La nuova PAC 2023-2027 e la Strategia Farm2Fork, l’evento a Lucca

nuova PAC

Il 12 marzo scorso sono intervenuta al convegno “La nuova politica agricola 2023-2027 – sfide e opportunità per la Provincia di Lucca”, promosso dall’amministrazione provinciale con il patrocinio del Parlamento Europeo.

L’appuntamento è servito per fare il punto sul comparto agroalimentare in relazione ai nuovi regolamenti per la PAC.

Centrale è stata la riflessione sulle opportunità che potranno aprirsi a partire dal 2023 per tutta la filiera agroalimentare. Per le associazioni che promuovono e tutelano la qualità alimentare, così come per gli operatori del turismo enogastronomico.

Agricoltura, le conseguenze della guerra in Ucraina

Una riflessione che non ha potuto non tener conto dei drammatici cambiamenti innescati, anche in questo comparto, dalla crisi in Ucraina.

Nel mio intervento ho sottolineato l’importanza di fare tutto il possibile affinchè le tante piccole e medie imprese del nostro Paese non siano lasciate da sole ad affrontare le conseguenze economiche dirette ed indirette del conflitto.

A questo scopo, mi sono mossa immediatamente con una interrogazione alla Commissione europea con la quale ho chiesto l’apertura di un fondo di compensazione per le PMI più esposte ai contraccolpi economici provocati dalle sanzioni e varie misure a sostegno delle filiere più colpite.

Il settore agroalimentare sta già pagando il prezzo dell’inflazione crescente. Con l’aumento esponenziale del prezzo del grano, dei concimi, dei mangimi, del gasolio e della manodopera. A questo si aggiungono le perdite per le mancate esportazioni verso la Russia a seguito del blocco imposto ai nostri prodotti con l’invasione della Crimea nel 2014.

Decisivi saranno il Pnrr e la necessità di valutare l’impatto delle nostre iniziative sulla capacità di rendere più efficiente dal punto di vista energetico il settore agricolo. Sfruttando la tecnologia quale elemento di rottura per conciliare produzione sostenibile e vincoli contrari all’agricoltura intensiva.

La nuova PAC mette al centro gli agricoltori

In merito alla nuova PAC, il mio impegno principale è sempre stato quello di dare certezza giuridica ed economica agli agricoltori che sono e devono rimanere i protagonisti del settore. Così come di ogni processo di trasformazione e di generazione di modelli produttivi che vadano verso una sostenibilità che tenga conto della dimensione ambientale, economica e sociale.

Dobbiamo rendere protagonisti gli agricoltori, soprattutto i piccoli agricoltori, riconoscendone i meriti. Dobbiamo accompagnarli in un difficile cambiamento del loro ruolo non solo economico e sociale, in quanto custodi della biodiversità, ma anche dell’identità culturale e produttiva di un territorio.

No alla PAC regionalizzata, Si alla condizionalità sociale

Una delle battaglie fondamentali combattute e vinte dal Parlamento è stata quella di difendere il concetto stesso di PAC nella sua accezione di Politica Agricola Comune.

Questo ha comportato una lotta senza quartiere all’approccio della Commissione che aveva proposto una PAC “regionalizzata”. Una PAC “alla carta” che avrebbe generato tante PAC quante sono le regioni europee. Questo avrebbe fatto saltare il sistema di standard comuni che di fatto si pone alla base del nostro mercato interno a danno dell’export italiano.

Contestualmente, abbiamo mantenuto nella PAC quegli elementi noti agli agricoltori. Come la struttura su due pilastri e il sistema di aiuti diretti, inclusi quelli agevolati per i piccoli agricoltori. Abbiamo anche inserito elementi di discontinuità rispetto al passato come gli eco-schemi al fine di rafforzare il percorso che ci deve condurre alla sostenibilità ambientale.

Infine, un’altra misura fortemente voluta da noi del Movimento 5 Stelle: il principio della condizionalità sociale. Ossia il principio della tolleranza zero nella lotta al caporalato. Che prevede l’esclusione dai fondi europei per chi sfrutta in modo abietto i più deboli, alimentando lavoro nero, tratta di esseri umani. E con essa la concorrenza sleale tra aziende.

La difesa del modello agricolo italiano

Quando si parla di modello agricolo europeo, in realtà assistiamo ad una molteplicità di modelli in cui quello italiano per qualità, volume e soprattutto redditività non ha rivali. E resta irraggiungibile per una serie di ragioni intrinseche nel nostro essere Italia.

Per questo, non potendolo imitare, alcuni hanno deciso a tavolino di privarlo dei suoi elementi di forza e depotenziarlo.

Uno dei casi più eclatanti, è quello dell’etichettatura fronte pacco contenuta nella strategia della Commissione che alludeva al Nutriscore francese. Ossia un modello di etichetta nutrizionale che dà un giudizio sui prodotti distinguendoli in buoni o cattivi a seconda del contenuto di alcuni ingredienti come zuccheri, sali o grassi.

La posizione italiana, ben più saggia ed equilibrata, è quella dell’etichetta a batteria o meglio detto – Nutrinform. Consiste nell’informare il consumatore, senza dare giudizi raccomandando un uso equilibrato per porzione di prodotto.

Reciprocità degli standard produttivi

La difesa dell’unicità del nostro patrimonio agricolo e alimentare sui mercati esteri passa anche e soprattutto da un approccio che non porti a riconoscere semplicemente dei marchi, ma dei modelli produttivi. Dobbiamo ottenere dagli Stati terzi piena “reciprocità” degli standard ambientali, sociali e sanitari. Perché è su queste tre linee che soffriamo maggiormente la concorrenza sleale dei paesi terzi.

In questo contesto, segnalo che entro giugno la Commissione dovrebbe finalmente presentare una proposta per tassare alla frontiera quei prodotti agroalimentari prodotti con standard inferiori ai nostri. Al fine di difendere la produzione interna.

L’Europa oggi è questo. Un insieme di rischi, ma anche di straordinarie opportunità, rese ancora più grandi dal processo di trasformazione in atto. Sono convinta che il nostro modello agricolo ne uscirà vincitore. Non solo per la qualità unica ed insuperabile dei nostri prodotti. Non solo per l’unicità del nostro sistema produttivo che durante la pandemia ha dimostrato di saper crescere di più e meglio degli altri. Ma anche per la nostra capacità di fare rete in questo settore come in nessun altro.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, non iscritti.
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