Europa e Green Deal. A Firenze, per il Festival della Terra

Per comprendere appieno il peso economico, sociale e umano del cambiamento climatico è importante tenere sempre conto dei numeri, gli unici in grado di potere guidare nella giusta direzione le ambiziose politiche ambientali adottate dall’Unione europea.

Secondo la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che riporta i dati diffusi dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) nel suo ultimo rapporto, Economic losses and fatalities from weather-and-climate-related events in Europe, gli eventi metereologici estremi – tempeste, ondate di calore e inondazioni – hanno provocato in Europa enormi perdite economiche, tra i 450 e i 520 miliardi di euro negli ultimi 40 anni e hanno ucciso tra le 85mila e le 145 mila persone.

Spiega sempre la Fondazione che «in termini assoluti» le maggiori perdite economiche si sono registrate in Germania, Francia e Italia che da sole coprono il 50 per cento del totale dei danni subìti in tutta Europa.

Le ondate di calore, in modo particolare, hanno causato il maggior numero di decessi in 40 anni, circa l’85 per cento del totale. Nonostante le difficoltà di questo mandato parlamentare, caratterizzato da pandemia e guerre e l’uscita definitiva dall’Unione europea della Gran Bretagna, le Istituzioni europee hanno risposto in modo decisamente rapido e netto rispetto al passato. A partire dal Green Deal.

In breve tempo, infatti, abbiamo sostanzialmente rivoluzionato l’agenda politica e adottato decisioni importanti e molto complesse, tante e centrali quelle legate proprio all’azione di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico. L’Unione europea ha dato seguìto (e sta continuando a farlo su tanti fronti) agli impegni assunti con l’Accordo di Parigi del 2015.

SALVIAMO LA TERRA, L’EVENTO A FIRENZE

Dal momento che, in questi quasi cinque anni di mandato parlamentare, ho seguìto e ho lavorato su diversi provvedimenti legislativi legati alla lotta alla crisi climatica, ho partecipato con grande interesse al Festival “Salviamo la Terra – il futuro è presente” che si tenuto lo scorso 15 e 16 novembre a Firenze.

Dopo il disastro causato dall’alluvione che ha colpito pesantemente la Regione Toscana – preceduta da altri fenomeni metereologici estremi a distanza di pochi mesi in Emilia Romagna e Marche – ho tentato di raccontare l’impegno dell’Unione europea su clima e ambiente, lanciando almeno due messaggi importanti.

Il primo, la rivoluzione verde è possibile soltanto utilizzando al meglio la tecnologia, ovvero se il suo sviluppo punta a servire collettività; il secondo che le politiche ambientali che la forgiano devono essere sempre equilibrate e inclusive per consentire a tutti – imprese, consumatori e pubbliche amministrazioni – di partecipare e contribuire concretamente all’azione di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico.

Poi ho raccontato come l’impegno ambizioso dell’Unione europea sulla rivoluzione verde, da tanti definita come la terza rivoluzione industriale, potrà continuare solo se saranno le forze progressiste e moderate, insieme, a guidare le Istituzioni europee. Le destre europee, infatti, e quelle italiane, estremiste e conservatrici, hanno (e continuano) a dire “no” a tutte le politiche ambientali dell’UE, sminuendo, e talvolta negando, il cambiamento climatico e l’emergenza che ne deriva per i territori, i cittadini e le cittadine.

L’ultima dimostrazione: Lega e Fratelli d’Italia hanno votato no contro il Regolamento Imballaggi che soltanto grazie al lavoro emendativo dei Progressisti e dei Democratici siamo riusciti a rendere più equilibrato e adeguato alle esigenze delle imprese e dei consumatori, puntando a migliorare gli standard ambientali legati al recupero dei materiali. Ho approfondito questo tema qui.

La linea delle destre europee e italiane ultraconservatrici e populiste è sempre la stessa. “No” a tutto ma senza presentare un’alternativa. Segno che non hanno una visione di futuro né dell’Europa né dell’Italia su un fronte fondamentale come quello della sostenibilità e della difesa dell’ambiente e del clima. Arriviamo così al capitolo del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (PNRR) che allocava la maggior parte delle risorse europee proprio sulla transizione verde.

Ora, invece, è messa a repentaglio da una revisione del governo sconsiderata che abbandona i Comuni e le Regioni nell’affrontare le emergenze legate al clima e all’ambiente.

I TAGLI AL PNRR SONO UN GRAVE ERRORE

La revisione del PNRR voluta dal governo Meloni e in corso di valutazione e approvazione da parte della Commissione europea rischia di rallentare se non addirittura in alcuni casi e in alcuni contesti di far saltare in aria i progetti e gli investimenti già avviati.

La batosta della revisione del PNRR riguarda l’85 per cento dei casi di difesa del suolo ed efficienza energetica. Il governo Meloni ha affermato di essere impegnato a reperire le risorse necessarie da altri fondi, ad esempio, quelli di coesione. Sarà vero?

L’11 novembre scorso, è passata in sordina la notizia della bocciatura della Corte dei Conti che ha esaminato i tagli del governo al PNRR.

Per la Regione Toscana, capofila in Italia per l’avvio dei progetti legati ai fondi PNRR, la rimodulazione rischia di compromettere circa 1400 interventi per la difesa del suolo e la efficienza energetica e di bruciare quindi circa 5 milioni di euro. Inoltre, tra le opere che salterebbero c’è il collettore di scarico delle acque meteoriche scolanti a Campi Bisenzio, raccontano i giudici della Corte dei Conti nella relazione presentata al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR nel primo semestre 2023. Campi Bisenzio è stata una delle aree maggiormente colpite dalla ultima alluvione che ha distrutto abitazioni private e imprese del distretto industriale. Lato progetti dunque la revisione del PNRR impedirebbe l’avvio di 91 nuove opere in tutta la Regione Toscana.

Nel dettaglio poi il 34 per cento dei progetti del cd PNRR Toscano, ovvero 3455 progetti, ha come soggetto attuatore un Comune per complessivi 1,7 miliardi di euro. Il taglio del governo Meloni riguarderà 1688 misure loro assegnate per 700 milioni di euro in meno. Ma se stando ora alla proposta di definanziamento del governo, salterebbe un progetto su due di quelli assegnati ai Comuni, il 57 per cento di questi è già stato avviato o è in corso di esecuzione. Mentre il 24 per cento è già concluso.

Domanda: i Comuni che hanno già rendicontato le spese come faranno a colmare i buchi di Bilancio? Qui, casca di nuovo l’asino. Il governo ha riferito all’ANCI che provvederà a coprire le spese attingendo da altri fondi. Quali? Non è affatto chiaro.

Al Festival ho perciò condiviso le preoccupazioni del Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, soprattutto, lato PNRR. E al tempo stesso però plaudo allo spirito collaborativo. Perché è vero: la difesa dei nostri territori dai disastri naturali o dalle calamità naturali, oramai sempre più frequenti, deve essere affrontata con coesione e in modo trasversale. La crisi climatica infatti colpisce tutti noi, e non guarda né a destra né a sinistra.

LE MIE PROPOSTE AL PARLAMENTO EUROPEO

STRATEGIA SULLA MESSA IN SICUREZZA DEL SUOLO

Secondo uno studio del 2022 dell’Osservatorio per la conoscenza e la gestione del rischio della Commissione europea, l’Italia è il Paese europeo «ad alta vulnerabilità stabile nel tempo alle catastrofi naturali». E l’Ispra ha rilevato che il 94 per cento dei Comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione, con otto milioni di persone esposte alla pericolosità degli eventi climatici estremi e delle calamità naturali.

La scorsa estate è stata particolarmente difficile per il nostro Paese, perché ha dovuto fare i conti con ondate di caldo anomalo, incendi e siccità prolungata al Sud, e alluvioni e frane al Nord. Tutte, facce della stessa medaglia: quella del cambiamento climatico. Una crisi che va affrontata anche con competenza, serietà e lungimiranza.

Il 12 settembre scorso al Parlamento europeo, ancora nitide le immagini di devastazione delle alluvioni in Emilia Romagna e, ancora prima, quelle nelle Marche, abbiamo discusso proprio di come potere rendere più resilienti i territori europei. La mia richiesta è stata subito quella di definire un piano di prevenzione europeo contro il rischio idrogeologico. A maggior ragione dopo quest’ultimo ultimo pesante disastro che ha colpito duramente la Regione Toscana, ribadisco l’urgenza di una strategia Ue per la prevenzione dal dissesto idrogeologico. Le risorse, da sole, non bastano, senza prevenzione e una strategia di medio e di lungo periodo adeguata.

GESTIONE EFFICIENTE DELL’ACQUA

Come già sapete, al Parlamento europeo, sono stata relatrice ombra della direttiva europea sull’uso sostenibile dell’acqua. Più della metà del nostro Paese è a rischio desertificazione entro il 2050. Ma la scarsità d’acqua non è più solo un problema dell’Italia e dei Paesi europei del Mediterraneo. É una emergenza europea.

Secondo Utilitalia, il riuso delle acque reflue depurate ha un potenziale enorme in agricoltura, settore che, da solo, consuma 11 miliardi di metri cubi di acqua all’anno a livello nazionale. Per questo, fin dal primo momento, ho insistito perché nella direttiva si parlasse chiaramente di riuso delle acque, in particolare quelle reflue, fondamentali per il settore agricolo.

Tale potenziale è stimato in 9 miliardi di metri cubi di acqua in più all’anno, se correttamente recuperati. L’89 per cento delle acque piovane in Italia è persa. Procedere a una loro efficiente raccolta è fondamentale, non solo, per ridurre il rischio di frane, allagamenti e smottamenti, ma anche, per redistribuire meglio l’acqua all’agricoltura e alla industria durante i periodi di siccità.

Il PNRR mette a disposizione 4 miliardi di euro per questo obiettivo di tutela e valorizzazione dell’acqua in ottica sempre più sostenibile. Sprecarli, come sembra volere fare questo governo, è assurdo.

DAL PARLAMENTO EUROPEO

PER LE IMPRESE: NET ZERO INDUSTRY ACT E STEP

Nelle settimane scorse il Parlamento europeo ha discusso il Net Zero Industry Act e la Piattaforma europea per le tecnologie strategiche (Step) in risposta all’IRA americano. I due regolamenti europei aiuteranno le imprese europee e quelle italiane a realizzare la transizione energetica. Grazie all’accesso a maggiori finanziamenti diretti e autorizzazioni semplificate sulle rinnovabili.

La guerra in Ucraina ci ha fatto rapidamente comprendere la necessità di diversificare il più possibile GLI approvvigionamenti energetici, avviando relazioni con fornitori diversi dalla Russia. Tuttavia è necessario diventare il più possibile autosufficienti nella produzione di energia. In questo senso le rinnovabili sono una risorsa fondamentale.

Le imprese, così anche le famiglie, devono essere messe nelle condizioni migliori per sostenere il peso, soprattutto economico, per sostenere il percorso verso la transizione verde. Considero dunque positivo l’aumento di risorse ottenuto dal Parlamento europeo per Step, per complessivi 13 miliardi di finanziamenti, destinati a rafforzare tutta una serie di programmi legati alla transizione energetica ed ecologica dell’UE.

PER SOSTENERE LE FAMIGLIE: DIRETTIVA CASE GREEN

Parallelamente, abbiamo reso le politiche europee sulla ammodernamento del patrimonio immobiliare e sul risparmio energetico più eque e più giuste, affinché nessuno sia lasciato indietro.

Grazie al fondo sociale per il clima, nato per sostenere le famiglie e le piccole e micro-imprese nella transizione energetica, di cui ho chiesto con forza l’aumento della dotazione finanziaria dinanzi alla inflazione dei beni energetici e alla guerra in Ucraina, la direttiva «Case Green» con i suoi ambiziosi obiettivi è bilanciata per aiutare le famiglie, in particolare quelle con redditi più bassi, e le imprese a contribuire al cambiamento che serve al Paese e all’Europa salvaguardando il Pianeta.