMI. Quindi la concorrenza leale tra le imprese, indirizzare il mercato e la finanza verso investimenti giusti, verdi e digitali.

Superare il voto all’unanimità in Consiglio su tutte le decisioni politiche, optando per il criterio della maggioranza consentirebbe di snellire e velocizzare i processi decisori. Rendere strutturali strumenti sociali ed economici utili a combattere in modo omogeneo sfide e crisi, penso alla SURE o al Fondo Sociale per il clima, dare sempre più centralità al Parlamento europeo quale organo che rappresenta i cittadini e le cittadine. Rimettere al centro il pilastro dei diritti sociali e il Welfare State: sono tutti obiettivi ambiziosi e che vanno realizzati presto, se vogliamo far crescere l’Unione europea. In questo senso, la proposta della Commissione europea su una riforma del Patto di Stabilità e Crescita è un ottimo segnale, come ho spiegato nel mio editoriale precedente.

L’Unione europea, quindi, apra presto alla revisione dei Trattati.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti. Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.