Salario minimo, lo chiedono i territori contro dumping e concorrenza sleale

Salario minimo

Si continua a parlare molto di salario minimo, mentre resistono in Europa e in Italia diversi detrattori di una misura di civiltà oggi più che mai necessaria e urgente per i Paesi UE e per milioni di lavoratori.

Ricordiamo ancora l’opposizione fatta in Parlamento europeo da parte dei paesi scandinavi  che temono che la direttiva possa scardinare il loro sistema di relazioni sindacali e industriali – a torto, perché il testo non prevede un obbligo per gli Stati di introdurre il salario minimo orario –  e gli Stati dell’Est Europa che hanno paura di perdere un determinato livello di crescita economica e occupazionale che deriva soprattutto dal minor costo del lavoro.

Sul fronte della politica nazionale, la proposta stenta a decollare per via delle riserve espresse da alcune forze politiche.

Salario minimo contro la povertà lavorativa

Eppure i dati sono sotto gli occhi di tutti e dovrebbero far riflettere.

Secondo i le stime dell’Istat, la povertà salariale colpisce solo in Italia il 12% dei lavoratori.

La pandemia ha aggravato una dinamica che tra il 2019 e il 2020 ha visto una contrazione record del salario medio, sfiorando il 6%.

È alla crescente domanda di equità e giustizia sociale e salariale che dobbiamo rispondere in modo netto ed efficace, ma soprattutto, in modo tempestivo.

Il rischio è che nella ripartenza post-pandemia permangano ancora lavoratori che percepiscono salari sempre più insostenibili a garantire una vita dignitosa.

Prendendo sempre in considerazione il caso del nostro Paese, ci sono a oggi 3,5 milioni di lavoratori privati – circa 600mila lavoratori domestici e 370mila operai agricoli con i salari più bassi in assoluto – che percepiscono di gran lunga meno di nove euro l’ora, paletto fissato nel ddl Catalfo sul salario minimo legale.

I risultati raggiunti in Europa

A ottobre 2020, la Commissione europea ha presentato la direttiva sul salario minimo, il cui impianto originario è stato migliorato, anche grazie ai miei emendamenti presentati al Parlamento europeo. Emendamenti che hanno meglio definito i criteri per stabilire quando un salario minimo è davvero equo:

  • non deve essere mai al di sotto della soglia di povertà relativa. Deve essere superiore al 50% del salario lordo medio e del 60% del salario lordo mediano. Questi criteri rappresentano una spinta per portare verso l’alto gli stipendi più bassi.
  • non deve in alcun modo essere legato alla produttività. Inoltre, tutti i benefit, indennità o strumenti necessari per lo svolgimento del lavoro non possono essere considerati come parte del salario. Come per esempio il computer, il telefono o la bicicletta,

Salario minimo, la risposta dei territori

Sulla direttiva sui salari minimi adeguati ed equi sono in corso i negoziati tra Parlamento europeo Commissione UE e Consiglio.

Intanto, sulla scia di quanto fatto a Bruxelles, arrivano le prime risposte dai territori.

A seguito di alcuni incontri che ho svolto con i cittadini, le parti sociali e le istituzioni, le Regioni del mio Collegio elettorale hanno presentato delle mozioni. Che impegnano Presidenti e le Giunte regionali a sostenere, in tutte le sedi, gli atti e le misure che prevedono l’istituzione del “salario minimo orario” per i lavoratori italiani pubblici e privati.

I primi a volere il salario minimo sono quindi i territori, che vivono direttamente il rischio di impoverimento sociale, economico e occupazionale. Costantemente esposti al processo di “sminuzzamento” del lavoro, con esternalizzazioni portate alle estreme conseguenze. E il diffuso e dilagante sfruttamento dei lavoratori molti dei quali pagati sempre meno e sempre meno tutelati.

La paura più grande sono le delocalizzazioni, giustificate solo dal profitto e alimentate da ingiuste forme di dumping e concorrenza sleale.

Agire presto e restituire dignità al lavoro

Nelle settimane scorse, come una fiammata, il dibattito sul salario minimo è tornato alla ribalta.

Il leader del MoVimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha parlato molto della introduzione in Italia ricordando che ci sono paesi UE che nonostante la forte inflazione e lo spettro della instabilità e dell’incertezza economica e geopolitica hanno compiuto scelte coraggiose e hanno puntato molto proprio sui lavoratori.

È il caso della Germania, dove il governo semaforo di Olaf Scholz ha inserito nel suo programma d’azione l’aumento del salario minimo a 12 euro l’ora.

Allo stesso modo anche la Spagna che ha aumentato il salario minimo per due milioni di lavoratori fino a mille euro lordi al mese.

Dobbiamo fare nostra la convinzione che senza il capitale umano e una occupazione di qualità non ci può essere una economia prospera.

E neppure una prospettiva di crescita. Non c’è e non ci sarà ripresa solida e duratura. Il mio auspicio è dunque che l’Italia possa superare velocemente gli ostacoli, soprattutto politici, che impediscono di adottare anche nel nostro Paese questa misura di civiltà.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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