Trasparenza salariale, con la Direttiva ‘addio’ alle differenze tra donne e uomini

trasparenza salariale

Il 17 marzo in Commissione Occupazione e Affari sociali al Parlamento europeo abbiamo raggiunto un risultato importante. La direttiva sulla Trasparenza salariale è stata approvata.

Sono orgogliosa e soddisfatta dell’obiettivo raggiunto. Il testo presentato dalla Commissione europea a marzo del 2021 è stato profondamente migliorato.

Grazie ai 38 emendamenti da me proposti e tutti inclusi nella versione finale della direttiva possiamo finalmente contare su nuove regole che garantiscono davvero carriere più trasparenti e salari più giusti per tutte le donne.

Cosa prevede la direttiva

Ora, le regole previste varranno anche per le piccole aziende con 50 dipendenti. È stata quindi superata la proposta iniziale della Commissione europea che intendeva imporre gli obblighi di monitoraggio delle differenze retributive tra donne e uomini solo alle grandi aziende con più di 250 dipendenti.

Sono convinta invece che la parità salariale debba essere cercata e raggiunta in tutti gli ambienti di lavoro, a prescindere dalle dimensioni dell’impresa.

Ho poi chiesto e ottenuto un rafforzamento dei controlli e delle sanzioni, e una maggiore tutela per le donne che vogliono denunciare il datore di lavoro esonerandole dal pagamento degli eventuali costi processuali.

Considero inoltre fondamentale aver ripristinato il ruolo del sindacato. Attore prezioso e imprescindibile per consentire alle donne di veder tutelati i propri diritti contro forme ingiustificate di discriminazione, differenze salariali o ostacoli alla carriera professionale. Non potevamo lasciare che la rappresentanza finisse di fatto in mano ai datori di lavoro.

Come ulteriore strumento di garanzia, la direttiva propone la creazione di una sorta di etichetta per tutte le aziende che rispettano la carriera delle donne con salari uguali.

Infine, le aziende che rilevano un gap salariale superiore al 2,5 per cento dovranno predisporre un piano per l’eliminazione di queste discriminazioni.

Sono certa che questa direttiva dia un grande contributo per superare le disparità di genere di cui purtroppo il mercato del lavoro italiano ed europeo è ancora disseminato.

Uguale salario per uguale lavoro

Il diritto alla parità di retribuzione tra uomini e donne è un principio fondante dell’Unione europea sin dal Trattato di Roma del 1957. Ma in buona parte oggi non è ancora applicato.

Nonostante ci sia una direttiva del 2006, rafforzata nel 2014 da una raccomandazione della Commissione europea che impone al datore di lavoro di assicurare la parità di retribuzione tra lavoratori e lavoratrici, il divario salariale persiste.

I recenti dati diffusi dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) sono la testimonianza di quanta strada ci sia ancora da fare.

Sebbene tra il 2010 e il 2018 l’uguaglianza salariale in Europa sia cresciuta in modo più o meno omogeneo, la pandemia ha reso le donne molto più fragili degli uomini sul mercato del lavoro, rallentando i progressi fatti negli ultimi anni.

La situazione in Italia

Lo studio dell’Eige dice anche che l’uguaglianza di genere è migliorata molto poco lo scorso anno, complice l’emergenza sanitaria. E l’Italia resta sotto la media europea.

Il nostro Paese aveva registrato diversi miglioramenti con una presenza di genere più equilibrata rispetto al passato nei board delle società. Ciò grazie all’approvazione della legge sulle quote rosa.

Oggi però è in corso una battuta d’arresto che credo abbia riportato le donne dieci anni indietro su salari, tutele e condizioni di lavoro. Nonostante l’impegno in prima linea negli ospedali, nei supermercati, nei servizi essenziali durante i mesi più duri della pandemia.

Il tasso di occupazione femminile è fermo al 31 per contro il 41 per cento della media europea. Le donne possono contare su un indice di prospettiva di carriera di 52 contro 62 dell’Ue. E guadagnano almeno il 5 per cento in meno rispetto alle altre donne europee, incorrendo nel rischio più alto di finire in povertà.

Grazie a questa nuova direttiva abbiamo la possibilità di tagliare un traguardo importante dopo più di 30 anni di lotte e politiche di genere. Lo dobbiamo a tutte le donne, nell’interesse delle nostre economie e del benessere della società.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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