Ungheria, la risoluzione del PE difende valori e diritti fondamentali

Ungheria

Lo scorso 15 settembre il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con cui condanna duramente la condotta dell’Ungheria. Il Paese, guidato dal premier Orbàn, ha ormai assunto i connotati di un regime ibrido di autocrazia elettorale nel quale sta venendo progressivamente meno il rispetto dei valori sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea. Orbàn mette in discussione i diritti e le libertà fondamentali e la separazione dei poteri – giudiziario, legislativo ed esecutivo – alla base dello Stato di diritto e della democrazia liberale.

Tra i punti principali della relazione emergono la mancanza del pluralismo, l’approvazione di leggi che violano la libertà di espressione e i diritti fondamentali delle persone LGBTQIA+, ma anche una grave crisi per la privacy e il rispetto dei dati personali dei cittadini.

 

Ungheria vs UE

Lo scontro tra Bruxelles e Budapest dura da anni. Già nel 2018 il Parlamento europeo aveva manifestato preoccupazione per la deriva autocratica del governo ungherese presieduto da Orbàn, leader del partito Fidesz.

Oggi però l’Unione europea ha deciso di reagire, per proteggere i valori e i principi dei Trattati che il premier ungherese non ha mai abbracciato del tutto. Con il Next Generation Eu, l’UE ha deciso di subordinare l’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di diritto, mettendo un freno alle ambiguità e all’atteggiamento illiberale del premier Orbàn. Il cosiddetto principio di condizionalità, introdotto all’inizio del 2021. I 26 paesi membri hanno tre mesi di tempo per decidere se autorizzare o meno le sanzioni.

Alla luce della risoluzione approvata dal Parlamento europeo, la Commissione ha quindi proposto la sospensione dei 9 miliardi di euro del Pnrr ungherese e raccomanda un taglio del 70% dei fondi di coesione destinati all’Ungheria, in base al regolamento che lega l’acceso ai fondi al rispetto dei valori fondamentali.

Ungheria, tentativo di invertire rotta?

Sempre più sotto pressione, in difficoltà sul piano economico per la caduta del fiorino ungherese e con un deficit sempre più grande, l’amministrazione di Orbán ha assunto un tono più accomodante con le istituzioni europee.

L’Ungheria si è infatti impegnata ad adottare 17 interventi in risposta ai problemi individuati da Bruxelles. Tra le riforme promesse da Budapest ci sono l’istituzione di una nuova autorità con ampi poteri per monitorare la gestione dei fondi europei, una task force anti-corruzione con il coinvolgimento della società civile, il rafforzamento delle regole contro la corruzione, il rafforzamento dei meccanismi di controllo, modifiche alla legge sugli appalti, più trasparenza per le fondazioni e i trust pubblici. Resta da vedere però se Orbàn rinuncerà a tutta una serie di provvedimenti con cui ha incrinato la separazione tra il potere giudiziario e quello esecutivo, minando l’autonomia e la indipendenza della magistratura. Se, ancora, rinuncerà all’idea di dovere discriminare le minoranze e i cittadini per il loro orientamento sessuale. Infine, se tornerà sui propri passi rispetto alla libertà di stampa.

La maggioranza approva il testo ma la destra italiana è contraria

La risoluzione del Parlamento europeo ha messo inevidenza spaccature tra le forze politiche. Sebbene il testo sia stato approvato a larga maggioranza, con 433 sì, 123 no e 28 astensioni,  tra i voti contrari figurano quelli degli esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia.

In un momento storico così delicato, come quello che stiamo vivendo, continuare ad avere atteggiamenti ambigui per strizzare l’occhio a una “democrazia illiberale”, come lo stesso Orban ha definito quella ungherese, è controproducente per l’Europa e l’Italia stessa. Non possiamo in alcun modo sostenere paesi la cui condotta cozza con lo spirito europeo. Oggi più che mai mentre continuano a fare affari con Mosca e il presidente russo, Vladimir Putin.

È adesso che dobbiamo dimostrare unità e coerenza, nel rispetto di quei valori fondanti dell’Unione che rischiano di essere messi in discussione dalle conseguenze della guerra che si sta combattendo in Ucraina. C’è una interdipendenza storica, culturale, sociale e non solo economica tra l’Italia e l’Ue. Ed è evidente che oggi più che mai, o si è con l’Europa o contro l’Europa.

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
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