TRANSIZIONE ECOLOGICA. L’EVENTO DEL X MUNICIPIO DI ROMA

transizione ecologica

Si è svolto ieri, 20 aprile 2021, nell’ambito delle iniziative del progetto “Cose fatte nel Decimo”, l’evento online “Parliamo di futuro e transizione ecologica“, organizzato dal Movimento 5 Stelle- X municipio di Roma.

Un’iniziativa senz’altro rilevante che testimonia una volta di più quanto sia diventato sensibile e centrale un argomento per il quale il Movimento 5 Stelle si è sempre speso tantissimo.

L’impegno del Movimento 5 Stelle

Il nostro successo nel 2016 a Roma, il successo alle elezioni del 2018 e la nostra capacità di accettare le sfide di governo del Paese, il nostro voto decisivo per l’elezione di Ursula Von der Leyen in base alla condivisione di obiettivi per noi cruciali come il New Deal e salario minimo europeo, all’attivismo di Giuseppe Conte in sede europea che ha portato al Next Generation EU e a meccanismi di condivisione del debito, fino all’ultima tappa: il Ministero della transizione ecologica…Sono tutti chiari esempi di come il nostro impegno sia stato rilevante in questi anni per portare alla ribalta la questione ambientale e la necessità di cambiare il nostro approccio produttivo ed economico.

Ma è anche sul rafforzamento della dialettica interna e sullo scambio di conoscenze, istanze ed esigenze che già da mesi, personalmente, mi sto impegnando anche su Ostia a potare le esigenze del X Municipio a livello europeo.

La piccola pesca

Nel dicembre scorso, raccogliendo le istanze dei pescatori locali, abbiamo presentato una serie di emendamenti al Parlamento Europeo che hanno contribuito a modificare sensibilmente la visione complessiva Parlamento stesso in materia di pesca sostenibile, in particolare nell’ottica della declinazione del ruolo ambientale dei pescatori come “guardiani del mare”.

La piccola pesca, da un lato, è stata rimessa al centro dei processi di sviluppo ambientale e di finanziamento, sia perché più sostenibile della grande pesca intensiva, sia perché incide positivamente sulle economie dei territori costieri. Al contempo i pescatori sono stati investiti di nuove responsabilità, come la raccolta di rifiuti nel mare e loro conferimento a terra di cui, affidandogli una responsabilità importante per tutta la comunità. Vanno quindi formati, responsabilizzati, incentivati alla raccolta anche attingendo a fondi europei, ma anche messi in condizione di svolgere dette attività con infrastrutture ad hoc per il conferimento a terra e l’avvio di un percorso virtuosi di riciclo dei rifiuti.

Ma questo non basta ancora. Il pescatore deve vivere di ciò che pesca, quindi sono stati immaginati percorsi per incentivare la creazione di piccoli mercati locali e il rafforzamento di una filiera a km ZERO. Tutto deve avvenire mettendo al centro il pescatore, migliorando anche le condizioni di sicurezza a bordo, ma anche aumentando le marginalità di guadagno. Se questo progetto europeo avrà successo, la pesca tornerà ad essere attrattiva anche per i giovani, di cui abbiamo estremo bisogno per il ricambio generazionale.

Un’altra azione, invece, riguarda i contratti di fiume, foce e costa. Ostia è già un soggetto attivo nel contratto di fiume del Basso Tevere. Ma come sapete bene, il problema dei fondi per questo tipo di partenariati resta il suo limite principale, sebbene svolgano azioni decisive per prevenire l’inquinamento dei nostri mari. In questa ottica, stiamo cercando di istituzionalizzare i contratti di fiume come buona prassi europea per rendere questo strumento più facilmente finanziabile su larga scala.

Altre sfide: Biodiversità e Farm to Fork

Nel frattempo ci sono tante altre battaglie che stiamo combattendo per garantire che il Green New Deal prenda corpo, contrastando da un lato il greenwashing, e evitando al contempo che le strategie europee restino solo scritte su carta, conciliando ambizione e realismo con obiettivi raggiungibili e monitorabili.

La coltivazione del 25% delle terre a Biologico entro il 2030, ad esempio, è uno dei grandi obiettivi faro della Commissione e l’Italia (al 16%), grazie ad un percorso già consolidato, dovrebbe essere in grado di centrare questo importante obiettivo. Eppure le due strategie della commissione sono ancora fumose a causa della mancanza di una serie di meccanismi di monitoraggio ed indicatori chiari. Se non interveniamo subito, potremmo ripetere il fallimento della Strategia Biodiversità 2020, duramente bocciata dalla Corte dei Conti europea che, nonostante oltre 80 miliardi di investimenti, non raggiunse nessuno degli obiettivi prefissati.

Farm to fork

Il rischio opposto è che per consentire a tutti gli Stati Membri di raggiungere questo obiettivo (la Polonia ha solo il 3% di terreni coltivati a biologico e la media europea è dell’8%), vengano avallati dei meccanismi di dumping ambientale, ossia la possibilità per ogni Stato Membro di addomesticare gli standard. A quel punto le nostre tavole sarebbero invase di prodotti falsamente biologici che genererebbero un danno enorme in primis ai veri produttori BIO, alimentando una grave forma di concorrenza sleale.

Ma le battaglie non si esauriscono qui. Nel farm2Fork stiamo difendendo la dieta Meditarranea, i prodotti a denominazione di origine e contrastando l’etichettatura Nutriscore che è frutto di un’azione di lobby delle grandi multinazionali, per depotenziare il valore ed il ruolo che hanno nel mercato agroalimentare i prodotti artigianali e di qualità di cui l’Italia è esportatrice in tutto il mondo (record 46,1 mld di export nel 2020). Infine, ho anche presentato recentemente un’interrogazione alla Commissione Europea ed un corrispondente emendamento alla proposta di F2F finalizzata alla definizione a livello europeo del reato diSOUNDING”. Come sapete l’Italian Sounding pesa sulla nostra economica 100 miliardi/anno di mancati introiti: come possiamo pretendere che l’UE tuteli i nostri interessi nel quadro degli accordi come TTIP o CETA, quando questo reato non esiste in Slovenia (che ha recentemente cercato di registrare un aceto balsamico che fa il verso a quello di Modena) o in qualunque altro Stato Europeo?

Sinergie da sviluppare

Personalmente, ho sempre ritenuto che è attraverso l’interazione costante e la condivisione dei processi che si realizza la possibilità di generare a tutti i livelli politiche, ma anche strumenti di finanziamento. Gli uni non si tengono slegati dagli altri, e dalla loro corretta declinazione territoriale dipendono il benessere e le opportunità per i territori. Quindi, questa mia testimonianza, che si inserisce in un percorso già in essere, vuole sottolineare quanto si possa fare, da Ostia per tutti i cittadini europei, ma anche la possibilità per Ostia di sfruttare tante delle opportunità poste in campo dall’UE, soprattutto in questa fase in storica in cui si sta costruendo una nuova governance Europa – con il contributo decisivo del M5S – che porterà ad un nuovo modello di vivere, produrre, lavorare e consumare.

Di questo, come avvenuto negli scorsi anni, sono certa che saremo ancora portatori del cambiamento, rilanciando la nostra azione non per salvare una forza politica – come qualcuno vorrebbe far credere – ma per aggiornare la sua azione alle esigenze evidentemente mutate di milioni di persone che credono in noi.