La nuova PAC e la sfida della sostenibilità ambientale, economica e sociale

La nuova PAC

Ripartire dagli agricoltori, inclusi i piccoli agricoltori, per affrontare con maggiore slancio le nuove sfide ambientali, sociali, di competitività globale, di sovranità alimentare, di promozione e difesa delle eccellenze e delle tradizioni locali.

L’accordo siglato tra Consiglio, Commissione e Parlamento Europeo sulla PAC, Politica Agricola Comune, è stata oggetto di una discussione congiunta alla Plenaria del Parlamento europeo il 23 novembre scorso e, successivamente, approvato ad ampia maggioranza aprendo una nuova pagina per il settore agricolo ma anche nel processo di integrazione europeo.

Durante il mio intervento in aula, ho sottolineato che questa nuova PAC, frutto di una negoziazione durata tre anni e mezzo, contiene oggi obiettivi realistici e allo stesso tempo ambiziosi.

Il Parlamento europeo, in particolare, ha contribuito a rendere la nuova PAC il cardine di una filiera agroalimentare europea sostenibile sul piano economico, ambientale e sociale.

L’iter sulla nuova PAC

Varata nel 1962, la politica agricola comune si è evoluta nel corso degli anni per adattarsi alle circostanze economiche e alle esigenze e necessità dei cittadini.

Oggi la PAC poggia su un regolamento transitorio che ha prorogato le norme in vigore dal 2014 al 2020. La nuova PAC dovrà entrare in vigore il 1° gennaio 2023, dando il tempo agli Stati membri di mettere a punto i piani strategici nazionali per attuare i nuovi principi.

La PAC è un programma che regola il settore agricolo per tutti i paesi membri. Essa è gestita e finanziata a livello europeo con le risorse del bilancio UE.

Gli obiettivi della nuova PAC sono molteplici:

  • sostenere gli agricoltori e migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili;
  • tutelare gli agricoltori dell’Unione europea affinché possano avere un tenore di vita ragionevole;
  • aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle risorse naturali;
  • preservare le zone e i paesaggi rurali in tutta l’UE;
  • mantenere in vita l’economia rurale promuovendo l’occupazione nel settore agricolo, nelle industrie agroalimentari e nei settori associati.

La proposta di riforma nel 2018

Il 1° giugno 2018 la Commissione europea ha presentato una proposta di riforma sulla PAC per delineare una politica agricola comune più semplice ed efficiente.

Quella proposta, costruita durante la Presidenza Hogan e poi mantenuta dal Commissario Wojciechowski, presentava una serie di grandi limiti, che andavano dalla nuova governance della PAC, priva di una visione comune, fino a vaghi obiettivi di carattere ambientale e sociale; senza dare alcun riferimento e certezza giuridica agli agricoltori europei.

Per questo è stato avviato un lungo negoziato, protrattosi ben oltre i tempi previsti, ma che almeno ci ha restituito una PAC davvero europea, sconfiggendo il modello di una “PAC regionalizzata” che avrebbe creato “tante PAC” quante sono le regioni europee, e contestualmente rivolta al futuro nell’interesse di tutti. Nessuno escluso.

La nuova PAC, avanguardia della rivoluzione verde e sociale

Tra i principali elementi di innovazione della nuova PAC spiccano due elementi:

  • l’architettura verde, presente sia nel primo sia nel secondo pilastro;

e l’introduzione, dopo anni di lotte:

  • della condizionalità sociale, in base alla quale nessuna azienda che sfrutta i lavoratori avrà più accesso ai fondi UE.

La declinazione verde della PAC, prevede che il 25% dei finanziamenti del primo pilastro (circa 48 miliardi di euro) dovranno essere utilizzati per gli ecoschemi.

Ossia per innovare in modo sostenibile le aziende (ad esempio per il risparmio idrico, l’agricoltura di precisione e il benessere animale).

Al contempo il 35% dei finanziamenti del secondo pilastro saranno destinati alle cosiddette misure “agro-ambientali”, fondamentali per la tutela del territorio, la biodiversità e il paesaggio.

La PAC resta così europea, coordinata e ambiziosa

L’approvazione di questa nuova programmazione che entrerà a regime dal 2023 al 2027 è importante, perché dà certezza giuridica agli agricoltori che possono avviare per tempo una pianificazione degli investimenti tenendo in conto gli impegni di riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale.

Per realizzare la transizione verde, i paesi europei avranno il compito di accompagnare migliaia di piccoli agricoltori nel processo di innovazione per rendere sostenibili le produzioni.

Per questo, gli Stati avranno l’obbligo di garantire soprattutto ai piccolissimi e ai piccoli agricoltori il giusto reddito. Come recentemente ricordato anche dal Ministro per le Politiche Agricole Patuanelli in occasione del Forum su agricoltura e alimentazione promosso da Coldiretti.

Il reddito degli agricoltori

In tal senso è molto importante il principio secondo cui gli Stati dovranno redistribuire tra i piccoli e piccolissimi agricoltori almeno il 10% dei finanziamenti PAC loro assegnati, ed almeno il 3% del bilancio nazionale dovrà essere destinato ai giovani (fino a 40 anni) per far crescere nuove generazioni di agricoltori.

Ritengo importanti altre due misure:

  • quella di poter prelevare fino al 3% del primo pilastro per misure di gestione del rischio nel secondo pilastro.

Con lo scopo di compensare gli agricoltori dai crescenti danni frutto di cataclismi e cambio climatico.

  • così come una riserva di 450 milioni di euro contro gli shock improvvisi del mercato.

La nuova PAC, sostenibilità a 360° con il principio della condizionalità sociale

Ho lavorato perché il principio della condizionalità sociale fosse inserito nella nuova PAC, con lo scopo di impedire alle aziende che violano i diritti dei lavoratori di accedere ai fondi europei.

Nel voto dell’ottobre 2020, con cui per la prima volta il Parlamento adottò la condizionalità sociale, questo principio passò con uno scarto minimo, grazie al contributo decisivo del M5S.

Proprio come era avvenuto nel 2019 con l’elezione di Ursula von der Leyen a Presidente della Commissione Europea.

La condizionalità sociale partirà dal 1° gennaio 2025. Per gli Stati membri che decidano di anticiparne l’applicazione invece dal 1° gennaio 2023.

Prioritario implementare al meglio il principio

Per l’UE dovrà essere prioritario capire come implementare al meglio questo principio perché si possano sconfiggere definitivamente e ovunque sfruttamento e caporalato. Fenomeni diffusissimi in agricoltura che peraltro alimentano concorrenza sleale a danno della stragrande maggioranza delle aziende oneste.

Per questo, credo che sarebbe importante non solo punire severamente chi non rispetta i diritti fondamentali del lavoro e della dignità umana. Ma anche creare dei meccanismi premianti per quelle aziende che creano “occupazione di qualità” attraverso la detrazione dei costi di manodopera (anche di tipo familiare) dal calcolo sul capping. Il tetto fissato dagli Stati membri all’importo dei fondi che gli agricoltori ricevono.

La nuova PAC, le battaglie sull’agroalimentare

La difesa dei prodotti agroalimentari di qualità è un altro importantissimo fattore di sostenibilità ambientale e sociale. Bene dunque che nella nuova PAC siano stati inseriti degli interventi settoriali, come quello per l’olio d’oliva che prevede l’aumento del sostegno UE al 30% sulla produzione commercializzata nel 2023 e nel 2024. Per scendere al 15% nel 2025 e al 10% nel 2026.

Sostengo l’estensione a tutti i prodotti dell’obbligo di indicazione del paese d’origine, confermando il mio netto no a sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore. Contro cui chiediamo che la Commissione europea prenda una decisione coraggiosa in difesa dei consumatori.

Consideriamo un’aberrazione la carne sintetica, contro la quale ho recentemente presentato un’interrogazione in Parlamento europeo.

La nuova PAC infine risponde all’esigenza di difendere gli standard sanitari, ambientali e sociali raggiunti finora dall’UE quando vi siano accordi commerciali con i paesi terzi.

Il principio di reciprocità è lo strumento adeguato per dare il via a scambi mai dannosi per la filiera agroalimentare europea, e soprattutto italiana, esposta a imitazioni, truffe, contraffazioni e sounding.

Come dimostra il caso “Prosek”, è necessario stroncare la concorrenza sleale contro le imitazioni nel mercato interno e nel quadro degli accordi commerciali. Dobbiamo pretendere, oltre al rispetto dei nostri marchi e prodotti di qualità, anche la piena reciprocità di standard ambientali, sociali e sanitari.

 

 

La nuova PAC, la palla passa nelle mani degli Stati

Con la nuova PAC, l’Unione europea pone le basi per un’agricoltura più forte. Ora la palla passa nelle mani dei governi nazionali che dovranno declinare i nuovi principi e attuare gli obiettivi comuni.

Le regioni potranno essere coinvolte nel processo, così come è prevista la consultazione della società civile e dei territori.

Per concretizzare la rivoluzione verde e sociale in agricoltura avremo bisogno di una forte cooperazione pubblico-privato. Di idee e competenze.

E di unire la dimensione globale alla tutela e promozione del territorio e delle tradizioni locali. Di sviluppare con equilibrio, coraggio e ambizione i tre pilastri della sostenibilità.

Perché nella prospettiva di una ripresa economica post pandemica, l’agricoltura è senz’altro indispensabile.

 

Servizio offerto da Daniela Rondinelli, deputata al Parlamento europeo, membro non iscritto.
Le opinioni espresse sono di responsabilità esclusiva dell’autore o degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale del Parlamento europeo.